Tutti possiamo mangiare il pane, ma Uno solo è il fornaio!

Betlemme, casa del pane. Questo è il suo significato.
Terra di contadini, di poeti, di gente che sa fare il pane, di gente che ama gli alberi e riconosce il vento dal suo fruscio. Un cielo fatto di pane e di stelle…
Il primo che mostrò di saperci fare con gli impasti fu il Padre del nazareno: non il carpentiere, ma quell’Altro, l’Unico, l’Altissimo, ”Quello“ della terra impastata con il fango.
Una tradizione di fornai che il nazareno portò avanti con gusto. Pure lui dal deserto, faccia a faccia col gradasso che ben sapeva quella sua preferenza per l’alimento lo ammutolì con una grande frase: “Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio” (Mt. 4,4). Quella volta fece il pane con le parole. Se la cavò da Dio, tanto che «il diavolo lo lasciò» (Mt. 4,11); certi cibi gli rimarranno sempre indigesti.
Al Cristo, invece, rimarranno sempre digesti, come in quel pomeriggio di gente affamata. Con sole cinque pagnotte, sfamò un’intera tribù di gente, lasciando di stucco i suoi stessi apostoli, un po’ arruffoni in quel contesto: «Quelli che avevano mangiato i pani erano cinquemila uomini» (Mc. 6,44). Gli scappò pure la misura quella volta: «Raccogliete i pezzi avanzati perché nulla vada perduto» (Gv. 6,12). Un’accortezza, che gli ultimi mangiassero anche se i primi avessero mancato di creanza. Questo ci porta a pensare che oggi ci sono troppe chiese dorate e troppi villaggi senza pane mi viene da aggiungere… troppe figure religiose e pochi Padri Spirituali.
Troppe famiglie allo sbando, oggi più che prima, eppure, tanti siedono, ancora, ogni domenica, nei primi banchi o nelle prime sedie…
Menomale, però, che il “‘DIO fornaio“ resta Sempre premuroso.
S’appassionò di pani al punto tale da fondersi in esso: «Io sono il pane della vita. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno» (Gv. 6,45-47).
Sui tavoli, nei discorsi e nei momenti più intimi, quando doveva insegnare a pregare, non dimenticò di introdurre: «Dacci oggi il nostro pane quotidiano» (Mt. 6,11).
Cristo come il Pollicino dei Vangeli: quelle briciole un giorno diverranno segnaletica, 2000 anni fa come oggi!
Tra le sue “molliche” son celate stagioni feconde, carestie brutali, campi irrigati. Diventare pane è saper morire per prendere gusto: «Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto» (Gv. 12,24). Tutto torna, tutto profuma di vita eterna.
E all’ora grazie davvero Padre per il tuo Pane quotidiano!
Vincenzo Lipari | Notiziecristiane.com

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