Auschwitz: croci incise sui muri, che sembrano chiedere pietà

Auschwitz: sono state trovate delle croci incise, che sembrano chiedere pietà agli aguzzini nazisti e affidavano l’ultimo respiro delle loro vittime al Cristo sofferente, sulle pareti dei padiglioni del campo di concentramento più tristemente noto, per avere ospitato tanti orrori.

Anche Massimiliano Maria Kolbe (e, come lui, tanti altri cristiani) sostò tra quelle mura, completamente in balia della crudeltà dell’uomo, che voleva arrogarsi il diritto di cambiare la storia, trucidando coloro che -a dire di Hitler- non dovevano farne più parte.

Così, le stanze di Auschwitz, oggi adibite a musei degli orrori, mostrano i resti del genocidio, poiché conserva gli oggetti di cui i soldati nazisti privavano i loro prigionieri.

Li privavano anche della dignità, riducendone il valore a “nulla”. Anche i loro capelli venivano conservati -quelli rasati dalla loro testa, prima della prigionia- perché potessero servire -forse- all’industria tessile tedesca.

Nei padiglioni di Auschwitz ci sono anche quei capelli! Attraversando le stanze, si possono immaginare le urla di disperazione delle donne, dei bambini, degli uomini che, ad Auschwitz come altrove, scendevano a flotte dai treni per la loro ultima tappa terrena.

Ad attenderli, le camere a gas, i forni crematori o -se andava bene- i lavori forzati, poco nutrimento e tanta fatica, fino a morirne.

E sulle pareti, testimoni di quelle atrocità, si scorgono anche delle le croci, incise con materiale di fortuna, ultimo appello al Salvatore, alla giustizia, alla pace.

Qualcuno ha raffigurato persino il Cuore di Gesù e quelle immagini sacre sembrano voler dire che ovunque sovrabbondi la cattiveria umana, il male non prevarrà, se Dio è con noi a darci forza e sostegno, se lo si invoca nel momento ultimo della nostra esistenza, se con fede crediamo che, dall’altra parte della morte, ci sia lui ad attenderci a braccia aperte.

Quante persone ad Auschwitz, proprio come Kolbe, dovettero subire torture terribili. Oggi, ricordano al mondo che la discriminazione è inumana.

Antonella Sanicanti

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