Libri: Disgusto e umanità. Una sfida per qualsiasi evangelico

Immagine-10-300x243Il libro recensito dall’autore dell’articolo, è stato finito di leggere proprio mentre la Corte Suprema americana emanava il suo parere sul DOMA (il documento sul matrimonio che, a parere dei giudici americani, bloccava il matrimonio tra persone dello stesso sesso) e EXODUS, l’organizzazione evangelica che era nata con lo scopo di guarire dall’omosessualità chiudeva e, di fatto, ammetteva il proprio fallimento nella missione. Per il mondo evangelico americano (ma anche per quello globale) queste due notizie hanno rappresentato due sonori schiaffi e devono essere considerate, bisogna dirlo, delle palesi sconfitte, soprattutto se si era convinti di essere nel mezzo di una “guerra culturale” (se, invece, il confronto è vissuto diversamente, può essere fonte di riflessione).

Quando ho letto il testo della sentenza della Corte Suprema, non ho potuto non pensare che i giudici avessero consultato o quanto meno fossero al corrente di quello che un paio di anni prima aveva scritto a proposito della questione la filosofa americana Martha Nussbaum nel libro, pubblicato in italiano dal Saggiatore con il titolo Disgusto e umanità. L’orientamento sessuale di fronte alla legge e che in inglese si intitola From Disgust to Humanity, dando più il senso del processo che la studiosa di Chicago vuole ricostruire.

Il testo, come chi lo ha letto sa, non affronta il problema dell’omosessualità o dei diversi comportamenti sessuali da un punto di vista teologico, ma esclusivamente da quello filosofico-giuridico. Pertanto non si tratta di un saggio in cui si voglia dimostrare che il testo biblico dice qualcosa di differente o si cerca di dare una interpretazione teologica del problema dell’omosessualità. Per la Nussbaum, ognuno nella sfera religiosa può avere l’opinione che più gli aggrada e può anche affermare che l’omosessualità è un peccato, ma questo non ha importanza nella sfera pubblica, se si parte dall’idea di una razionalizzazione delle scelte politiche e da quella di una convivenza tra persone che hanno idee diverse su molti argomenti, tra cui quelli etici.

Il testo, infatti, nella prima parte, cerca di fare un’analisi di quella che è la situazione degli USA rispetto al problema dell’omosessualità. La Nussbaum, esperta in questo campo, ritiene che le politiche americane (almeno sino al 2010, anno in cui il testo è stato pubblicato, raccogliendo alcuni testi che risalivano già al 2007) siano state sino oggi dettate da pregiudizi basati più sulle emozioni che sulla razionalità delle decisioni. A questo proposito, l’A. ritiene che il sentimento di disgusto sia stato quello che ha portato a una discriminazione delle persone di diverso orientamento sessuale che sono state anche perseguitate. Più che fare riferimento alla discriminazione razziale (cosa che, invece, succede al legislatore italiano con la proposta di legge che è in discussione nel nostro Parlamento) si fa riferimento alla differenziazione religiosa. Per la filosofa americana si è agito con le minoranze sessuali esattamente come si è agito con quelle religiose, guardandole con disprezzo, evidenziandone la pericolosità (anche per la diffusione di malattie) e ignorando i reali dati oggettivi. La Nussbaum si chiede se è possibile procedere a politiche dettate dal disgusto o se, piuttosto, non bisogna evitare di cadere negli errori che hanno portato alle leggi antisodomia in certi stati e non trattare con rispetto ogni essere umano come, di fatto, garantito dal Primo Emendamento della Costituzione degli USA. La risposta per la Nussbaum è scontata e questa prima parte del testo, dove si discutono di specifici casi americani e dove si mostra come, talvolta, il pregiudizio abbia vinto sul dato razionale, termina con un appello al rispetto dell’essere umano in ogni persona che incontriamo a prescindere dal loro orientamento sessuale e dal loro credo. Da questo punto di vista il suo ragionamento serve a garantire alle persone di diverso orientamento sessuale un trattamento legislativo paritario e non discriminatorio.

Collegato a questo argomento vi è anche quello del matrimonio tra persone dello stesso sesso. Nel capitolo dedicato alla questione, la Nussbaum analizza il concetto di matrimonio e cosa esso implichi. Con una serie di ragionamenti fatti sulle caratteristiche del matrimonio nella storia e nella società, la studiosa americana ritiene che impedire il matrimonio dello stesso sesso porti a una discriminazione ed ad un’arbitraria interpretazione di cosa sia il matrimonio, che ha avuto diverse interpretazioni culturali nella storia dell’umanità. In quanto decisione consenziente da parte di liberi individui, pertanto, lo Stato non può che accettare la loro decisione e agevolare la possibilità dell’istituto matrimoniale.

Il discorso qui fatto dalla Nussbaum anticipa, per certi versi, la decisione presa dalla Corte Suprema a proposito del DOMA e il ragionamento si appella sempre alla totale uguaglianza dei cittadini e alla possibilità, in uno stato liberale, che ognuno possa avere garantiti i propri diritti, sino a che questi non siano di danno per gli altri individui e non semplicemente perché facciano provare disgusto a qualcuno o siano moralmente disapprovati.

Questo il ragionamento della Nussbaum che abbiamo cercato di ricostruire al meglio e che ci sembra in buona parte del testo appassionato e motivato.

Che cosa possiamo dire dal nostro punto di vista? Siamo convinti che, quando la Nussbaum parla di “disgusto”, tocca sicuramente un nervo scoperto e, come sostengono alcuni evangelici come Marin nel suo testo Love is an Orientation, talvolta le nostre posizioni rischiano di essere discriminatorie verso l’individuo. La Nussbaum dà una forte base teorica a coloro che sostengono i diritti di tutti gli esseri umani e non si può non essere d’accordo con lei in alcune delle affermazioni, pur condannando l’omosessualità da un punto di vista biblico-teologico. E’ vero che ogni Stato deve garantire ai propri cittadini qualsiasi diritto “negativo” e la sua libera possibilità di esprimersi, anche se la sua espressione è totalmente contraria al mio credo. Allo stesso tempo, riteniamo che l’estensione di “diritti” positivi come l’istituzione del matrimonio, possa rivelarsi problematica. La stessa Nussbaum, coerentemente con un pensiero consequenziale con cui si può non essere d’accordo ma che si ammira per la sua lucidità, afferma che permettere il matrimonio di persone dello stesso sesso apre anche la querelle sulla permissibilità di matrimoni poligami o poliandrici nella nostra società occidentale, in quanto, anche in questo caso, si tratta di tutelare i diritti di individui consenzienti nella decisione. Personalmente proprio questo è uno degli ostacoli, da un punto di vista giuridico, che trovo nell’ammissibilità di un tale diritto. Rimane poi la critica, sempre valida, del perché chiedere il riconoscimento di una forma istituzionale ritenuta tradizionale, ma questo non fa parte delle critiche che si possono fare al testo della filosofa americana.

Un ulteriore motivo di critica al saggio è quello che riguarda la possibilità che le idee morali di una certa parte della popolazione possa influenzare o meno tutta la società. La Nussbaum, pur così attenta al rispetto delle idee delle minoranze, non si rende conto di come i principi morali vadano negoziati in forme di compromesso e mai in forma di prevalenza. Se il fine degli uomini che appartengono ad una fede è quello del bene comune, allora ci si deve chiedere attentamente quali sono le ragioni per cui un particolare gruppo di persone si esprime in una determinata maniera, altrimenti si rischia di cadere nell’errore rawlsiano di pensare che la situazione di partenza sia coperta da un velo di ignoranza.

Il testo della Nussbaum è una sfida per qualsiasi evangelico ma, allo stesso tempo, risulta essere fornito di un ragionamento con cui ci si deve confrontare e in cui, alcune riflessioni, da un punto di vista politico e non teologico, vanno accettate. Peccato che il mondo evangelico americano, anziché perdersi (tranne qualche interessante caso) nella battaglia culturale, non si confronti maggiormente con le idee portate avanti e non costruisca una risposta coerente.

Valerio Bernardi – DIRS GBU

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