Perché il povero non sarà dimenticato. Dal Centro d’accoglienza di Villaggio Mosè (Agrigento)

Tante parole potremmo cercare, tante parole potremmo scrivere, per chi, come me, ama il Signore Gesù Cristo, e da anni lavora con ragazzi e ragazze, donne e uomini che fuggono dalla fame, dalla miseria, dalla povertà, molte volte vittime di rituali e strane tradizioni che offuscano le loro menti e la loro anima, e che li costringe a fuggire via, verso l’Europa, verso una tranquillità mai trovata e sperata. Stiamo parlando dei rifugiati politici, dei richiedenti protezione umanitaria e internazionale, stiamo parlando dei “clandestini” come amano definirli in maniera dispregiativa parte dei nostri connazionali, e ve lo racconto dal confine che separa due mondi, dall’estremo sud dell’Italia, da Agrigento.

Da anni ho l’onore di lavorare con quegli esseri umani che la nostra società considera “un peso”, esseri da marginalizzare, da poter sfruttare nei campi, con quegli uomini che hanno avuto un destino che mai potranno cancellare: esser nati in un paese “povero”. Ringrazio Gesù, perché grazie a loro, ho scoperto l’umiltà e accresciuto la mia fiducia nei confronti del Signore.

La nostra società, ormai ancorata nell’apparenza, nell’ipocrisia e all’arrampicamento sociale, ha dimenticato un elemento fondamentale: l’Amore.

C’è qualcuno che tra noi ha voglia di sentire le loro storie, o la voglia di chiedergli cosa speri per il proprio presente e il proprio futuro? Paradossalmente tanti di loro non sanno nemmeno che cosa sia il futuro, visto che il loro presente è ancorato da un problema importante e fondamentale: l’ottenimento di un documento che gli possa consentire di avere un nome e una dignità. Spesso l’iter burocratico è molto lungo, passano mesi e anni. Tutto ciò che per noi è scontato, in un mondo social, veloce, dove non ci sono pause di riflessione e men che meno la ricerca della verità, tutto questo non fa notizia. Rincorriamo tutto, filosofie, ideologie, materialismi vari, tranne chiederci perché viviamo in un mondo così egoista e miserabile, che ha dimenticato quell’elemento fondamentale (l’Amore) che contraddistingue l’esser Cristiano da non esserlo, o peggio ancora sbandierare un cristianesimo religioso e opportunistico.

Possa il Signore aprire i nostri cuori, i nostri occhi e le nostre menti, a veder il tutto in maniera spirituale. Invito ed esorto tutti (in primis me stesso) di parlare di Gesù, della Via, della Verità e della Vita. Facciamolo noi che abbiamo avuto la fortuna di nascere e crescere in un paese dove è possibile esprimersi. Diamo una parola di conforto e speranza a chi ne ha bisogno, in tutte le nostre città. Possa il Signore aiutarci e a vivere in mezzo ai bisognosi, a quelli che oggi vengono considerati scarti sociali. Non giudichiamo, ma prima di esprimerci, conosciamoci.

“Perché il povero non sarà dimenticato, la speranza degli afflitti non resterà delusa.” (Salmi 9:19, Bibbia)

La giustizia di Dio è più grande di quanto possiamo immaginare.

Un abbraccio con la Pace del Signore, Fratello Carmelo Mannarà.

Carmelo R. Mannarà


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