Bimbi in orfanatrofio: il disastro nelle adozioni

Bambini negli orfanotrofi, coppie valutate idonee ad adottare in attesa da anni e rapporti incrinati con i 52 Paesi con cui l’Italia intratteneva solide relazioni in materia di sostegno all’infanzia. E questo il risultato del blocco della Commissione governativa per le adozioni internazionali (Cai) presieduta dall’ex pm Silvia Della Monica.

Dalla Monica è entrata in carica il 13 febbraio del 2014 – ricoprendo il ruolo di presidente e vicepresidente durante tutto il governo Renzi, mentre attualmente siede Gentiloni alla presidenza dell’organismo – da allora la Commissione è stata convocata solamente il 27 giugno di quello stesso anno; quella riunione non è stata neppure conclusa perché fu sospesa dall’ex pm, prima di affrontare tutti gli ordini del giorno, e non è mai più stata riconvocata. Dopo di che mai una comunicazione, mai una risposta alle sollecitazioni e alle richieste ufficiali di incontro.

I motivi e le conseguenze di questo gravissimo atteggiamento sono stati al centro della Conferenza stampa tenuta ieri al Senato dal commissario della Commissione Cai, l’avvocato Simone Pillon; dai rappresentati delle coppie colpite da questo caos e riunite nell’associazione Family for children e dal senatore ed ex presidente della Cai, Carlo Giovanardi.

Anzitutto Pillon ha evidenziato che era proprio la collegialità dell’organismo governativo a consentirne il suo corretto funzionamento. Il tavolo sarebbe infatti composto da gli enti privati accreditati che curano le pratiche per le adozioni in maniera sussidiaria rispetto ai compiti dello Stato; da esperti dei ministeri degli Interni, della Giustizia e degli Esteri che mettono a disposizione le loro competenze per l’espletamento di ogni tipo servizio e da un membro del Forum delle famiglie che, nella fattispecie, è l’avvocato Pillon.

Tutto questo ha rappresentato un modello, copiato da molti paesi, che ha consentito all’Italia di avere un numero di adozioni annue secondo solo agli Stati Uniti. Ora la Cai è ridotta ad un organismo monocratico diretto dalla Della Monica. Eppure tutte le decisioni della Commissione – a norma di statuto – dovrebbero essere collegiali e le decisioni assunte dalla vicepresidente sono invalide se non ratificate dalla commissione alla prima riunione utile.

Per questo motivo Pillon ha fatto due volte richiesta formale di una convocazione della Commissione, l’ultima lo scorso 30 gennaio, senza ottenere alcun riscontro. Porte in faccia anche alle famiglie e agli enti che in questi anni hanno provato più volte ad aprire un canale di dialogo con la vicepresidente. Nel frattempo numerosi sono stati i disservizi, i ritardi e le incongruenze generate dallo stallo dell’organo di controllo delle adozioni.

Le relazioni internazionali ne sono state danneggiate, tanto che la Federazione Russa aveva proposto una moratoria dell’adozione dei bambini russi in Italia. Numerosi problemi ci sono stati anche con le autorità della Bielorussia che nel corso del 2015 avevano bloccato le adozioni non ottenendo riscontro dalla Cai in ordine alle richieste lettere di garanzia, per non parlare della questione Congo riguardo alla quale la Dalla Monica ha detto che alcuni bambini “sarebbero stati sottratti alle famiglie naturali”, sebbene nessun fascicolo risulti aperto dalle autorità italiane.

L’ex pm avrebbe infatti congelato la Commissione perché a suo dire ci sarebbero “loschi traffici” e “conflitti di interesse” degli Enti accreditati. Ma se così fosse allora non si capisce per quale motivo la stessa Cai non è mai stata convocata per chiudere questi Enti con l’accusa di irregolarità. Il sen. Giovanardi ha ricordato infatti che sotto la sua presidenza, tra il 2008 e il 2011, la Cai si è riunita 33 volte per approvare o ratificare collegialmente gli oggetti all’ordine del giorno; ogni anno si è svolta almeno una riunione plenaria con gli enti autorizzati; quattro enti sono stati chiusi  per irregolarità e due per rinuncia e ad altri è stata revocata l’autorizzazione ad operare in determinati paesi. Non solo ma durante il governo Berlusconi sono stati organizzati gli incontri fra la Cai, le famiglie adottanti, i bambini adottati e i responsabili delle autorità sulle adozioni di Russia, Congo, Guatemala e la presidenza di allora ha partecipato a missioni internazionali in Russia, in Burkina Faso dove ha organizzato la conferenza sulle adozioni con i Paesi dell’Africa occidentale ed in Cambogia.

Ma le prime vittime delle stallo venutosi a creare da tre anni a questa parte sono le famiglie che hanno subito inaccettabili ingiustizie e sono state lasciate prive di supporto e di notizie, come hanno sottolineato Giovanni Verduci, e la signora Karen Hague dell’associazione Family for Children. Che anche in questi giorni ha pubblicamente denunciato le irregolarità in ordine alle adozioni in Etiopia. Le famiglie presenti in Senato hanno raccontato di mail e lettere che non hanno mai avuto una risposta, di coppie che hanno firmato contratti capestro con enti fuori controllo a causa della mancata vigilanza della Cai e di sostegni economici mai arrivati a coloro che ne avrebbero diritto come rimborso per le spese sostenute per l’adozione di un bambino. Anche la richiesta di un intervento del garante per l’infanzia, allo scopo di tutelare il supremo interesse dei minori, al momento sembra caduta nel vuoto.

Certamente c’è stata una volontà politica di bloccare l’organismo e di metterlo esclusivamente nelle mani di questo ex pm. Dalla Monica è stata a lungo alla Procura della Repubblica di Firenze e nel 2008 fu anche eletta al Senato nelle fila del Pd. E secondo indiscrezioni la plenipotenziaria della Cai non avrebbe risposto nemmeno alla convocazione della Boschi. Ambienti vicini all’opposizione affermano invece che il blocco sia voluto per rilanciare una grande riforma delle adozioni che apra anche alle “nuove forme di famiglia”.

Tant’è che il prossimo 13 febbraio la nomina di Dalla Monica decadrà come quella di tutti gli altri componenti della Cai. Il presidente del Consiglio Gentiloni avrà 45 giorni per rinnovare la Commissione e ridare nuova speranza a migliaia di bambini che in questi anni sono rimasti in orfanotrofio.

di Marco Guerra | Lanuovabq.it

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