…Ancora suicidi per la crisi. A Torino un uomo si spara, a Gabicce una donna si getta in mare… ma l’uomo che ha fede in Cristo Gesù resiste ai combattimenti della vita!

Ancora suicidi per la crisi. A Torino un uomo si spara, a Gabicce una donna si getta in mare.La crisi economica continua a mietere vittime. Una donna sparita dalla sua casa di Bologna qualche giorno fa – è stata ritrovata in mare a Gabicce, nelle Marche: era stata licenziata. A Torino un imprenditore ortofrutticolo si è sparato.
Ancora un suicidio a causa della crisi: stamattina è stata recuperata in mare nello specchio d’acqua antistante il porto di Vallugola a Gabicce Mare (Pesaro Urbino), il corpo senza vita della donna di 55 anni di Bologna che aveva lasciato un messaggio con su scritto la volontà di uccidersi. La donna era sola, separata ed aveva da poco perso il lavoro. Si era allontanata da casa due giorni fa, dopo aver avvisato la madre che sarebbe andata a una festa. La donna aveva preso la sua macchina e si era diretta al porto di Vallugola, tra Pesaro e Gabicce mare, dove era solita andare quando ancora era sposata. La sua auto è stata ritrovata ieri dai carabinieri vicino al molo: sul posto, i militari hanno trovato anche una bottiglia di liquore e dei medicinali, mentre nel sedile della vettura c’erano delle lettere con le quali la donna spiegava di volerla fare finita per la mancanza di lavoro.

 

La notizia fa il paio con quella drammatica che ha visto protagonista un uomo di 62 anni di Torino, che si è suicidato sparandosi un colpo di fucile sotto il mento. La ragione del gesto sarebbe la forte depressione causata da problemi economici legati alla crisi: l’uomo, infatti, gestiva un ingrosso ortofrutticolo.

Ma può bastarci questa spiegazione? No, c’è qualcosa nel nostro cuore che si ribella, perché se fosse soltanto così vorrebbe dire che il senso della nostra vita, le ragioni per vivere, dipendono soltanto dalle circostanze. Non intendiamo assolutamente giudicare le vittime di questa tragedia: Dio solo sa cosa significhi ritrovarsi nella miseria, sentire venir meno quella dignità costruita in tanti anni di duro e onesto lavoro, provare la vergogna di dover chiedere un aiuto economico per continuare a sopravvivere.

E’ facile cedere alla tentazione di farla finita. E non ci sono giustificazioni, per uno Stato che depreda i suoi cittadini, che li tratta da sudditi e ladri presunti, sempre costretti a dimostrare la propria correttezza. E nel frattempo spreca scandalosamente risorse per mantenere una macchina burocratica terribilmente inefficiente.

No, nessuna giustificazione per questo, chi mette altri in situazione di tentazione e pericolo è già responsabile. E però questo da solo non basta a spiegare il suicidio di questi onesti cittadini. Il punto è che quando tante sicurezze vengono a mancare – i soldi, la salute, la famiglia – lì si vede su cosa abbiamo poggiato la nostra vita, in cosa confidiamo veramente. Se siamo schiavi delle circostanze, dei nostri progetti, o se la nostra vita è più grande di tutto questo. Se la causa ultima del suicidio è la crisi economica, o in generale la circostanza negativa, vuol dire che il valore della nostra vita dipende da come vanno le cose, in fondo dipende dal potere che stabilisce cosa ha valore e cosa no. Allora è ammettere che siamo schiavi: delle circostanze, dei nostri progetti, del nostro limite, dello Stato.

Ecco perché a questo, accanto alla compassione per tutte le vittime, sentiamo un moto di ribellione interiore. Ridurre tutto alla questione economica è l’ultimo torto che faremmo a queste povere vite interrotte, ma anche a noi.

Quando non ci sono problemi psichici, il suicidio è sempre per mancanza di senso, per la mancanza di fede in chi ieri ti ha dato la vita e che domani ti darà la vita eterna. Certo, probabilmente non ci fosse stata la crisi economica, non sarebbe successo, chi lo può dire. Ma ancora di più: se Romeo, Annamaria e Giuseppe avessero avuto una compagnia umana al loro fianco, che gli avrebbe parlato di Cristo e testimoniato l’esperienza personale con Cristo Gesù, fratelli e sorelle che avessero condiviso nel bisogno la loro vita, non solo probabilmente non sarebbe successo nulla, ma avrebbero potuto vivere con gioia sia nella povertà sia nella sicurezza economica.

Risolvere i problemi economici è urgente e necessario, ma ancora più urgente è necessaria è un’amicizia che ci faccia sperimentare il significato più vero della nostra vita, che ci faccia sentire amati. E’ il bisogno più vero e profondo che abbiamo noi tutti, di cui il bisogno materiale è solo un segno. La verità è che se uno si aggrappa alla fede in Cristo Gesù tutto si sopporterà in questa vita, perchè il Signore ci insegna che stretta e faticosa e la strada che porta alla Salvezza! Coraggio andiamo avanti perchè Gesù ci Ama!

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