Chicago. Vedere finalmente il volto di quelle migliaia di respinti

Gruppo di immigrati clandestiniUn gruppo di volontari, sotto la guida delle Sisters of Mercy, è lì quando degli emigrati sudamericani vengono accompagnati all’aeroporto di Chicago. Tre persone sono autorizzate a salire nei minibus in partenza e a pregare brevemente con quegli uomini e quelle donne, incatenati e ammanettati. Questo venerdì, facevo parte di questo gruppo di tre! Sono le sette del mattino e fa estremamente freddo, circa – 20 C. I miei colleghi dei Gruppi cristiani per la Pace (Christian Peacemaker Teams) e io raggiungiamo una vigile davanti al Broadview Detention Center a Chicago. Ogni venerdì infatti un gruppo di una quarantina di persone vi si ritrovano per condividere un breve servizio di preghiera: il primo venerdì del mese, il servizio è interreligioso.

Broadview Detention Centerserve da punto di raccolta per gli immigrati senza documenti che sono stati arrestati nello stato dell’Illinois, ma anche in alcuni Stati vicini (Kentucky, Wisconsin e Indiana). L’edificio è piccolo, ben nascosto in una zona industriale di Chicago: all’interno, circa 1000 donne e uomini vi sono detenuti prima di essere rinviati nel proprio Paese di origine. Venerdì, di buon mattino, è il giorno in cui i minibus partono per l’aeroporto di Chicago.

Lunga lotta

L’ordine delle Sisters of Mercy si è battuto per parecchi anni per creare un servizio di cappellania per i detenuti del Centro di Broadview. Da sei anni, esse organizzano ogni settima­na questa veglia, in collaborazione con i rappresentanti di diverse comunità religiose di Chicago. Ma è solo dopo una lotta di oltre due anni che ottennero il diritto di entrare nella prigione e di offrire un accompagnamento pastorale personale ai dete­nuti. Questo accompagnamento include oggi il diritto di pregare con le persone respinte nel momento stesso della loro partenza per l’aeroporto. A seguito di questa azione, tre persone sono quindi autorizzate a salire nei minibus in partenza e di pregare brevemente con quegli uomini e quelle donne, incatenati e ammanettati. Questo venerdì, facevo parte di questo gruppo di tre!

 

L’amministrazione Obama ha aumentato il numero di respingimenti annuali

di immigrati sprovvisti di documenti: oggi, la barra delle 400. 000 persone l’anno è stata superata. Nell’agosto scorso, il Washington Post segnalava che Obama aveva deportato 1, 4 milioni di immigrati dall’inizio del suo mandato nel gennaio 2009, una media una volta e mezza più alta che sotto l’amministrazione Bush. In materia di immigrazione, il respingimento sistematico e generalizzato sembra rappresentare la panacea per i democratici come per i repubblicani.

 

Entriamo nella prigione e siamo condotti in un lungo garage dove i minibus, uno a uno verranno caricati. Durante il caricamento di ogni minibus, siamo rinchiusi in una minuscola cucina adiacente al garage; sentiamo il rumore delle catene di quelli e quelle che passano dall’altro lato della porta. Quando tutti sono seduti, siamo scortati alla porta laterale di ogni minibus, uno dopo l’altro, per un breve momento di preghiera e di scambio.

Questa mattina, ci sono sei minibus per un totale di circa 100 persone, eccezionalmente tutti uomini; vengono dal Messico, dall’Honduras, dal Guatemala… ripartono a mani vuote, con scarpe senza lacci ai piedi e le loro poche cose addosso. Il sogno americano finisce qui!

Parliamo in spagnolo, offriamo loro qualche parola di conforto e promettiamo che qui, negli Stati Uniti, alcuni si battono con accanimento per cambiare le leggi sull’immigrazione. Ci parlano di quelli e quelle che lasciano dietro di sé, molto spesso donne e bambini. Le guardie ci chiedono di non indugiare, possiamo stare lì, vicino a loro, solo per qualche minuto. Molto presto bisogna dire «Vaya… con Dios» se ciò è possibile! Mi rimangono in mente i loro volti, calmi, silenziosi, interrogativi, e mi chiedo dove avranno potuto trovare rifugio a quest’ora. Inutile entrare nei dettagli della politi­ca americana che provoca, ogni giorno, lo spostamento e l’impoverimento di innumerevoli persone nella maggior parte dei Paesi dell’America latina. Menzioniamo invece il Sanctuary Movement: iniziato dalle chiese, cominciò negli Stati Uniti negli anni 1980 allo scopo di accogliere l’onda di rifugiati generata dalla politica americana condotta in America centrale; oggi, è ricomparso, a Chicago anzitutto, per offrire un rifugio agli immigrati sul punto di essere rinviati.

I circa 10. 000 respingimenti annuali che si fanno in Svizzera

non sono, in proporzione, molto lontani dalle cifre americane. In risposta, il Manifesto scritto e diffuso dal comitato di Losanna contro la detenzione amministrativa chiede alle «comunità religiose di prendere posizio­ne fermamente contro la detenzione amministrativa e di accogliere degli stranieri minacciati da misure di costrizione». Là dove lo Stato fallisce, quale deve essere la politica di accoglienza coltivata dalle chiese? (Protestinfo)

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