Celiachia: l’utilizzo del diserbante glifosate nella coltivazione dei cereali una possibile causa

glifosate3L’intolleranza al glutine e la Celiachia stanno crescendo in maniera esponenziale in Europa, negli USA e nel resto del mondo tanto da essere in forma epidemica e si stima che il 5% della popolazione Europea e Statunitense siano affette da questa patologia.

Uno studio pubblicato sulla rivista Interdisciplinary Toxicology (1) mette in discussione l’origine delle malattia che viene definita secondo la medicina ufficiale una malattia autoimmune, i cui effetti sono collegati al consumo di alimenti contenenti glutine una proteina presente nei cereali come frumento, orzo , segale e avena. Lo studio sostiene che un maggior uso del diserbante a base di glifosate, conosciuto principalmente con il nome commerciale di Roundup, nella coltivazione dei cereali e non solo, potrebbe essere la causa della crescita dei casi di celiachia, intolleranza al glutine, come mostra questo grafico riportato nell’articolo, ma anche della sindrome dell’intestino irritabile.

Hospital discharge diagnosis (any) of celiac disease ICD-9 579 and glyphosate applications to wheat (R=0.9759, p≤1.862e-06). Sources: USDA:NASS; CDC. (Figure courtesy of Nancy Swanson).

I ricercatori suggeriscono che il glifosato, il principio attivo dell’erbicida Roundup, può essere il fattore principale che causa questa epidemia.
Secondo gli autori, la malattia celiaca è associata a squilibri nei batteri intestinali che possono essere completamente spiegati dagli effetti noti del glifosato sui batteri intestinali, tra cui la riduzione dei Lactobacilli e dei Bifidobateri da un lato e da una sovracrescita del C. difficilis e Desulfovibrio dall’altro come riportato in tabella 1.

Effetto del
glifosate

Disfunzione

Conseguenze

Riduzione
Bifidobatteri

Compromessa
scomposizione del glutine

Anticorpi
antitranglutaminasi

Riduzione
Lactobacilli

Compromessa
scomposizione dei fitati

Riduzione
selenoproteine

Chelazione dei
metalli

Malattia
autoimmune della tiroide

E. coli anaerobici

Tossicità indolo

Tossicità renale

Sovracrescita C.
difficilils

Tossicità
p-Cresolo

Tossicità renale

Sovracrescita
Desulfovibrio

Idrogeno solforato

Infiammazione

Un recente studio sull’esposizione al glifosato nei pesci carnivori ha rivelato notevoli effetti negativi in tutto il sistema digerente (Senapati et al. , 2009 ). L’attività di proteasi, lipasi, amilasi sono tutti diminuiti in esofago, stomaco e nell’intestino di questi pesci in seguito all’esposizione al glifosato. Gli autori hanno anche osservato “distruzione delle pieghe delle mucose e disordine di struttura dei microvilli” nella parete intestinale, insieme ad una secrezione esagerata di mucina in tutto il tratto gastrointestinale. Queste caratteristiche ricordano molto la celiachia.

I peptidi del glutine nel grano sono idrofobici e quindi resistenti alla degradazione gastrica, pancreatica e alla proteasi intestinale (Hershko e Patz, 2008 ). Pertanto, l’evidenza di questo effetto sui pesci suggerisce che il glifosate può interferire con la riduzione delle proteine complesse nello stomaco umano, lasciando grandi frammenti di glutine nell’intestino umano che poi innesca una risposta autoimmune, portando a difetti nel rivestimento del tenue che sono caratteristici di questi pesci esposti al glifosato e dei pazienti celiaci.
Altre caratteristiche della malattia celiaca sono la riduzione di molti enzimi citocromo P450, che agiscono nella detossificazione di tossine ambientali, nell’attivazione della vitamina D3, nel catabolismo della vitamina A e nel mantenere la produzione di acidi biliari e fonti di solfato nell’intestino e, secondo gli autori dello studio, il glifosato è noto per inibire gli enzimi citocromo P450.

Anche carenze di ferro, cobalto, molibdeno, rame e altri metalli rari associati alla malattia celiaca possono essere attribuiti alla forte capacità di glifosato di chelare questi elementi. Analogamente, deficit di triptofano, tirosina, metionina e selenometionina associati alla malattia celiaca corrispondono alla capacità nota del glifosato di esaurire questi aminoacidi. I ricercatori sottolineano inoltre che i pazienti con malattia celiaca presentano un rischio più elevato di sviluppare il Linfoma non-Hodgkin, malattia che è stata anche associata all’esposizione al glifosato. Inoltre, essi sostengono che problemi riproduttivi associati alla malattia celiaca, come l’infertilità, aborti e la nascita di bambini con malformazioni possono essere spiegati dal glifosato.

Tutti i noti effetti biologici del glifosato (inibizione del citocromo P450, interruzione della sintesi di acidi aromatici amminoacidi, chelazione di metalli di transizione e azione antibatterica) contribuiscono all’insorgere della patologia della malattia celiaca, afferma il documento.
Gli autori riportano nelle seguenti tabelle gli effetti del glifosate e le relative disfunzioni e conseguenze.

Tabella 2: Chelazione dei metalli di transizione

Effetto del
glifosate

Disfunzione

Conseguenze

Carenza di cobalto

Carenza di
cobalamina

Ridotta metionina

Elevata
omocisteina

Malattie
neurodegenerative

Errata sintesi
proteica

Patologie
cardiache

Carenza di
molibdeno

Inibizione solfito
ossidasi

Inibizione xantino
ossidasi

Scarso apporto di
solfati

Danno al
DNA-cancro

Teratogenesi

Anemia
megaloblastica

Carenza di ferro

 

Anemia

Tabella 3: Inibizione
citocromo P450

Effetto del
glifosate

Disfunzione

Conseguenze

Inattivazione
vitamina D3

Insufficiente
metabolismo del calcio

Osteoporosi –
cancro

Catabolismo
dell’acido retinoico

Soppressione della
transglutaminase

Teratogenesi

Sintesi acidi
biliari

Insufficiente
metabolismo dei grassi

Insufficiente
apporto di solfati

Malattie della
cistifellea, Pancreatite

Detossificazione
xenobiotici

Aumentata
sensibilità alle tossine

Inadeguato
metabolismo dell’indolo

Malattie del
fegato

Anemia macrocitica

Malattie renali

Riduttasi dei
nitrati

Costrizione venosa

Trombosi

Tabella 4: soppressione
della via dello Schikimato

Effetto del
glifosate

Disfunzione

Conseguenze

Carenza di
triptofano

Recettori
ipersensibili a insufficiente apporto di serotonina

Depressione,
nausea, diarrea

 

L’utilizzo del diserbante glifosate nella coltivazione del grano
Il diserbante glifosato viene impiegato nella preparazione del letto di semina del grano e di recente è stato anche ammesso l’uso come disseccante totale nel trattamento pre raccolta tra i sette e i quattordici giorni dalla raccolta per provocare l’indurimento della granella soprattutto nelle annate piovose o se coltivato in zone con clima freddo.
I ricercatori hanno riferito che i residui di glifosato nel grano e in altre colture sono aumentati notevolmente negli ultimi anni grazie a questa pratica della essiccazione delle colture con il veleno per facilitare la raccolta e che ha aumentato l’esposizione della popolazione al veleno attraverso il cibo. Richiamano inoltre l’attenzione sul fatto che dal 2001, l’uso del glifosato in agricoltura è aumentato esponenzialmente a causa della diffusione di colture OGM Roundup Ready, ovvero resistenti al diserbante in questione.

L’uso del diserbante glifosate è vietato nel disciplinare di coltivazione del metodo biologico.

Figura 1: preparazione del letto di semina con diserbante glifosate

Celiachia e cofattori
Altri cofattori che intervengono nell’aumento dei casi di celiachia oltre a un sempre crescente utilizzo del diserbante glifosate potrebbero essere l’utilizzo di concimi chimici a base di nitrati che tendono ad aumentare la percentuale proteica e quindi di glutine nella farina ed anche il fatto che a partire dagli anni 60 i grani sono stati irraggiati per aumentare la produttività e quindi sono stati selezionati grani “nanizzati” ad alto rendimento che hanno bisogno di un maggior numero di trattamenti con pesticidi chimici di sintesi tra cui diserbanti, fungicidi e insetticidi, trattamenti che sono vietati nel metodo biologico.

Conclusioni
In base ai dati riportati nell’articolo (1) è molto probabile che la celiachia abbia origine dall’utilizzo del diserbante e/o disseccante totale glifosate e dalla relativa ingestione di residui più che dalla presenza di glutine nella farina stessa e che l’intolleranza al glutine sia una conseguenza piuttosto che la vera causa della malattia. Pertanto nella maggior parte dei casi, soprattutto quando viene esclusa la sua origine genetica, si può prevenire nutrendosi con farine ed alimenti coltivati con il metodo biologico. Interessanti e gustosi sono pane e pasta prodotti con grani antichi coltivati in Italia fino agli anni ‘60 circa e ora riscoperti, che non sono stati irraggiati e che si sviluppano con uno stelo alto un metro e mezzo circa per cui non hanno bisogno di diserbanti né di fungicidi e vengono coltivati con il metodo biologico mantenendo il profumo del pane e della pasta di una volta.

Glyphosate, pathways to modern diseases II: Celiac sprue and gluten intolerance, Anthony Samsel and Stephanie Senef, Interdiscip Toxicol. 2013, Vol. 6 (4): 159-184.

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3945755/

D.ssa Silvia Franzini in esclusiva per www.disinformazione.it