Una sfida etica, ma “anche” morale e perfino spirituale È possibile non andare in chiesa per restare a casa a leggere un “buon libro”?!

Una sfida etica, ma “anche” morale e perfino spirituale.

Un giorno un pastore mi disse che certe volte sarebbe  meglio restare a casa a leggere un buon libro (e per ‘buon libro’ intendeva qualche libro che ti parli di Dio e che ti porti a Lui) piuttosto che andare in chiesa!

Cosa voleva dire? E detto da un pastore (che sprona e spinge i credenti ad andare in chiesa) questo dire ha un certo peso e un certo valore!

Io ho inteso ciò che voleva dire: voleva dire che a volte dedicarsi a qualche buona lettura vale più di certi soliti sermoni stereotipati di certi pastori stantii e pedanti, che non danno quasi nulla a chi li ascolta ed è costretto ad ascoltarli!

Immagino che questo pensiero rappresenta una sfida: tra coloro che a ben rifletterci diranno che c’è del vero in questo pensiero e giudizio e coloro che, invece, legati alla tradizione legalistica dell’andare sempre e comunque in chiesa, diranno che un simile pensiero è “contrario alla Parola di Dio”.

Ma il mio compito e “mestiere” forse è proprio quello di provocare e lanciare ‘sfide’: per cercare di provocare… il pensiero, la mentalità e il cuore: a pensare diversamente dal solito. “Purtroppo” sono (e voglio essere) un educatore e per giunta cristiano (quindi vocazionalmente non ipocrita né conformista, neanche verso gli ecclesiastici – di qualsiasi bandiera -).

Comunque, tornando all’affermazione del suddetto pastore (che personalmente condivido), è appunto a voi lettori che questa sfida è lanciata:

secondo voi si potrebbe non andare (e “addirittura” non dover andare in chiesa) per magari restare a casa a leggere un ‘buon libro’ (o per fare qualcos’altro  che comunque sentiamo ci sia di aiuto per avvicinarci a Dio anche più – per quel giorno – dell’andare in chiesa)? È possibile che a volte possa accadere una cosa del genere?

Questa è la sfida: vedere quanti, riflettendo su una tale possibilità, sentono liberamente di dire “Si” e quanti, pur riflettendoci si sentono, invece, costretti (quindi non liberi) a dire “No”!

In altre parole, si può a volte non dover andare in chiesa per dedicarsi a qualcosa che sia più conveniente per la propria crescita spirituale e al tempo stesso per adempiere in quell’occasione maggiormente alla volontà di Dio?

E’ possibile una cosa del genere?

Io, personalmente, ho già detto che concordo con un simile pensiero e con una simile visione.

Ma credo che un tale pensiero e una tale visione quando vada proposta a più persone può diventare una sfida e un test al tempo stesso.

Se a propormi tale idea è stato un pastore, che così dicendo mi ha mostrato la sua apertura mentale e spirituale, credo che qualche altro pastore aperto mentalmente e spiritualmente ci sarà pure oltre a quello che mi ha rivolto personalmente una simile sfida!

Ma siccome temo che, invece, la maggioranza dei pastori potrebbero rivelarsi contrari ad una simile affermazione la sfida è aperta: non solo a loro, ma anche a tutti quelli che essendo sottomessi e soggetti a loro si sentiranno in difficoltà nel pronunciarsi (non perché magari infondo dentro se stessi non pensano che una simile idea ha un certo valore, ma perché appunto si sentono soggezionati e condizionati dal giudizio dei loro pastori)!

Non potendo sapere chi (tra ‘pastori’ e ‘pecore’) sarà aperto o meno al confronto promosso da questa sfida presente (che vuole valutare l’apertura – ovvero la chiusura – mentale e spirituale di molti) vorrei semplicemente provare a lanciarla; sta a voi lettori (sia che siate ‘pastori’ sia che siate ‘pecore’) raccoglierla.

Personalmente concludo col dire che ho trovato vera l’affermazione del pastore che mi ha proposto questa ‘sfida’ (all’apertura mentale e spirituale); infatti molte volte assisto (in chiesa*) a culti stereotipati, nei quali il solito pastore propone i soliti messaggi e i soliti tipi di pensiero, che non elevano l’animo mio quasi per nulla (a voler essere magnanimi – altrimenti dovrei dire “proprio per niente” -).

Ma ora che vi ho detto il mio pensiero mi piacerebbe sentire il vostro in merito a tale aspetto. E’ capitato anche a voi di vivere una simile situazione? E cosa sentite di fare? Come sentite che sia giusto comportarvi? Avete incontrato anche voi qualche pastore aperto (e anche umile) che vi abbia incoraggiati a restare a casa, qualche volta, per leggere un ‘buon libro’ anziché il so sermone?

Già, in effetti, trovo che ci voglia umiltà per dire una cosa come quella che mi ha detto questo pastore. Invitandomi a considerare la possibilità di restare a volte a casa a leggere un ‘buon libro’, di fatto, egli ha ammesso la possibilità (reale e realistica) che vi possono essere libri che trasmettono cose migliori di quelle dette da lui (che, ovviamente, da servo di Dio già si studia di dire cose che possano edificare gli ascoltatori membri di chiesa)! Si, per dire e proporre una sfida del genere significa che questo pastore ha riconosciuto la possibilità che una ‘pecora’ (un’anima) possa trovare del buon Cibo spirituale anche non ascoltando direttamente e personalmente per forza e soltanto lui, ma anche qualcun altro. Il che equivale a dire (e ad ammettere) che Dio non per forza per edificarci si deve servire sempre, comunque e soltanto del pastore della nostra comunità, potendo nella sua sovranità servirsi o di qualcun altro o “anche” direttamente di Se stesso!

A voi la ‘sfida’: cosa vi suscita un simile pensiero e una simile possibilità (per chi è aperto di mente ed umile di spirito)?

* Non vado da anni nella chiesa del pastore che mi ha proposto questo pensiero perché mi sono trasferito in una città diversa dalla sua. Comunque penso che, per coerenza, questo stesso pastore sarebbe d’accordo (qualora avessi potuto continuare ad andare nella comunità da lui curata) col fatto che qualche volta per leggere un ‘buon libro’ potrei non andare in chiesa!

Enzo Maniaci | Notiziecristiane.com

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