Cento. Un numero atroce risuona tra le cifre che emerge dal racconto dell’ennesima tragedia del mare, questa volta al largo delle coste greche.
Tanti erano i bambini e le bambine a bordo del peschereccio affondato ieri nell’Egeo. Secondo i sopravvissuti: «Uno dei peggiori disastri europei che si poteva e doveva evitare. Inevitabile dunque come conseguenza delle esigue politiche tese al soccorso messe in atto dall’Ue e per la continua criminalizzazione delle organizzazioni non governative che, invece, operano il soccorso in mare nonostante le evidenti difficoltà».
Centinaia di persone, dunque, sono state inghiottite dalle onde del mare – si teme che siano almeno cinquecento i morti –, da quando la grande imbarcazione si è definitivamente capovolta.
Dalle testimonianze raccolte dalle autorità greche, i migranti a bordo della nave erano tra i 700 e i 750. Le ultime notizie segnalano il ritrovamento di 83 corpi.
Un’immagine scattata dall’alto, intanto, smentisce la ricostruzione delle autorità greche che affermano che non vi fosse alcuna intenzione dei naufraghi di essere aiutati, e dunque di trovarsi in una situazione di pericolo.
La foto dimostra senza ombra di dubbio che le persone a bordo del peschereccio stessero chiedendo aiuto con le braccia alzate verso il cielo, dunque con l’intento di attirare l’attenzione del velivolo. Tra i passeggeri, tra l’altro e in quel momento, sei persone presenti a bordo erano già decedute, anche due bambini. Save the Children ha diffuso la notizia della possibile presenza di cento bambini nella stiva della barca, un’informazione devastante.
Mai una strage di bambini è stata così grave, mai era stata finora registrata una tragedia di tale portata tra i tanti viaggi, così definiti, della speranza.
Quello di ieri – a quasi dieci anni dalla tragedia di Lampedusa e da quella più recente di Cutro – è certamente il naufragio mortale con il più altro numero di decessi –, un disastro enorme e con una portata (anche emotiva) mai registrata prima – avvenuto al largo delle coste europee, dal culmine della crisi migratoria del 2015.
«È una delle più grandi operazioni di salvataggio e soccorso di sempre nel Mediterraneo», ha detto il portavoce della guardia costiera greca Nikos Alexiou all’emittente statale Ert-Tv, sostenendo poi con forza che: «Le motovedette greche, non smetteranno di cercare eventuali sopravvissuti». Temiamo, con profonda afflizione, che i bambini a bordo non siano sopravvissuti.
«Mai assistito a un orrore simile», ha denunciato l’Agenzia delle Nazioni Unite per l’infanzia (Unicef).
E così, il blu intenso del mar Egeo, così com’è anche quello del Mediterraneo, si è nuovamente tinto di rosso; un rosso sempre più esteso e intriso dal sangue delle tante vittime, quello di uomini e donne per i quali si continua a voltare la faccia altrove, per comodità, per egoismo, semplicemente per pigrizia culturale e politica. E non potrà che andar peggio.
Ecco perché la rivista che dirigo: Focus on Africa Magazine, continuerà a illuminare, diffondere, segnalare ogni notizia su queste tragedie. Per le tragedie future, certi che purtroppo ci saranno, per mancanza di volontà, per l’assenza di serie politiche in materia di soccorso in mare. Lo ricordano e lo denunciano le Ong che operano il soccorso il mare e che per questo servizio di nobile umanità, sono talvolta accusate e spesso osteggiate. Ong, che non si lasciano abbattere dallo sconforto e proseguono con tenacia e coraggio a salvare vite in mare. «Chi salva una vita, salva il mondo intero» (Talmud babilonese).
https://www.riforma.it/it/articolo/2023/06/16/una-nuova-immane-tragedia