Dicono che la legge Zan servirà per tutelare le minoranze sessualmente diverse. Ma questo non è vero. Il Ddl Zan punta a essere il cavallo di Troia per altri scopi. Ovvero, introdurre nelle scuole le lezioni gender e legalizzare le adozioni gay, l’utero in affitto, la maternità surrogata, la mercificazione dei bambini venduti come prodotti da supermercato.
Con l’approvazione della legge Zan sarà anche difficile stabilire ciò che si potrà dire e ciò che non si potrà dire, aprendo di fatto le porte alla censura delle opinioni. Sarà ancora possibile dire che un bambino dovrà avere un padre e una madre e non due papà o due mamme? Sarà ancora possibile dire che la natura ha creato il maschio e la femmina e non il genitore 1 e il genitore 2? No, non si potrà più dire perché la Zan lo vieterà.
Un dossier presentato in Senato ha messo l’accento su decine di episodi di censura avvenuti all’estero e che sono stati causati proprio dall’opposizione a leggi simili a quelli della legge Zan, con professori cacciati dalle università per essersi opposti all’utero in affitto o per aver detto che “solo le donne partoriscono”. Anche in Italia negli ultimi anni ad essere accusati di “omofobia” sono stati imprenditori come Guido Barilla, la showgirl Lorella Cuccarini, il ministro della Giustizia Marta Cartabia, etc.
Vicende che alimentano la preoccupazione che la legge Zan possa tutelare i diritti di una minoranza ma calpestare quelli della maggioranza. Una prospettiva messa in risalto dalle forze politiche della destra, dalla Conferenza Episcopale Italiana e dai movimenti femministi che temono di perdere i diritti conquistati dopo anni di battaglie civili, con la donna ridotta a mero strumento di procreazione di bambini da vendere alla coppie omosessuali.
Un caso emblematico di quello che potrebbero essere le conseguenze del decreto Zan sono state le linee guide diramate dalla Regione Lazio, che autorizzava la creazione nelle scuole di bagni gender neutrali e la possibilità per gli studenti di cambiare nome sul registro in base alla propria percezione sessuale. Linee guida che sono stati poi prontamente rimosse.
Mario Barbato
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