Tra pochi giorni il Parlamento Europeo voterà sull’aborto. Cosa significa e possibili scenari

La decisione della Francia di inserire l’aborto in Costituzione, concretizzatasi il 4 marzo scorso con tanto poi di festeggiamenti surreali alla Tour Eiffel, non poteva per la sua gravità non determinare conseguenze. Conseguenze che, se già drammatiche sul piano antropologico – con, come notato dal filosofo Vittorio Possenti «il non uccidere l’innocente arbitrariamente riformulato in “non uccidere la persona”», e la negazione dello statuto di persona al concepito – , non lo sono meno sul piano politico, che vede il rilancio di posizioni abortiste a livello europeo. Va in questa triste direzione la discussione che, nella mini plenaria del 10-11 aprile, vedrà il Parlamento europeo impegnato a discutere un emendamento dell’eurodeputata danese Karen Melchior (Renew Europe) finalizzato nientemeno che all’inserimento del diritto all’aborto nella Carta dei diritti fondamentali dell’Ue, sull’esempio appunto, di Parigi che, come si diceva, lo ha inserito nella propria Carta fondamentale.

«Decidere del proprio corpo è un diritto fondamentale: non c’è uguaglianza se le donne non possono farlo; è impossibile senza il diritto all’aborto», ha affermato Karen Melchior, le cui parole, manco a dirlo, hanno subito trovato un certo consenso tra i colleghi europarlamentari. Beninteso: nulla di cui stupirsi, visto il successo – politicamente trasversale, inutile negarlo – che oggi riscuote la cultura abortista. Dunque l’Europa si accinge anch’essa, sull’esempio francese, a sacralizzare l’aborto, con tanto di inserimento nella sua Carta fondamentale dei diritti? Se si trattasse di una semplice votazione, questa possibilità potrebbe purtroppo esserci – benché quella di cui si sta parlando non sia una novità assoluta (una richiesta come quella di Renew Europe, infatti sull’inserimento del diritto all’aborto nella Carta dei diritti fondamentali dell’Ue era già presentata con la risoluzione del 7 luglio 2022).

Fortunatamente, però, c’è un però. Si tratta di questo: la modifica della Carta richiede un determinato procedimento, e cioè esige il voto unanime di tutti i membri dell’Ue. Ed è conseguentemente improbabile che la Polonia, Malta per non parlare poi dell’Ungheria siano d’accordo con le intenzioni dell’onorevole Melchior e di quanti ne sposano la causa. Non per nulla, la stessa commissaria per la Coesione e le riforme, Elisa Ferreira è stata costretta ad ammettere che «un eventuale emendamento seguirebbe la procedura secondo l’articolo 48» del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea (Tfue) e richiederebbe poi l’avvallo di tutti i Ventisette «conformemente alle proprie Costituzioni».

Possiamo pertanto serenamente escludere che nel giro di poco ci si possa trovare l’aborto inserito tra i diritti fondamentali dell’Unione europea. Tuttavia, l’iniziativa in questione non va sottovalutata, dal momento che lo stesso Presidente francese, Emmanuel Macron – evidentemente non sazio dopo quello già avvenuto nel suo Paese – se ne è dichiarato esplicitamente favorevole. Pertanto, se il 10-11 Aprile il Parlamento europeo non realizzerà i sogni dei politici abortisti, questo non è un buon motivo per abbassare la guardia.  Al contrario, quanti hanno a cuore i valori della vita e della famiglia devono restare vigili e soprattutto propositi. Perché, come avviene nel calcio, anche in politica e nelle battaglie culturali e ideali se si resta sempre in difesa, prima o poi un gol lo si prenderà; e soprattutto non si vincerà mai una partita veramente importante.

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