Uccidere è un’offesa universale

scuola4Riflessioni sull’attentato in una scuola di Peshawar in Pakistan che ha mietuto oltre 140 vittime, tra cui 132 bambini.(Antoine Nouis) La parola talebano era in origine una bella parola, in quanto significa “studente” o “ricercatore”. Si è poi progressivamente corrotta fino a diventare sinonimo di integralismo e di fondamentalismo religioso.

Una parola svalutata
Quella parola è stata definitivamente screditata quando sei di questi presunti talebani si sono travestiti da militari per entrare in una scuola in Pakistan allo scopo di assassinare il maggior numero possibile di bambini. Siccome non è molto difficile uccidere dei bambini indifesi, sono riusciti a ammazzarne 132 con una determinazione che gela il sangue nelle vene.
Questa azione suicida va contro l’umano che è in ognuno, perché tocca due simboli universali: il bambino e la scuola.

Diventare come un bambino
Nel Nuovo Testamento ci sono due versetti importanti che parlano di bambini. Gesù ha detto: “Lasciate i bambini, non impedite che vengano da me, perché il regno dei cieli è per chi assomiglia a loro” (Matteo 19,14). Nella sua vulnerabilità il bambino diventa un’immagine del discepolo. Gesù non disse che il regno è vietato agli adulti, ma che è riservato a coloro che sanno ritrovare uno spirito d’infanzia: “Se non cambiate e non diventate come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli” (Matteo 18,3). Il bambino non ha una conoscenza di Dio superiore a quella dell’adulto, ma a differenza di quest’ultimo sa di non sapere e allora attende, accoglie. Diventare come un bambino è restare aperti, disponibili, all’ascolto, sempre pronti a meravigliarsi. Il contrario del bambino è la persona assuefatta, indifferente, la cui fede è minacciata dall’abitudine.

Stupore del quotidiano
Schopenhauer ha scritto: “Avere lo spirito filosofico è essere in grado di stupirsi degli eventi abituali e delle cose di tutti i giorni… Più un uomo è inferiore per l’intelligenza, meno l’esistenza ha per lui misteri. Ogni cosa gli sembra portare in sé stessa la spiegazione del suo come e del suo perché”. Diventare come un bambino è essere superiori per l’intelligenza conservando il senso del mistero e della meraviglia. Al contrario, assalire dei bambini significa toccare il cuore e il futuro di un popolo. È un modo di dir loro: “Non voglio che esisti”.

Il valore della scuola
Nelle nostre rappresentazioni la scuola, che evoca la trasmissione, è parte integrante dell’infanzia. Essa è inoltre il futuro di un popolo. Un apologo del Talmud racconta di un gruppo di saggi che arriva in una città e domanda dove siano i custodi della città. Vengono loro presentati dei soldati armati, ma i saggi rispondono: “Non siamo loro che vogliamo vedere, ma i maestri, i saggi, gli insegnanti, sono loro i veri custodi della città”. Il comandamento della trasmissione è uno dei primi della Bibbia. Si trova nella confessione di fede di Israele, proprio dopo l’affermazione dell’unicità di Dio e l’appello all’amore: “Questi comandamenti, che oggi ti do, ti staranno nel cuore; li inculcherai ai tuoi figli, ne parlerai quando te ne starai seduto in casa tua, quando sarai per via, quando ti coricherai e quando ti alzerai“ (Deuteronomio 6,6-7).

Il tempo dell’istruzione
L’apologo riecheggia una massima contenuta nel Chuang-tzu, un’opera del taoismo: “Se fai progetti per un anno, semina del grano. Se i tuoi progetti si estendono a dieci anni, pianta un albero. Se essi abbracciano cento anni, istruisci il popolo. Seminando grano una volta, ti assicuri un raccolto. Se pianti un albero, tu farai dieci raccolti. Istruendo il popolo, tu raccoglierai cento volte”.
Malek Chebel, tra gli intellettuali che perorano un islamismo illuminato, ha detto che uno dei drammi del mondo moderno è che ci vogliono tre settimane per fare un terrorista, mentre ci vogliono decenni per fare un intellettuale critico. La storia del nostro mondo può allora essere interpretata come la lotta tra la violenza ignorante e l’intelligenza critica. È l’islam nella sua essenza a essere stato toccato da questo atto sanguinario. Quell’islam merita tutta la nostra compassione. (in Réforme)

Tratto da: http://www.voceevangelica.ch/

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