Sintetica analisi storico-teologica dell’attuale evangelismo e le sue implicazioni etico-spirituali – L’elaborazione teologica della grazia dei riformatori
La scoperta della grazia di Lutero – È generalmente riconosciuto Martin Lutero come il Riformatore più autorevole delle Riforme, sebbene esso sia un riconoscimento più accademico che sostanziale.
Lutero si affaccia nel teatro della Storia Umana con una idea teologica, quella della giustificazione per sola fede. Più che una riflessione puramente teoretica e speculativa, è un viaggio di un’anima tormentata, abbarbicata tra i rami intrecciati della filosofia medievale scolastica, che cerca di districarsi dai grovigli di una speculazione teologico- filosofica della Scrittura priva di riferimenti di contenuti fondamentali della Scrittura. Egli si chiede: come un peccatore può entrare in rapporto con un Dio giusto e cosa deve fare per essere salvato? Insomma, il termine “giustificazione” indica il modo con cui l’uomo entra in una giusta relazione con Dio. Senza addentrarmi nei meandri della storia personale di Lutero, voglio segnalare che il suo iter di ricerca spirituale si manifesta già nel commento dei Salmi e soprattutto nel commento della lettera ai Romani, su cui Lutero tenne lezioni nel 1515-1516.
Lutero era convinto che Dio esprimeva il Suo giudizio in maniera imparziale.: la giustificazione è accordata in merito alla soddisfazione dell’uomo di tutte le condizioni essenziali per la giustificazione. Dio giudica in base al merito. Lutero rimane imprigionato in questo drammatico postulato: “adempi la legge e sarai salvato”. E’ stata una tragedia per Lutero quella di cercare di ottenere la salvezza con le proprie forze. Ciò si rivelava fallimentare: “più cerco e più comprendo tragicamente di non farcela”. Siamo di fronte al dilemma paolino di Rom.7: “faccio quello che non voglio, ma non faccio quello che voglio”. Per Lutero, la “giustizia di Dio” era una condanna più che una liberazione. In queste sue riflessioni sulla lettera ai romani ebbe la sua decisiva intuizione copernicana: la giustizia di Dio non è attiva, ma passiva, cioè l’uomo non deve fare, ma deve accettare l’opera di giustizia compiuta da Cristo. Per noi oggi è una cosa da nulla . E qui sta il dramma che non c’è scoperta, ma adesione intellettuale- religiosa- catechetica del credente.
In ultima analisi l’efficacia della fede non dipende dall’intensità con cui crediamo, ma dall’affidabilità di Colui in cui crediamo. La fede è un “anello nuziale” , che indica l’impegno reciproco e l’unione tra Cristo e il credente.
Il Cristiano deve essere come un mendicante che sta ai piedi del Signore per ricevere la Sua grazia. La fede è un dono di Dio e non un’opera dell’uomo è una giustizia extra nos, che irrompe nel credente e lo stravolge.
Interessante è la metafora del medico e del malato: un malato dà fiducia al medico che gli promette guarigione. Egli obbedisce alle prescrizioni e per la speranza della guarigione promessagli, si astiene da ciò che gli è stato proibito. Certamente, il malato non è guarito, egli è malato, ma è sano. E’ davvero malato, ma è guarito per la promessa sicura del medico a cui egli crede. Il medico lo ritiene guarito, perché è sicuro di guarirlo. Il cristiano è “simul justus et peccator”, peccatore e giusto allo stesso tempo, peccatore di fatto , ma giusto nella promessa di liberarlo dal male fino a completa guarigione. Nella speranza è perfettamente guarito.
Sulla giustizia passiva luterana va detto che è una espressione puramente escatologica, ossia il peccatore è giusto nel tribunale divino (“in foro divino”), indipendentemente dal fatto del processo attraverso il quale uno è reso giusto, ossia giustificazione e santificazione. La teologia classica, al contrario, di stampo agostiniana, la giustificazione implicava una giustizia imputata, ma anche una rigenerazione.
La giustificazione nei riformatori svizzeri
Il pensiero di ulrico zwingli – Per Zwingli la parola “Riforma” indica una riforma della vita e della morale, ossia la grazia deve necessariamente produrre cambiamenti notevoli nella vita del cristiano. Tuttavia, per Zwingli la Riforma riguardava la Chiesa in sé e la società. Zwingli era inizialmente interessato alla rigenerazione morale e spirituale di Zurigo secondo il dettato evangelico e spirituale neotestamentario. Zwingli non era interessato all’aspetto individuale della grazia. Per Zwingli Gesù aveva una sua importanza per il rinnovamento morale più che il perdono. Dopo il 1520 le idee di Zwingli sulla giustificazione cominciarono ad avvicinarsi a quelle di Lutero. Ma rimane, comunque, l’impostazione di base, cioè per Lutero la Scrittura proclama le promesse di Dio, per Zwingli la Scrittura espone le esigenze morali che Dio pone ai credenti: il credente deve agire sull’esempio fornito da Cristo.
Il pensiero di martin bucero e di calvino – I Riformatori Lutero e Zwingli hanno posto un problema ambivalente, ossia la funzione di Gesù nella giustificazione e il rapporto tra l’atto della grazia giustificante di Dio e l’obbedienza degli essere umani alla volontà di Dio. In realtà, Lutero non negava l’agire e la necessità dell’agire, ma la sua teologia sembra essere impostata nell’accettazione pura dell’agire della grazia divina, indipendentemente dell’agire morale. A questo increscioso problema teologico Bucero diede una risposta più esplicita, cioè quella della doppia giustificazione. Infatti, egli sostiene una duplice azione di Dio nel giustificare l’uomo. La prima, chiamata “giustificazione dell’empio” , consiste nella giustificazione per grazia che il Signore perdona il peccato umano; il secondo modo riguarda la “giustificazione della persona pia”(“iustificatio pii”), consistendo nella risposta dell’uomo alle esigenze morali dell’Evangelo. Un siffatto pensiero biblico- teologico rivela una connessione tra giustificazione e rigenerazione morale. La prima imprime una forza dinamica nella seconda. Se questo manca, vi è una azione viziata di adesione all’evangelo. Con Calvino si ha una maggiore comprensione del concetto di grazia. Calvino sostiene che la fede unisce il credente a Cristo(ossia la giustificazione per grazia).
Ma questa unione ha una duplice azione:
- l’unione con Cristo produce la giustificazione di chi crede. Il credente è giudicato giusto per mezzo di Cristo agli occhi di Dio.
- Questa unione con Cristo e non per la giustificazione, il credente dà vita a un processo di mutamento spirituale mediante la rigenerazione.
Da questa succinta ed esigua disamina possiamo notare che, si, la salvezza è per grazia per mezzo di Cristo, ma gli effetti e i processi che determinano tale salvezza vengono ad essere variamente considerati.
Paolo Brancè | Notiziecristiane.com
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