Con questa riflessione poniamo l’attenzione fenomeno, in espansione delle baby Gang, del bullismo tra adolescenti, delle azioni criminali e criminose sempre più in espansione. Leggerne il fenomeno, dargli un significato non significa non attuare politiche di giuridiche atte a bloccarne la crescita, però ci pone nella responsabilità di noi adulti di vedere, giudicare e agire, per non fermarsi alla semplice denuncia, ma per educare a scoprire nel cuore di tutti, e soprattutto dei piccoli, cosa succede. Spesso abbandonati e trascurati da adulti infelici e immaturi, delegando alle agenzie educative e giuridiche la prevenzione del fenomeno. Parliamo di baby gang e di bullismo e cyberbullismo giovanile, adolescenziale è un reato, la legge pubblicata in Gazzetta Ufficiale il 29 maggio 2017 n. 71 ne sancisce la pena. Pur tuttavia il fenomeno è esponenziale. Ma quali fattori psicologici, etici, morali contribuiscono? Intano, l’adolescente, così come ogni individuo, ha un forte bisogno di appartenere, che altro non è che il senso di sicurezza che ognuno vive in relazione all’altro. Il mio comandamento è questo: «amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi» (Gv 15, 12). Un principio che sancisce la relazione sicura, di fiducia, di affidamento. Il problema nasce quando la relazione sicura non si percepisce. E se il ragazzo non percepisce la relazione sicura con gli adulti significativi? In una società già di per se persa e senza modelli? Quest’assenza diventa pericolosa perché rende fragili e nella fragilità attecchisce un senso di potenza aggressiva. Mancano modelli di imitazione positiva, ma pullulano modelli di imitazione dove i falsi miti la fanno da padrona. Quale morale per fermare quanto di negativo si propone? Pare che la parola morale faccia paura, eppure ha un significativo risvolto nel contenimento di quelle spinte e pulsioni interiori aggressive. La cultura attuale è quella dell’IO, del super uomo, dell’annullamento dell’altro, dell’aggressività gratuita, della bravata pericolosa mettendo da parte quell’intuizione dello psicoanalista Freud nel concetto di Super-Io; quale elemento che controlla e gestisce quello che viene dall’Es (Inconscio).
Ma la scienza psicologica ci insegna che il super-Io lo si struttura a partire anche dall’osservazione di modelli da emulare e imitare. Ma quando i modelli sono in riferimento ad azioni pericolose, l’emulazione diventa atto criminoso. L’imitazione serve al bambino per crescere: l’imitazione è promossa dal processo d’identificazione, di freudiana memoria, cioè processo psicologico per cui alcune figure (genitori, insegnanti, ecc) sono innalzate a modello. Oggi esiste emulazione ma di quali modelli? Certamente non di quelli che pongono rispetto per la vita degli altri e un profondo amore per i giovani. Ho già citato (vedi notizie Cristiane del 22 dicembre 2017: Vuoi educare? primo… essere da esempio…) come nella cultura biblica se ne ravvisa l’importanza dell’adulto come modello educativo. L’esempio emblematico è nel secondo libro dei Maccabei’, (Antico Testamento) della Bibbia, dove al capitolo 6, si legge: “Un tale Eleazaro, uno degli scribi più stimati, uomo già avanti negli anni e molto dignitoso nell’aspetto della persona, veniva costretto ad aprire la bocca e ad ingoiare carne suina. Ma Eleazaro così risponde a chi gli obbliga di fare un qualcosa contro il proprio volere: «Non è affatto degno della nostra età fingere con il pericolo che molti giovani, pensando che a novant’anni Eleàzaro sia passato agli usi stranieri, a loro volta, per colpa della mia finzione, durante pochi e brevissimi giorni di vita, si perdano per causa mia e io procuri così disonore e macchia alla mia vecchiaia…. Perciò, abbandonando ora da forte questa vita, mi mostrerò degno della mia età e lascerò ai giovani nobile esempio, perché sappiano affrontare la morte prontamente e generosamente per le sante e venerande leggi». Dette queste parole, si avviò prontamente al supplizio». Nelle affermazioni del vecchio Eleazaro, si coglie un grosso principio educativo. Un grosso esempio, da emulare e imitare, prima ancora dei giovani per gli adulti.
Pasquale Riccardi
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