Chi deve cercare il volto di Dio?

Se il mio popolo, sul quale è invocato il mio nome, si umilia, prega, cerca la mia faccia e si converte dalle sue vie malvagie, io lo esaudirò dal cielo, gli perdonerò i suoi peccati, e guarirò tutto il paese”, dice 2^ Cronache 7:14. 

Ebbene, questa esortazione di Dio rivolta al suo popolo Israele vale anche per la Chiesa di oggi? Per quanti propendono a favore della c.d. “Teologia della sostituzione” (la Chiesa ha sostituito Israele), ovviamente è no la risposta, perché il contesto è l’Antico Testamento e, pertanto, questo richiamo è valido solo per i giudei testardi e ribelli che confidavano nel potere del braccio umano. 

Riflettiamo per un attimo. Se noi credenti ci consideriamo comunque popolo di Dio, in quanto pietre viventi di quel “sacerdozio regale” di cui parla Pietro (1^ Pietro 2:9), allora ciò vuol dire che siamo altrettanto popolo del Signore! E se siamo popolo di Jahvè, dobbiamo – come Chiesa –  “umiliarci e cercare il volto di Dio anche noi, per ottenere benedizioni dal cielo”? 

Se la risposta è sì, allora perché la Chiesa degli ultimi tempi non cresce spiritualmente ma si va sempre più frammentando? Perchè, al contrario, sta ottenendo successo il vangelo della prosperità e l’esaltazione della musica e dei leader del rock cristiano? 

Perché tanta scarsa attenzione per le profezie riguardanti Israele, che è l’orologio di Dio nel mondo? Perché tanto entusiasmo per i “segni” che accompagnano i credenti, quando Gesù – al contrario – dopo aver guarito, sanato o liberato, lasciava la folla per evitare che lo portassero su un baldacchino o in spalla? 

Pertanto, sono del parere che la Chiesa di Laodicea, che è l’ultima chiesa citata da Giovanni in Apocalisse 3:14, si rispecchia benissimo nella cristianità di questi tempi che, come Israele, anch’essa deve ricercare il volto di Dio per ricevere aiuto, benedizione e guarigione dall’alto, poichè Dio non ha due popoli ma solo uno, composto da giudei e gentili entrambi convertiti. 

Salvatore Di Fede


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