Un avvocato keniota, Dola Indidis, ha deciso di “render giustizia” a Gesù Cristo, processato e condannato alla crocifissione da un processo ingiusto. Trovata pubblicitaria, o più semplicemente un modo bizzarro di intendere la religiosità, sta di fatto che l’uomo si è mosso per davvero, attivando tutte le procedure disponibili, nazionali e internazionali, a tutela del diritto delle vittime di ingiustizie.Prima, infatti, ha cercato di intentare causa presso la Corte Suprema di Nairobi, nel 2007, la quale ha respinto il ricorso. Poi, si è rivolto alla Corte Internazionale dell’Aia. Ed ha fatto causa a Italia, Palestina, Israele, Tiberio, Ponzio Pilato, Erode e a un numero imprecisato di ebrei.
«Ho aperto il dossier perché è mio dovere sostenere la dignità di Gesù; mi sono rivolto alla Corte Internazionale in cerca di giustizia per l’uomo di Nazareth. La persecuzione selettiva e malvagia ha violato i suoi diritti umani per negligenza, abuso d’ufficio e abuso giudiziario», spiega l’avvocato keniota, specificando di avere richiesto un verdetto con cui si affermi che il processo fu privo di senso.
Dola, oltretutto, sostiene che, secondo la legislazione dell’epoca, la condanna per blasfemia prevedeva, come pena, la lapidazione e non la crocifissione. La Corte, dal canto suo, ha tagliato corto, dicendo che non ha alcuna competenza sul caso e che non lo prenderà minimamente in considerazione.
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