VIVERE IN ATTESA DI UNA GUARIGIONE

13090357_10208228405541802_2040581511_nUna delle questioni che più frequentemente mi vengono poste, essendo credente e disabile, è la questione del mio atteggiamento nei riguardi della guarigione.

Sono dichiaratamente cristiana, molto attiva come credente da 33 anni e tra le basi del mio credere c’è sempre stata la fiducia viva negli interventi miracolosi di Dio. Ho visto miracoli nella vita di persone per cui ho pregato singolarmente o con la chiesa. Ho visto miracoli fisici e liberazioni interiori in persone che si sono affidate a Gesù per la guarigione soltanto e che dopo non lo hanno voluto seguire come Salvatore della loro vita spirituale. Ma ho visto anche persone che non sono state guarite e che non hanno perso la fede, uomini e donne credenti meravigliosi che sul letto di morte predicavano dell’amore di Cristo.

Da 26 anni vivo ruotando e all’epoca dell’incidente che mi ha resa paraplegica ero già in missione per la mia denominazione, non vi nascondo che per me era una vera sfida interiore e esterna dover sostenere la fede e continuare a predicare l’amore e fedeltà di Dio, nonostante la mia condizione di disabilità perdurasse. Vivere in attesa di un miracolo è snervante, distoglie lo sguardo dal vero obiettivo per cui Gesù ci ha salvato e chiamato, cioè predicare la Buona Notizia della salvezza in Lui. Vivere puntando solo alla guarigione, in maniera quasi rabbiosa ci toglie la gioia e la lucidità per reinventare la vita in una nuova condizione, diversa ma piena di nuove opportunità. Nella mia vita da seduta ho sentito decine di ‘ricette’ e tipi di formule umane ma anche spirituali diverse per ottenere la guarigione, dalle più fantasiose e distanti dalla Scrittura a quelle che avevano estratto dalla stessa dei passaggi ma che mettevano pesi morali sul malato. Personalmente attendo ancora la mia guarigione ma ho concluso che l’attesa fiduciosa mi consola e il cambiamento di prospettiva interiore, la guarigione interiore, è di gran lunga il miracolo più grande.

Ho scandagliato in lungo e in largo la Bibbia per trovare punti che sostenessero la mia fiducia e li ho trovati. Dio è coLui che guarisce!! Ne sono certa!! Ma Dio ha permesso anche prove lunghe e gravi come quella di Giobbe e situazioni incredibili come la lotta di Giacobbe e l’Angelo che lo ridusse zoppo, e questo fece della sua persona “portatrice di un handicap” un segno per il Suo popolo. Ci sono versi che ci incitano a credere nell’intervento benevolo di Dio, altri che ci promettono che nessun male si accosterà alla nostra casa, altri ancora che raccontano di uccisioni e persecuzioni per la fede.

Quindi, la Bibbia si contraddice? Certamente no! Nel salmo 119:160 è scritto “La Somma della tua Parola è Verità …”. Un altro passaggio della Scrittura, nel quale è Gesù che parla, ci dice: “affinché siate figli del Padre vostro, che è nei cieli, poiché egli fa sorgere il suo sole sopra i buoni e sopra i malvagi, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti”(Matteo 5:45). Certamente questo è un passaggio conclusivo di un discorso molto lungo, dove Gesù espone le Beatitudini e redarguisce le persone che lo seguivano ad adempiere ai comandamenti completandoli e distinguendosi per rettitudine. Per fare questo Gesù sottolinea questi passaggi che raccomandano dei buoni comportamenti con 6 antitesi precedute dalla piccola -impegnativa- frase: “Ma Io vi dico”. Gesù non ci lascia solo parole di un Vangelo edulcorato e idealistico, ma ci mostra la strada perché Egli risplenda in noi, sia che siamo disabili sia che siamo normodotati. Siamo incoraggiati, quindi, ad essere beati, luce e sale, di esempio e retti, in ogni condizione la vita ci voglia porre. Il “Ma Io vi dico” di Gesù ci vuole anche incoraggiare ad andare oltre l’evidente e al determinato, la malattia o la disabilità irrisolvibile per la medicina, può essere risolta da Dio, se Dio vuole.

Concludo con un’esperienza di vita, fatta proprio all’inizio della mia avventura da ruotante. Ritornammo con mio marito nelle comunità in cui eravamo missionari dopo mesi di ospedalizzazione e riabilitazione. Ritornammo pensando dentro di noi che le persone del piccolo paese in cui operavamo ci avrebbero biasimato per essere così cocciutamente credenti, pastori e responsabili di chiese, eppure così duramente colpiti. Invece molte persone del paese si avvicinavano a noi e ci incoraggiavano, qualcuno addirittura ci disse: “Si vede che Dio è con voi, perché vi dà la forza di andare avanti e siete ritornati qui nonostante quello che vi è successo”. Questo ci insegnò molto sulla sensibilità delle persone che ci stavano intorno, la gente non ha bisogno di spettacoli miracolistici eclatanti per credere ma desidera scorgere coerenza nei credenti. Imparammo a non preoccuparci più dell’opera che Dio doveva fare in me per guarirmi (o non farà mai, se Egli non vuole), lasciammo e lasciamo a Lui l’ultima parola e viviamo in pace. La mia preoccupazione è di essere coerente e adempiere alla chiamata di Dio per la mia vita, e Dio farà la sua parte.

Articolo apparso anche sulla news letter di Joni and Friends Italia dell’autunno 2016 http://jafitalia.org/news.pdf

Martina Zardini

Da: www.disabiliabili.net/

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