Aiuto! I miei figli non smettono di litigare

Ero al telefono solo da pochi minuti quando i miei figli in età prescolare si sono lanciati in una delle loro quotidiane liti domestiche di potere. Pianti, grida e rimproveri che si sentono in giro per la nostra casa, prima silenziosa. Finii rapidamente la mia conversazione prima di andare in salotto a fare da arbitro.

Quando sono arrivata, però, sono rimasta sorpresa di trovarli che ridevano e giocavano insieme. Mia figlia mi guardò e disse orgogliosa: “Va tutto bene, mamma! Abbiamo fatto la pace!”. Ne sono stata grata—e più che sorpresa.

Attualmente, ci troviamo in un momento unico nella storia in cui la vita come la conosciamo si è fermata. Con le scuole chiuse e le famiglie obbligate a rimanere a casa grazie al COVID-19, le famiglie cristiane avranno molte opportunità per discutere assieme e litigare. Avremo anche l’opportunità di vivere come persone che si adoperano per la pace.

Fin dai primi anni di vita dei nostri figli, io e mio marito abbiamo insegnato e abbiamo cercato di seguire i principi biblici per la promozione della pace. Prendendo incoraggiamento dall’insegnamento di Gesù in Matteo 18, così come dalle ripetute esortazioni di Paolo a vivere in pace (per esempio, Romani 12:18; 14:19; 2 Corinzi 13:11; Efesini 4:3), abbiamo cercato di preparare i nostri figli a onorare Dio nel modo in cui risolvono i loro inevitabili conflitti.

I nostri ragazzi hanno avuto molte opportunità di fare la pace con noi e tra di loro, il che ha aiutato a preservare i nostri rapporti familiari, specialmente mentre camminavamo insieme durante la loro tumultuosa adolescenza.

Non è stato sempre facile.

Abbiamo avuto la nostra parte di dolorose liti, ma, per la grazia di Dio, abbiamo avuto anche molte risoluzioni pacifiche.

Risoluzioni ai conflitti

Nella nostra famiglia, abbiamo parlato sia dei modi dannosi si dei modi utili che le persone tipicamente adottano per risolvere i conflitti. Abbiamo insegnato ai nostri figli che quando cercavano di sfuggire a un conflitto negando la propria responsabilità, incolpandosi l’un l’altro o fuggendo da una relazione, il problema diventava sempre più grave. Allo stesso modo, quando attaccavano gli altri, mettendo gli altri a tacere, spettegolando o litigando, i conflitti dolorosi di solito rovinavano i loro rapporti producendo solitudine e senso di abbando.

Eppure, quando i nostri figli hanno scelto di praticare la risoluzione al conflitto, le loro relazioni si sono rafforzate. Come genitori, il nostro obiettivo è quello di aiutare i nostri figli a diventare persone mature che si adoperano per la pace piene di grazia, in grado di trovare soluzioni ai loro conflitti. Quando sorgono litigi tra fratelli e sorelle e litigi tra persone, vogliamo che abbiano gli strumenti necessari per perseguire la pace.

Tre abilità per perseguire la pace

  1. Superare l’offesa

La prima abilità è quella d’imparare a superare un’offesa (si veda Proverbi 12:16; 17:14; 19:11; Colossesi 3:13; 1 Pietro 4:8).

In altre parole, possono semplicemente decidere di perdonare un torto commesso contro di loro e abbandonare un conflitto anche se la persona che li ha feriti non riconosce il proprio errore. Questo permette loro di poter continuare a coltivare relazioni sempre più sane con gli altri, perché scelgono di non lasciare che un’offesa si frapponga tra loro.

Quando sorgono battibecchi tra fratelli e litigi tra persone, vogliamo che abbiano gli strumenti necessari per perseguire la pace.

“Quando un fratello ruba un giocattolo o prende per sè il portatile,

un operatore di pace impara ad andarsene e rifiuta di essere amareggiato”.

  1. Parlarne

Se non riescono a sorvolare sull’offesa, un conflitto può essere risolto anche andando direttamente alla persona che li ha offesi per parlarne insieme (si veda Matteo 18:15; Proverbi 28:13; Galati 6:1-3).

Questa opzione include la possibilità di togliersi la trave dall’occhio confessando i propri torti a coloro che hanno commesso l’errore. Ciò include anche aiutare le persone a capire, con rispetto, come hanno effettivamente contribuito al conflitto. L’obiettivo è quello di custodire e preservare le relazioni attraverso un’umile confessione e un sincero perdono da entrambe le parti, e di diventare ancora più vicini.

Quando un fratello pronuncia parole offensive o si rifiuta di collaborare, una persona che si adopera per la pace parla con lui, descrive il problema e propone una soluzione.

  1. Chiedere aiuto

Ci sono momenti, però, in cui non si riesce a superare un’offesa e non si cerca di parlarne insieme per risolvere il problema. In questi momenti i bambini devono essere disposti a chiedere aiuto a dei  consiglieri – “consulenti fidati” che li guidino in modo biblico invece di dire loro ciò che le loro orecchie pruriginose vogliono sentire (si veda Matteo 18:16-17; Filippesi 4:2-3; Proverbi 15:1; Efesini 4:29).

Come genitori, il nostro primo impulso è spesso quello di precipitarci nei conflitti dei bambini con soluzioni e conseguenze. In certe circostanze questo può diventare necessario. Ma per aiutare i nostri figli a diventare persone che si adoperano per la pace, dobbiamo concentrarci attrezzandoli a svolgere questa opera di risoluzione.

“Per aiutare i nostri figli a diventare persone che si adoperano per la pace,

dobbiamo concentrarci attrezzandoli per svolgere questa opera di risoluzione.”

Il primo passo di un genitore per aiutare i bambini che si trovano in un conflitto è prepararli a sapere cosa dire a qualcuno con cui si trovano in conflitto. Aiutiamo i nostri figli a pensare come tornare all’altra persona per avere una conversazione costruttiva a quattr’occhi.

Se una conversazione personale non funziona, allora probabilmente è il momento della mediazione. Voi o un altro adulto potete riunire entrambe le parti per aiutarle ad avere una conversazione rispettosa e per trovare una soluzione reciprocamente accettabile al loro disaccordo.

I mediatori aiutano ogni persona ad ascoltare più attentamente e ad assumersi la responsabilità delle proprie scelte, oltre che a suggerire soluzioni per risolvere un conflitto.

Quando il supporto e la mediazione falliscono, può essere richiesto l’intervento di un arbitro. Entrambe le parti spiegano la propria percezione del conflitto alla persona incaricata di decidere cosa si deve fare. I bambini sono tenuti ad accettare qualsiasi cosa decida il giudice arbitrale.

Anche se i genitori finiscono per decidere chi si prende il giocattolo o la restituzione che il fratello che ha commesso il reato deve fare, è comunque prezioso accompagnare i nostri figli attraverso ciascuno di questi mezzi per la loro pace che hanno a loro disposizione. Con la pratica, diventeranno più competenti nel raggiungere la risoluzione.

Effetto generazionale

Una delle mie più grandi gioie oggi è vedere i nostri figli adulti iniziare a insegnare questi e altri principi di riappacificazione ai propri figli.

Tutti questi anni di insegnamento sono valsi la pena. Anni di pratica, di difficoltà e di ripetizioni. Quando sentiamo i nostri nipoti confessare i loro peccati l’uno verso l’altro, perdonarsi l’un l’altro nello stesso modo in cui Cristo li perdona, e iniziare a giocare di nuovo come se l’offesa non fosse avvenuta per noi è motivo di grande gioia.

“Con la pratica, diventeranno più competenti nel raggiungere la risoluzione”.

Ma voi genitori siete l’esempio più importante per i vostri figli. Quando vi vedranno applicare questi principi, e quando cominceranno a praticarli più e più volte nella loro vita quotidiana, svilupperanno abitudini che porteranno la pace nella vostra casa e che permetteranno loro di sperimentare la verità della meravigliosa promessa di Gesù in Matteo 5:9: “Beati quelli che si adoperano per la pace, perché saranno chiamati figli di Dio”.

Traduzione a cura di Andrea Lavagna

di Corlette Sande | Coramdeo.it

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