L’intolleranza omosessualista fa una nuova vittima negli Stati Uniti. Questa volta tocca a Phil Robertson, star del seguitissimo reality “Duck Dynasty”, sospeso a tempo indeterminato dall’emittente televisiva americana “A&E” (Arts & Entertainment Network) in seguito ad alcuni giudizi personali sugli omosessuali, da lui rilasciati al mensile “GQ” in pubblicazione il prossimo mese di gennaio.
“A&E” ha subito marchiato come “omofobe” le dichiarazioni di Robertson e non ci ha pensato due volte a prenderne le distanze e ad adottare provvedimenti punitivi nei suoi confronti, affermando in un comunicato «di essere estremamente delusa di aver letto i commenti di Phil Robertson su GQ, che sono basati sulle sue credenze personali e che non si rispecchiano nella serie “Duck Dynasty”. Le sue visioni personali in nessun modo riflettono quella del network “A&E”, che sono stati sempre sostenitori e campioni della comunità LGBTQ. “A&E” mette quindi Phil in pausa dalle riprese a tempo indefinito».
Il protagonista di questo nuovo caso di “discriminazione cristiana”, Phil Robertson, ha fondato nel 1972 il brand ” Duck Commander ” sul quale successivamente è stata creata tale fortunata e popolare serie televisiva “Duck Dynasty”, un reality , in onda dal 2012, che racconta, appunto, le vicende della famiglia Robertson, ambientata nel West Monroe, in Louisiana, e della loro attività commerciale legata alla vendita di articoli per cacciatori di anatre, in particolare di “richiami per anatre”, con il loro prodotto di punta: il “Duck Commander”. Attualmente il reality e alla sua quarta stagione e la quinta sarebbe dovuta andare in onda a gennaio. Il capofamiglia Robertson nelle sue dichiarazioni incriminate a GQ, parlando di bene e male, si era semplicemente lamentato di come oggigiorno, nel mondo moderno, non vi fosse più alcun limite e distinzione tra le due categorie sottolineando, chiaramente, di non aver nulla di personale contro gli omosessuali ma di rifarsi unicamente agli insegnamenti in materia della Bibbia affermando che essi “non erediteranno il Regno di Dio“.
La famiglia Robertson ha difeso Phil a spada tratta, dichiarando, sul sito ufficiale della Duck Commander, di non voler andare avanti con le riprese dello show fino a quando il proprio patriarca non sarà reintegrato nel cast ed esprimendo il proprio disappunto con le seguenti parole:“Vogliamo ringraziarvi per le vostre preghiere e supporto. La famiglia ha passato molto tempo nella preghiera da quando ha saputo la decisione di A&E. Vogliamo farvi sapere che prima di tutto siamo una famiglia che si basa sulla fede in Dio e crediamo che la Bibbia sia la Sua parola. Sebbene alcuni commenti di Phil al giornalista sono stati grezzi, le sua credenza si basano sugli insegnamenti della Bibbia. Phil è un uomo devoto che segue ciò che la Bibbia dice che sono i più grandi comandamenti: ‘Ama il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore’ ed ‘Ama il prossimo tuo come te stesso’. Phil non aizzerebbe mai l’odio. Siamo delusi che Phil sia stato sospeso per aver espresso la sua fede, cosa che è un suo diritto costituzionalmente protetto. Abbiamo avuto un rapporto di lavoro di successo con A&E ma, in quanto una famiglia, non possiamo immaginare che lo show vada avanti senza il nostro patriarca. Stiamo discutendo con A&E per capire cosa possa significare per il futuro dello show. Ancora, grazie per il vostro supporto alla nostra famiglia”.
La vicenda di Phil Robertson è emblematica, ancora una volta, di quello che è il clima di intolleranza attuale: le personali e ragionevoli considerazioni del protagonista di “Duck Dynasty” sono stati sufficienti per far scattare nei suoi confronti l’ormai rodata e implacabile macchina persecutoria LGBTQ che, dopo aver bollato come “omofobo” la propria vittima, la sottopone alla gogna mediatica in vista di un auspicabile dietrofront e ravvedimento delle proprie posizioni, attraverso un “mea culpa pubblico”, pena la definitiva condanna e isolamento sociale. (L.G.)
Fontye: http://www.corrispondenzaromana.it/
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