Il dolore mentale è meno drammatico del dolore fisico, ma è più comune e anche più difficile da sopportare. Il tentativo di nascondere i frequenti dolori mentali ne aumenta il peso: è più facile dire “Il mio dente fa male” che dire “Il mio cuore è spezzato”. (C.S. Lewis).
Una riflessione ahimè, in costante crescita.
Il dolore mentale e spesso la solitudine,nonostante il “mondo globalizzato di internet” a portata di mano,la maggiore caduta di valori e di rapporti sociali autentici, stanno tendendo, a “rinchiudere” gli aspetti affettivi ed emotivi, le persone più nei propri dolori, su cui, senza una “via maestra” è molto complesso uscirne.
Il dolore fa mettere in standby la propria vita (chi per giorni, settimane, chi avvolte per anni)…
Sì, perché, quando qualcosa ci esplode tra le mani, il trauma che provoca, oh diventa trampolino di lancio per un cambio radicale oh può metterci al tappeto, soprattutto se ci ritroviamo soli e disarmati al suo cospetto.
Non sempre per mancanza di volontà o per superficialità; spesso, perché la montagna da affrontare ci sembra così irta, impervia, invalicabile che le giriamo le spalle. Crediamo che quei 180 gradi di cecità risolvano il problema, lo eliminino e che, come per magia, al nostro nuovo piroettare sia scomparso. Ahimè non è così..
Il dolore, la ferita rimane lì, come un fedele cane attende il proprio padrone e rode, rode tantissimo. Nonostante però L’imperversa tempesta, Dio ha pazienza e sopratutto,una mano tesa per rialzarci: non smette infatti di attenderci e non vede l’ora che cerchiamo in Lui un “tocco”, quel tocco che salva da più di 2000 anni.
Non vi è altra soluzione che possa illuminare le “tenebre” della nostra sofferenza e quel nome, ti è stato scolpito dentro sin dall’inizio, come una vera eredità spirituale, in attesa che tu gli consenta di “battere per te”…
(Geremia 17,7)
Vincenzo Lipari | Notiziecristiane.com
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