Una Chiesa unita, un modello per la città

IICManager-Upload-IMG-osaka-201503241112torino-539x230Fin dal principio, come vediamo negli Atti degli apostoli, la Chiesa si propose come modello di riferimento per la città. Colpì certamente il messaggio evangelico, ma anche l’unità, l’affiatamento e la solidarietà tra i credenti.

In Atti 4:32 e seg. vi è la descrizione di tale solidarismo che si esprime in un rivoluzionario concetto di proprietà privata: “ Nessuno diceva esser suo quello che aveva”, l’eccedenza era condivisa.

Così risolsero in Gerusalemme il problema dei poveri: chi aveva di più dava a chi aveva di meno. Questo è ciò che le scritture definiscono “Koinonia” e che oggi, nel mondo globalizzato, si chiama distribuzione equa della ricchezza.

In Atti 6 si narra dell’istituzione del servizio mense per le vedove e per i poveri; un servizio di assistenza quotidiano. Tutto ciò era una novità. Era un’organizzazione della comunità, motivata da puro altruismo, espressione dell’amore del Signore. Era una microsocietà umana fondata sui valori di compassione e generosità. Quel modello di chiesa è, e rimane, il nostro modello. Un modello vincente che ha un impatto nel mondo, ed ebbe un impatto in Gerusalemme al punto che la Chiesa godeva del favore di tutto il popolo e molti vi si aggiunsero ad essa (Atti 2:47).

Linee guida

Possiamo individuare nella Chiesa apostolica alcune linee guida che sono per noi fonte di ispirazione per l’organizzazione o riorganizzazione delle nostre Chiese, e che indicano l’alta qualità della fede e della spiritualità di quei credenti.

Occorre riconsiderare oggi i nostri canoni di riferimento rispetto all’identità delle nostre Chiese. Occorre prediligere quegli aspetti qualitativi a quelli quantitativi per definire le nostre comunità. Non sempre il numero dei membri è segno di buona salute spirituale o di sana dottrina. Insomma, abbiamo bisogno di un Cristianesimo di qualità che possiamo sintetizzare il questo modo:

  • Alto livello di spiritualità inteso come alto livello etico-morale:

 La vicenda in Atti 5 di Anania e Saffira ci insegna che lo standard di Dio è molto elevato, viste le conseguenze di una sola menzogna. Il tema è attualissimo, considerati gli scandali nel mondo evangelico in materia di denaro, morale sessuale, abuso di autorità da parte dei leader religiosi ecc…

  • Alto livello qualitativo della preghiera:

I primi cristiani pregavano con fervore, con perseveranza, nello Spirito Santo e in pari consentimento. Va recuperata la preghiera come valore primario (1 Tim. 2:1).

L’intercessione per le nostre città (Ger.29:7) inciderà con questo tipo di preghiera.

  • La proclamazione del vangelo di Gesù Cristo senza compromessi, integralmente:

Le iniziative sociali non potranno mai sostituire la predicazione della parola. L’evangelizzazione deve tornare ad essere al centro dei nostri programmi. Dio vuole cambiare le persone, quindi, persone cambiate cambieranno la società.

  • Incentivare la comunione fraterna e le relazioni umane:

C’è bisogno di umanità e non di super spiritualità. Dobbiamo tornare alla semplicità, ad essere persone “normali”, umili con il prossimo. Dobbiamo vivere l’unità rispettandoci, valorizzandoci.

  • E’ opportuno che siano presenti individui dal temperamento autorevole e distintivo:

In Atti gli Apostoli rappresentavano la comunità cristiana di fronte alle autorità. Oggi abbiamo bisogno di persone di riferimento, preparate, anche culturalmente. Persone di grande elevatura morale che abbiano la facoltà di creare, con moderazione ed una spiccata dote dialettica, un ponte tra il mondo cristiano e il mondo laico.

  • Una forte identità:

Sapere chi siamo in Cristo e in Chi abbiamo creduto ci rende sicuri, liberi, in grado di confrontarci con chiunque e di non temere i venti di relativismo di questo nostro tempo. Questa condizione interiore equilibrata ci preserva anche da fanatismi ed estremismi, rendendoci più credibili e rispettabili.

  • Le iniziative sociali:

Appurato che la priorità della chiesa è predicare il vangelo della salvezza, è oramai indispensabile integrare la predicazione con iniziative di sostegno verso le necessità materiali delle persone tramite svariate attività quali il banco alimentare, il volontariato verso anziani, malati e disabili.

  • Il soprannaturale: ovvero l’intervento di Dio là dove l’uomo è impossibilitato.

In Atti, l’opera dello Spirito Santo attraverso i doni spirituali ed i ministeri scosse intere città. Ciò avvenne anche in modo drammatico, come ad Efeso, dove le numerose conversioni provocarono il declino del culto della dea Diana, causandone la reazione violenta degli artigiani che costruivano statue ed oggetti di culto. E’ bene dunque ricordare che il soprannaturale richiede molto equilibrio per evitare che si sfoci in eccessi dannosi per la causa del vangelo. Non a caso, nella prima epistola ai Corinti tra i capitoli 12 e 14 che trattano i doni dello spirito, troviamo il capitolo 13 che espone il concetto di amore definendolo l’essenza e la motivazione di tutto, anche dei doni.

Torino ha bisogno di questo tipo di Chiesa. Anche se siamo numericamente in minoranza, con il favore di Dio è possibile avere un notevole impatto. Ricordiamo infatti che negli Atti inizialmente erano solo 120 persone, ma di un cuore solo e una mente sola.

Questa unità oggi, va sottolineato, non significa pensare allo stesso modo in cose che non sono fondamentali sul piano teologico, altresì significa avere uno stesso obiettivo: la salvezza delle anime per la gloria di Dio.

Torino necessita di riferimenti sul piano di valori quali: onestà, servizio, coerenza, altruismo ecc…

Le autorità cittadine hanno bisogno di aiuto e di sostegno. Siamo tutti chiamati a pregare per loro, ma anche ad averne rispetto, aspirando a collaborare con loro per l’utile comune.

Riflessioni sull’unità da Apocalisse 1:4,8.

Giovanni scrive alle sette chiese locali in Asia minore, ma parla di un solo Regno. Con la frase : “Da Gesù Cristo, il Principe dei Re della terra”, Gesù ci ricorda innanzitutto che Lui ha ogni autorità in cielo e in terra.

Ciò è importante quando ci relazioniamo con le autorità terrene. Noi rappresentiamo il Regno di Dio, siamo ambasciatori di Dio, ma ricordiamoci nel contempo che ogni autorità viene da Dio.

Gesù ci ha amati: in greco “sta amando noi” è un presente continuo. Egli ci ha lavati dai nostri peccati dandoci dignità, condizione necessaria per il nostro compito di ambasciatori. Egli ci ha fatti un “regno.sacerdoti” (nel testo greco non vi è appunto la “e” congiunzione), sottolineando che regno e sacerdozio sono due lati di una stessa medaglia.

Dobbiamo dunque mostrare un regno, un modo di governare secondo lo Spirito Santo e i principi del Vangelo e, in quanto sacerdoti, siamo chiamati ad amare le nostre città e ad intercedere per loro.

Da ciò consegue che:

  • Siamo conservi al servizio dello stesso Signore;
  • Ogni chiesa locale, nella sua identità, è parte del progetto complessivo di Dio;
  • Lavoriamo tutti per la stessa causa.

Ciò che ci unisce:

  • La persona in Gesù Cristo, Dio incarnato;
  • L’integrità del messaggio e della dottrina evangelica;
  • Valorizzare la peculiarità di ognuno;
  • Rispetto ministeriale, etica pastorale.

Questo ci conferisce autorevolezza nel Cielo e sulla terra.

A cura del pastore Severo Racano
Chiesa Betania
Via Cuniberti 84
Torino

da: Missionarimetropolitani.it/

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