MALATTIA E GUARIGIONE DI EZECHIA

Isaia 38:1,21

In quei giorni Ezechia si ammalò gravemente. Il profeta Isaia figlio di Amoz si recò da lui e gli parlò: «Dice il Signore: Disponi riguardo alle cose della tua casa, perché morirai e non guarirai». Ezechia allora voltò la faccia verso la parete e pregò il Signore. Egli disse: «Signore, ricordati che ho passato la vita dinanzi a te con fedeltà e con cuore sincero e ho compiuto ciò che era gradito ai tuoi occhi». Ezechia pianse molto. Allora la parola del Signore fu rivolta a Isaia: «Va’ e riferisci a Ezechia: Dice il Signore Dio di Davide tuo padre: Ho ascoltato la tua preghiera e ho visto le tue lacrime; ecco io aggiungerò alla tua vita quindici anni. Libererò te e questa città dalla mano del re di Assiria; proteggerò questa città. Da parte del Signore questo ti sia come segno che egli manterrà la promessa che ti ha fatto. Ecco, io faccio tornare indietro di dieci gradi l’ombra sulla meridiana, che è già scesa con il sole sull’orologio di Acaz». E il sole retrocesse di dieci gradi sulla scala che aveva disceso. Cantico di Ezechia re di Giuda, quando cadde malato e guarì dalla malattia. Io dicevo: «A metà della mia vita me ne vado alle porte degli inferi; sono privato del resto dei miei anni». Dicevo: «Non vedrò più il Signore sulla terra dei viventi, non vedrò più nessuno fra gli abitanti di questo mondo. La mia tenda è stata divelta e gettata lontano da me, come una tenda di pastori. Come un tessitore hai arrotolato la mia vita, mi recidi dall’ordito. In un giorno e una notte mi conduci alla fine». Io ho gridato fino al mattino. Come un leone, così egli stritola tutte le mie ossa. Come una rondine io pigolo, gemo come una colomba. Sono stanchi i miei occhi di guardare in alto. Signore, io sono oppresso; proteggimi. Che dirò? Sto in pena poiché è lui che mi ha fatto questo. Il sonno si è allontanato da me per l’amarezza dell’anima mia. Signore, in te spera il mio cuore; si ravviva il mio spirito. Guariscimi e rendimi la vita. Ecco, la mia infermità si è cambiata in salute! Tu hai preservato la mia vita dalla fossa della distruzione, perché ti sei gettato dietro le spalle tutti i miei peccati. Poiché non gli inferi ti lodano, né la morte ti canta inni; quanti scendono nella fossa non sperano nella tua fedeltà. Il vivente, il vivente ti rende grazie come io oggi faccio. Il padre farà conoscere ai figli la tua fedeltà. Il Signore si è degnato di aiutarmi; per questo canteremo sulle cetre tutti i giorni della nostra vita, canteremo nel tempio del Signore. Isaia disse: «Si prenda un impiastro di fichi e si applichi sulla ferita, così guarirà». Ezechia disse: «Qual è il segno per cui io entrerò nel tempio?».

Il re Ezechia si era ammalato di una grave malattia che lo avrebbe condotto in breve alla morte. Dio mandò il profeta Isaia ad informarlo affinché, Ezechia, lasciasse a posto tutte le cose di casa sua. Questo dettaglio lascia presupporre che il Signore aveva già decretato la morte di Ezechia.

Un decreto emanato da Dio in persona. Chi mai ha avuto o ha, l’autorità, la posizione o il potere di poter cambiare qualcosa già stabilita e decretata dall’Altissimo?

Ezechia pianse molto, pregò l’Altissimo e gli cantò.

Le sue lacrime, la sua preghiera e il suo canto non rimasero inascoltate a Dio che disse: “Ho ascoltato la tua preghiera e ho visto le tue lacrime”. A questo motivo il Signore fu mosso a compassione ed aggiunse altri quindici anni di vita ad Ezechia, liberò lui e la sua città dal re di Assiria che li aveva invasi e li protesse (2Re 18:13,20 “Il quattordicesimo anno del re Ezechia, Sennacherib, re di Assiria, salì contro tutte le città fortificate di Giuda e le prese. Allora Ezechia, re di Giuda, mandò a dire al re di Assiria a Lakish: «Ho peccato; ritirati da me, e io accetterò tutto ciò che m’imporrai». Il re di Assiria impose ad Ezechia, re di Giuda, trecento talenti d’argento e trenta talenti d’oro. Così Ezechia diede tutto l’argento che si trovava nella casa dell’Eterno e nei tesori del palazzo del re. In quel tempo Ezechia staccò dalle porte del tempio dell’Eterno e dagli stipiti l’oro di cui Ezechia, re di Giuda li aveva rivestiti e lo diede al re di Assiria”).

Molto può la preghiera del giusto fatta con fede ed in armonia alla volontà del Signore, come nel caso del re Ezechia può cambiare persino un decreto emanato da Dio, ancora di più uno emanato da un uomo che potrebbe essere un medico o un giudice in base alle circostanze individuali e soggettive.

Ecco perché noi credenti preghiamo: “Perché attraverso la preghiera ci umiliamo al Signore, riconosciamo e gli dimostriamo di essere consapevoli di dipendere da Lui e dalla Sua volontà”.

La nostra preghiera può muovere a compassione il braccio destro dell’Onnipotente Dio ecco perché abbiamo la chiamata a pregare per noi stessi, per gli altri e per i nostri nemici affinché possiamo essere da Lui guariti, benedetti e liberati; solo e sempre se è nella Sua volontà divina. Bisogna, comunque, sempre saper discernere e principalmente essere consci che la “preghiera” è soprattutto la nostra intima relazione con il Signore. A Dio sia l’onore, a Lui ci affidiamo con fede e certezza che ha preparato per noi solo il meglio. Ricordandoci che viviamo in attesa della Sua venuta e che “il meglio” deve ancora venire.

Luisa Lanzarotta | Notiziecristiane.com

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