IL PERDONO E LA COLLERA

Il perdono e il pentimento

Ritornando al 3 caso (delle possibili situazioni in cui può entrare in gioco il perdono, ovvero quello in cui l’offensore rifiuta di riconoscere il male commesso:

  • minimizzandolo o negandolo;
  • ponendosi lui stesso come vittima;
  • o esprimendo solo delle vaghe scuse;
  • riconoscendo i fatti, ma negandone le conseguenze)

l’offeso, a causa della insensibilità dell’offensore, sentirà del dolore e probabilmente avrà la tendenza a spazientarsi, a ribellarsi, a provare rancore, odio.

Come potrà fare, in questo caso, l’offeso a liberarsi?

Dovrà perdonare l’offensore, anche se questi non mostra alcun segno di rimorso?

No!

Sarebbe un errore credere che sia benefico accordare il proprio perdono a qualcuno che non si pente.

Nessun perdono senza pentimento

La Bibbia è molto chiara: l’offeso non deve perdonare se non c’è il pentimento dell’offensore.

Come può allora liberarsi della sua ferita senza il perdono dell’offesa?.

Intraprendendo un altro cammino, un altro percorso, che consiste nell’esprimere la propria collera e la sua tristezza in maniera appropriata.

E l’aiuto va dato proprio sostenendo la persona ad esprimere questa collera, finanche, se fosse necessario, esortando ad interrompere ogni relazione con l’offensore (soprattutto in caso di incesto, stupro, violenza coniugale o abusi sessuali, spirituali o psicologici)

La collera detta ed espressa in maniera appropriata libererà l’offeso (la vittima) dal rancore e dall’odio e dalla collera contro se stessi.

L’offeso dovrà lasciare il suo bisogno di giustizia nelle mani di Dio, il giusto giudice, che non tiene il colpevole per innocente.

Questo percorso alternativo (al perdono diretto dell’offensore quando questi non vuole riconoscere il male commesso) è definibile come il ‘lasciare la presa’.

Questo percorso rende libero l’offeso ma non l’offensore. Quest’ultimo dovrà rendere conto a Dio, al quale la vittima dell’offesa ha trasmesso il peso di questa.

Dalla collera alla militanza

Martin Luther King, il pastore degli Stati Uniti del sud, che ha conosciuto e sofferto numerose ingiustizie a causa del colore della sua pelle, ha saputo trasformare la usa collera (giusta) in militanza per la difesa dei diritti civili e per la pace.

Non ha accordato un perdono a delle persone non pentite, ma, rimettendosi nelle mani del Dio di ogni giustizia, è diventato militante per la giustizia.

Esaminiamo, ora, un versetto che evidenzia la necessità del pentimento perché il perdono possa eventualmente essere accordato:

Se tuo fratello pecca, riprendilo; e se si ravvede perdonalo”. [1]

Questo testo comanda di perdonare colui che si pente, mai di accordare il perdono incondizionatamente.

Da nessuna parte la parola di Dio chiede alla vittima di pentirsi perché non ha potuto accordare il suo perdono a qualcuno che non lo domanda.

L’appoggio di Bonhoeffer e Wells

Se Bonhoeffer ci ha messo in guardia contro l’idea di grazia a buon mercato, bisogna anche denunciare la pace a buon mercato.

Dire che la pace è ristabilita quando non è il caso (ossia quando così non è), significa fare opera di falso profeta. [2]

La vera pace e il vero perdono sono dei tesori che costano.

E’ soltanto quando ci pentiamo che Dio perdona.

Gesù ci ha detto di fare la stessa cosa: se tuo fratello ti ha offeso, riprendilo e se si pente, perdonalo.

Nei confronti di Dio, dice Paul Wells, riceviamo il perdono quando riconosciamo il nostro peccato, quando è confessato apertamente davanti a lui e davanti a coloro che abbiamo offeso. Nei riguardi di coloro che vorrebbero accordare il perdono senza pentimento, Wells aggiunge: “Siamo noi più santi di Dio? Il nostro pentimento è necessario per il suo perdono; quello del nostro offensore non lo è di meno per il nostro”! [3]

Esame dei testi biblici

Visto che l’apostolo Pietro ci ricorda che la parola di Dio “Non si presta a interpretazioni particolari”, [4] è opportuno esaminare alcuni passi biblici, che alcuni usano dando loro delle interpretazioni poco chiare, alterando il vero senso che queste Scritture intendono dirci.

Amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano[5]

Questo passo non dice in nessun caso di perdonare senza pentimento.

Il non perdonare se non c’è pentimento è un atto di amore per il peccatore. Infatti, come dice il profeta Isaia:

Se si fa grazia all’empio, egli non impara la giustizia”; agisce da perverso nel paese della rettitudine, e non considera la maestà dell’Eterno”  [6].

Perdonare senza pentimento significa avallare il male. Dà l’impressione al colpevole che possa ferire gli altri senza mai regolare i suoi debiti.

Padre perdona loro perché non sanno quello che fanno[7]

Questo è un ordine particolare in opposizione a un ordine generale.

Non è quindi un versetto che istituisce un obbligo a perdonare tutti in ogni circostanza. Questo andrebbe contro tutto il pensiero della salvezza nella Bibbia; si tratta di una richiesta unica di Gesù al Padre, di perdonare il peccato degli uomini, nell’istante in cui muore sulla croce.

Non è quindi una generalizzazione.

Il Padre nostro

Rimettici i nostri debiti come anche noi li abbiamo rimessi ai nostri debitori[8]

In questo versetto si parla del legame tra il perdono che Dio ci accorda e quello che gli uomini si accordano fra loro.

Il testo quindi non parla del fatto che non ci sia necessità del pentimento dell’offensore affinché il perdono venga accordato.

Il perdono divino è accordato in seguito al pentimento umano.

Tuttavia questo non significa che il modo di perdonare di Dio ricalca quello umano (sovente sbagliato, del tipo “ti do se mi dai”).

L’apostolo Giovanni afferma: “In questo è l’amore: non che noi abbiamo amato Dio, ma che egli ha amato noi, e ha mandato suo Figlio per essere il sacrificio propiziatorio per i nostri peccati”. [9]

Il perdono biblico dipende da due atteggiamenti paradossali:

  • il desiderio di sapersi perdonato e amato;
  • la convinzione di non esserne degno.

Non si tratta, quindi, di un mercanteggiamento con Dio.

Enzo Maniàci  (www.servizieducativi.altervista.org)

[1] Luca 17: 3

[2] Ezechiele 13: 16

[3] P. Wells, Certitudes N 195, Mai 2000, p. 26

[4] 2 Pietro 1: 20

[5] Matteo 5: 44

[6] Isaia 26: 10

[7] Luca 23: 34

[8] Matteo 6: 12

[9] 1 Giovanni 4: 10

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