Chi erano gli Apostoli?

apostoliIl termine Apostolo viene dal greco “apóstolos” che significa “inviato”, questo termine però è frutto della traduzione dal greco delle Scritture mentre quasi certamente Gesù usò il termine aramaico “shelichah”, termine che identificava quei rabbini  mandati da Gerusalemme a raccogliere le offerte ed a visitare gli esuli. Il termine “shelichah” divenne poi anche sinonimo di emissario o di inviato. Il termine Apostolo viene a volte erroneamente accostato alla figura del missionario.

Gli evangelisti ci riportano il momento della loro chiamata volutamente senza alcuna enfasi. In Marco 3:13 si legge:
“Poi Gesù salì sul monte e chiamò a sé quelli che egli volle, ed essi andarono da lui. Ne costituì dodici per tenerli con sé e per mandarli a predicare con il potere di scacciare i demòni. Costituì dunque i dodici, cioè: Simone, al quale mise nome Pietro; Giacomo, figlio di Zebedeo e Giovanni, fratello di Giacomo, ai quali pose nome Boanerges, che vuol dire figli del tuono;  Andrea, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso, Giacomo, figlio di Alfeo, Taddeo, Simone il Cananeo e Giuda Iscariot, quello che poi lo tradì.”
Oltre al Vangelo di Marco, ne troviamo traccia anche in quello di Luca (Luca 6:12), il quale aggiunge solo il particolare che l’elezione avvenne dopo che Gesù passò la notte in preghiera, cosa certamente non strana. Matteo (Matteo 10:1) è invece più dettagliato nell’identificazione dei “dodici”.

Gli Apostoli vengono chiamati da Gesù agli inizi della sua attività di predicazione che si svolgeva in una area abbastanza limitata, quella del lago di Tiberiade (delle città ad esso vicine). Gli Apostoli erano già suoi discepoli (persone che già conoscevano e seguivano Gesù) che vivevano in quella zona.

Gli Apostoli rappresentano lo zoccolo duro dei primi discepoli di Gesù. Di varia estrazione sociale, tra di loro ci sono dei pescatori, due sono suoi cugini e tra questi vi è anche un pubblicano. Un paio di loro avevano conosciuto Gesù durante le nozze di Cana, città dove questi vivevano.

Gesù scelse gli Apostoli in piena autonomia e li scelse non in base alle loro qualità personali ma semplicemente li individuò tra quei discepoli più assidui e più vicini a lui e li scelse proprio affinché da quel momento in poi vivessero al suo fianco per formarli. Come sappiamo tra i dodici vi era anche Giuda il traditore.

Un certo ambiente teologico vuole attribuire agli Apostoli l’istituzione della prima forma di gerarchia per la chiesa ma tale affermazione cozza con molte evidenze bibliche. Noti sono gli insegnamenti di Gesù che condannano l’autoritarismo, emblematico è l’episodio della lavanda dei piedi ma in senso molto più ampio e pieno vi è la testimonianza della vita stessa di Gesù che da Re dei Re venne in terra per servire e non certo per far valere la sua autorità. Ma tutto questo purtroppo è costantemente disatteso dalle chiese che sembrano non poter mai fare a meno di gerarchie e di altri vezzi umani.

Un episodio poco noto è che Gesù, successivamente agli Apostoli, scelse 70 tra i suoi discepoli e li inviò a portare l’Evangelo (Luca 10:1), incarico apparentemente riservato solo agli Apostoli.

Ma allora cosa rappresentano gli Apostoli se non sono espressione di autorità e se non sono gli unici “inviati”?

La risposta si articola in due aspetti che chiariscono la funzione degli Apostoli.
Il primo aspetto è funzionale all’insegnamento attraverso le Scritture ed il secondo è di testimonianza storica.

Secondo molti teologi la prima forma di chiesa si ha solo dopo la crocefissione di Gesù ma questa tesi è a mio avviso una forzatura. Di fatto la prima chiesa la troviamo proprio in Gesù con gli Apostoli. Questa tesi trova conforto nell’espressione di Gesù che afferma “dove due o tre sono riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro” (Matteo 18:20). Come possiamo notare il verbo essere è al presente e non al futuro come vorrebbe la logica se Gesù si fosse voluto esprimere riferendosi al momento successivo alla sua ascesa.

In realtà se osserviamo con attenzione gli Apostoli svolgono nelle Scritture un ruolo fondamentale per la comprensione di cosa significhi camminare con Gesù e del percorso della salvezza e della santificazione del credente.

Gli Apostoli rappresentano proprio il modello di riferimento per il credente nel Nuovo Patto. Negli Apostoli troviamo anche la prima forma di chiesa imperniata, appunto su Gesù, una chiesa sociale, dove l’uno dipende dall’altro e dove tutto è in comune e che cammina e vive in mezzo alla società.

Proprio grazie agli Apostoli possiamo capire che non c’è alcuna differenza tra il camminare con Cristo presente fisicamente o in spirito, i “dodici” difatti sperimentarono entrambe le esperienze.

Vediamo dunque come la figura degli Apostoli incarni quella di ogni credente.
Prima vi è l’avvicinamento (gli Apostoli già seguivano Gesù), poi vi è la chiamata individuale (come quella di Gesù verso gli Apostoli), poi vi è la frequentazione e la conoscenza che sono indispensabili per comprendere la salvezza (gli Apostoli ricevono lo Spirito Santo dopo la resurrezione di Gesù), poi vi è la formazione e la sequela di Cristo che sono la vita del credente successivamente alla salvezza.

Come abbiamo detto però gli Apostoli hanno anche un funzione di testimonianza storica particolare oltre a quella formativa già espressa ed entrambe le cose le possiamo meglio comprendere leggendo la lettera di Paolo ai Corinzi (I° Corinzi 4:9-13).

“Poiché io ritengo che Dio abbia messo in mostra noi, gli apostoli, ultimi fra tutti, come uomini condannati a morte; poiché siamo diventati uno spettacolo al mondo, agli angeli e agli uomini. Noi siamo pazzi a causa di Cristo, ma voi siete sapienti in Cristo; noi siamo deboli, ma voi siete forti; voi siete onorati, ma noi siamo disprezzati. Fino a questo momento, noi abbiamo fame e sete. Siamo nudi, schiaffeggiati e senza fissa dimora, e ci affatichiamo lavorando con le nostre proprie mani; ingiuriati, benediciamo; perseguitati, sopportiamo; diffamati, esortiamo; siamo diventati, e siamo tuttora, come la spazzatura del mondo, come il rifiuto di tutti.”
Paolo si colloca egli stesso tra gli Apostoli e proprio Paolo rafforza i concetti prima espressi, ovvero che non occorre la presenza fisica di Gesù e questo per noi non è un fatto secondario ma basilare per condurci nella fede, difatti ciascun credente è chiamato individualmente a camminare con Gesù. Vediamo anche che gli Apostoli non sono ne una figura di comando (vedi come Paolo si definisce assieme agli Apostoli “spazzatura del mondo”) ne di modello inarrivabile.

L’unica cosa che dovrebbe distinguere ogni credente dagli Apostoli è il martirio, che appunto li identifica rispetto a noi, per il resto gli Apostoli sono il nostro modello di riferimento.
Paolo stesso dice “Siate miei imitatori, come anch’io lo sono di Cristo” (I° Corinzi 11:1 e Filippesi 3:17), qui Paolo non vuole certo sostituirsi a Cristo come modello ma sta semplicemente testimoniando che lui e gli Apostoli sono il prototipo del credente nel Nuovo Patto.

L’insegnamento che la figura degli Apostoli ci vuole dare è che anche noi siamo chiamati ad essere apostoli, non quelli originali ovviamente, ma i nuovi apostoli.

Non siamo noi forse gli emissari di Gesù in questo mondo ed in questa epoca? Gli Apostoli oggi non sono più, allora chi dovrebbe assolvere ora al loro compito se non noi?

Un altro insegnamento molto importante è che dobbiamo capire che anche noi oggi possiamo frequentare la scuola di Gesù e con Gesù, proprio come gli Apostoli, andando ai piedi delle Scritture ed abbandonandoci alla guida dello Spirito Santo.

Non cercate di imitare gli Apostoli ma siate apostoli!

Fabrizio Colapietro | Notiziecristiane.com

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