BEATI I PERSEGUITATI PERCHÉ DI LORO È IL REGNO DEI CIELI

Il discepolo di Gesù, che è povero, afflitto, mansueto, affamato, misericordioso, puro, e pacifico, è soggetto ad aspre azioni repressive da parte di quella società, nella quale si muove e verso la quale indirizza il suo stile di vita e il suo messaggio di libertà. Gesù lo chiama beato. “Beati i perseguitati per motivo di giustizia, perché di loro è il Regno dei Cieli”.

Se la società secolare si è sbarazzata di Gesù perché non gradiva affatto il suo messaggio stravolgente quei valori terreni a cui è morbosamente attaccata, tanto più lo farà con i suoi seguaci. Il discepolo di Gesù è perseguitato, perché è alla sua sequela. Se Gesù è il compimento della Legge, i discepoli annunciano Gesù come l’autentica giustizia. Il messaggio di Gesù sovverte l’ordine dei valori, il mondo viene messo sottosopra. Ma l’uomo secolare è fortemente attaccato ai suoi valori e perseguita il seguace di Gesù, il cui messaggio mette in crisi il sistema vigente.

La persecuzione contro il Cittadino del Regno è diversificata: egli è calunniato, molestato con le parole ingiuriose, ma anche battuto, imprigionato, privato dei suoi beni e persino eliminato. Come è chiamato il discepolo a reagire? Non certo con la violenza, ma con una disposizione spirituale che fa accapponare la pelle: i discepoli sono chiamati a gioire. Certamente, non è la gioia che un uomo prova, quando ha raggiunto o conquistato mete importanti nella sua vita, e non è la risata che viene suscitata dopo avere ascoltato una simpatica barzelletta o dopo esilaranti battute o azioni mimiche durante la visione di una divertente commedia.

Ma la gioia, di cui parla Gesù, è uno dei frutti dello Spirito Santo (cfr. Gal.5:22), è uno stato spirituale donato dal Signore, perché si è alla sequela di Gesù. La sofferenza del discepolo scaturisce dal fatto che il discepolo è leale a Gesù e ai suoi modelli di verità e di giustizia. Abbiamo una testimonianza evangelica di questa reazione passiva alla persecuzione ed è quella data dagli apostoli, dopo essere stati battuti dal Sinedrio (cfr.Atti 5:41). Se c’è un indizio che possa avvalorare l’autenticità del discepolato è proprio il fatto che il seguace di Gesù è sempre respinto dai sistemi religiosi e politici. La persecuzione è il marchio del vero discepolato. Coloro che dicono di essere cristiani e sposano modelli culturali e stili di vita della società secolare in netto contrasto con la giustizia di Dio, della quale Gesù si è reso garante, e godono del plauso del secolo, dovranno rivedere seriamente e responsabilmente il loro mondo concettuale e la loro condotta etica, affinché possano recuperare umilmente l’autenticità del discepolato.

“Coloro che seguono Gesù rinunziando a beni terreni, a felicità, al diritto, alla giustizia, all’onore, alla violenza si distingueranno dal mondo nel giudizio e nell’azione, saranno di scandalo al mondo. Perciò i discepoli saranno perseguitati per cagione di giustizia. Il premio delle loro parole ed azioni non sarà riconoscenza, ma riprovazione da parte del mondo. E’ importante che Gesù chiama beati i suoi discepoli anche lì dove non soffrono direttamente per la testimonianza del suo nome, ma per una causa giusta. E’ a loro rivolta la stessa promessa che ai poveri. Come perseguitati, infatti, sono uguali a questi” (9)

Le beatitudini sono il ritratto dell’autentico discepolato. Il carattere eccezionale del cristiano determina non una fragilità umana, ma una espressione di potenza. Per mezzo delle beatitudini Gesù sferra un poderoso attacco al mondo non cristiano e alla sua struttura, richiedendo ai suoi discepoli di incarnare interamente la Charta Magna dei valori cristiani.

… “Alla fine delle beatitudini sorge la domanda, quale luogo in terra resti ancora a una simile comunità. E’ chiaro che a loro resta solo un posto, cioè quello dove si trova il più povero, il più esposto alla tentazione, il più mite, la croce sul Golgota. La comunità delle beatitudini è la comunità del Cristo crocifisso. Con lui ha perso tutto e con lui ha trovato proprio tutto. Partendo dalla croce ora si dice: “beati, beati”. Ma ora Gesù parla esclusivamente a quelli che possono comprenderlo, ai discepoli, perciò usa la seconda persona: “Beati voi, quando vi oltraggeranno e vi perseguiteranno e mentendo diranno male di voi per causa mia. Gioite ed esultate, perché molta è la vostra ricompensa nei cieli, così infatti perseguitarono i profeti prima di voi”.

I discepoli vengono ripudiati, ma è Gesù stesso a essere colpito, tutto ricade su di lui, perché essi sono oltraggiati per causa sua. Egli porta la colpa. L’oltraggio, la persecuzione, la persecuzione fino alla morte, la maldicenza sigillano la beatitudine dei discepoli nella loro comunione con Gesù. Non può essere altrimenti se non che il mondo si sfoghi con parole,violenza, calunnia contro lo straniero mite. Troppa minacciosa, troppo forte è la voce di questi poveri e miti, troppo paziente e silenziosa la loro sofferenza, troppo potentemente la schiera dei discepoli testimonia, mediante povertà e dolore, dell’ingiustizia del mondo. Questo deve essere punito con la morte. Mentre Gesù grida: “Beati, beati!”, il mondo grida: “via, via!”. Sì, via, ma dove? Nel Regno dei cieli, Rallegratevi e giubilate, perché il vostro premio è grande nei cieli. Ecco i poveri nella sala addobbata a festa. Dio stesso asciuga le lacrime versate dagli afflitti in esilio, sazia gli affamati con la sua Cena. I corpi feriti e martoriati ora sono trasfigurati, e al posto delle vesti del peccato e della penitenza portano le vesti bianche dell’eterna giustizia. Da queste eterna letizia già ora una voce giunge alla comunità dei seguaci sotto la croce, la voce di Gesù: “Beati, beati”. (1)

(1) Dietrich Bonhoeffer, op. cit. pagg.94- 95

Paolo Brancè | Notiziecristiane.com

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