I terroristi islamici che nel 2016 in Bangladesh massacrarono nove concittadini italiani esultano dopo la loro condanna a morte certi che andranno nel Paradiso di Allah così come è scritto nel Corano
Cari amici, non si può non rimanere esterrefatti di fronte agli occhi colmi di gioia, ai sorrisi e alle manifestazioni di vittoria da parte di sette terroristi islamici che hanno appena appreso della loro condanna a morte per aver perpetrato la strage di nove nostri concittadini italiani in Bangladesh.
Era la notte del primo luglio 2016 quando un commando di terroristi islamici fece irruzione nel ristorante Holey Artisan Bakery situato nel quartiere diplomatico di Gulshan della capitale, non distante dall’Ambasciata italiana. I terroristi islamici torturarono e sgozzarono tutti coloro che non erano in grado di recitare i versetti del Corano.
I nostri nove connazionali barbaramente uccisi furono: Cristian Rossi, Marco Tondat, Nadia Benedetti, Adele Pugliese, Simona Monti, Claudia Maria D’Antona, Vincenzo D’Allestro, Maria Riboli, Claudio Cappelli.
Complessivamente furono uccise 22 persone. I sette erano accusati di appartenere all’organizzazione terroristica islamica locale Jamaat-ul-Mujahideen Bangladesh (JMB). Inizialmente l’attentato terroristico islamico era stato rivendicato dall’Isis.
Gli occhi colmi di gioia, i sorrisi e le manifestazioni di gioia con l’indice puntato in alto per attestare l’unicità di Allah, il dio unico e supremo dell’islam, trasmettono lo stato d’animo di chi è intimamente convinto che sta per accedere al Paradiso promesso da Allah per chi muore da “martire”, dopo aver ucciso i miscredenti, tutti i non musulmani concepiti indistintamente come nemici dell’islam. Questi “martiri” islamici hanno ottemperato letteralmente a ciò che Allah prescrive nel Corano:
«Allah ha comprato dai credenti le loro vite e i loro beni dando in cambio il Paradiso, poiché combattono sul sentiero di Allah, uccidono e sono uccisi. Promessa autentica per lui vincolante, presente nella Torah, nel Vangelo e nel Corano. Chi, più di Allah, rispetta i patti? Rallegratevi del baratto che avete fatto. Questo è il successo più grande». (9, 111)
«Combattano dunque sul sentiero di Allah, coloro che barattano la vita terrena con l’altra. A chi combatte per la causa di Allah, sia ucciso o vittorioso, daremo presto ricompensa immensa». (4,74)
«Non considerare morti quelli che sono stati uccisi sul sentiero di Allah. Sono vivi invece e ben provvisti dal loro Signore, lieti di quello che Allah, per sua grazia, concede. E a quelli che sono rimasti dietro loro, danno la lieta novella: “Nessun timore, non ci sarà afflizione». (3, 169-170)
Cari amici, dobbiamo essere consapevoli che, nella logica distinzione tra i musulmani come persone e l’islam come religione, nel doveroso rispetto dei musulmani che condividono le nostre leggi, regole e valori, ciò che Allah prescrive nel Corano e ciò che ha detto e ha fatto Maometto sono del tutto incompatibili con la nostra umanità e la nostra civiltà. Noi abbiamo il dovere di salvaguardare la nostra civiltà che si fonda sulla vita, dignità e libertà, e abbiamo il diritto di mettere fuori legge l’islam come religione dentro casa nostra, all’interno del nostro Stato di diritto.
Magdi Cristiano Allam
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