31 mila firme per liberare Asia Bibi

ROMA – La mobilitazione di Avvenire per la libertà di Asia Bibi è arrivata al giro di boa. Le quasi 31 mila firme pervenute in redazione – le ultime ancora nei giorni scorsi – sono state impacchettate in due scatoloni e in un cd-rom e consegnate alla massima rappresentante diplomatica pachistana.

In queste ore l’ambasciatrice della Repubblica islamica del Pakistan in Italia,  Tehmina Janjua, ha ricevuto a Roma i promotori della campagna. Con il direttore di Avvenire Marco Tarquinio c’era Luisa Capitanio Santolini, presidente dell'”Associazione parlamentare Amici del Pakistan”.
«Il giudizio è in corso e non posso interferire – spiega Tehmina Janjua nella sede diplomatica – ma posso assicurarvi che queste firme saranno inviate alle autorità del mio Paese e che trasmetteremo le preoccupazioni del popolo italiano per Asia Bibi». Marco Tarquinio sottolinea che «la campagna di mobilitazione è nata dal basso, dai nostri lettori dopo la pubblicazione da parte nostra di un coinvolgente lettera di Asia. Ed è stata sottoscritta da cristiani, credenti in altre fedi e non credenti. Una motivata adesione è anche venuta dai vertici istituzionali: il premier Mario Monti e i presidenti di Camera e Senato, Gianfranco Fini e Renato Schifani. Conosciamo la complessità del Pakistan e gli ideali del suoi padri fondatori per un Paese accogliente». «Noi facciamo informazione costante su questi temi – aggiunge – mettendo in luce il lavoro delle personalità cristiane e musulmane che si impegnano in un cammino comune, perché quanto è nelle radici storiche del Pakistan, ne possa migliorare il presente e caratterizzare il futuro».
L’ambasciatrice – regalando agli ospiti il volume fotografico “Chiese del Pakistan” sulla mostra esposta a febbraio alla Farnesina – sottolinea che «esistono molte incomprensioni sul Pakistan», Paese «ben più multiforme di quanto appaia sui mass media: qualcuno ci confonde infatti con le nazioni che nemmeno consentono la costruzione di chiese. La Costituzione pachistana afferma che ogni cittadino è uguale. Quello di cui c’è bisogno è che le leggi non vengano male interpretate o abusate». Oggi lo Stato affronta «un periodo difficile, il terrorismo nel nostro Paese, confinante con l’Afghanistan, ha provocato 40mila vittime tra i civili e 7 mila tra le forze di sicurezza. Ci auguriamo che il mondo e i Paesi amici apprezzino i nostri sforzi e siano al nostro fianco per respingere il terrorismo».

L’onorevole Capitanio Santolini ricorda all’ambasciatrice che la condanna di Asia Bibi ha suscitato preoccupazione in molti Paesi europei e negli Stati Uniti, «danneggiando l’immagine del Pakistan e oscurandone gli aspetti positivi». «Senza voler prevaricare la sovranità del vostro Paese – aggiunge – chiediamo che sia indicato un giudice e un tribunale in grado di decidere. Non è degno di un grande Paese come il Pakistan che Asia Bibi viva dimenticata in carcere in attesa del processo di appello». Tehmina Janjua è dell’idea che il caso vada «risolto come questione umanitaria». Poi precisa: «La maggior parte delle denunce di blasfemia viene presentata da musulmani contro musulmani: sono pochi i casi come quello di Asia Bibi». «Alla base del problema – secondo l’ambasciatrice – non c’è la discriminazione religiosa, ma la povertà: spesso le denunce sono l’esito di dispute su terreni e proprietà».

da: Avvenire

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