Comunità evangeliche colpite dalla norma “anti Islam” introdotta in Lombardia
E fu così che la legge “anti minareto” finì per colpire i cristiani protestanti della Lombardia. Una rapida ricerca su Internet consente di chiarire che la legge 12 del 2006 emanata dalla Regione, comunemente nota come “anti Islam”, serviva a impedire il proliferare di luoghi di preghiera musulmani ricavati da seminterrati, ex officine e altri edifici che non fossero espressamente classificati come luoghi di culto. Ma una applicazione rigida da parte di molti sindaci di quella norma ha finito per colpire non i fedeli del Corano ma quelli del Vangelo, seppur non vicini alla Romana Chiesa.
Chiusura locali di culto
Sono già 23 i locali di preghiera degli evangelici fatti chiudere dai comuni in tutta la Lombardia proprio ai sensi della legge 12: l’ultimo caso si è verificato alla fine di dicembre a Cantù. “La norma è anticostituzionale, viola la libertà di culto e presto presenteremo ricorso per farla annullare: abbiamo già pareri legali che ci confortano”, annuncia il pastore Riccardo Tocco, fondatore dell’associazione Coel (Comunità evangeliche della Lombardia) e che si è messo alla testa di un’iniziativa contro la chiusura delle case di preghiera. Le comunità riformate contano su circa 40 mila fedeli in Lombardia, comprendendo avventisti, battisti, valdesi e altre “famiglie” cristiane staccatesi nei secoli passati dal Vaticano. “E si tratta di comunità molto vive a partecipate”.
Una battaglia della Lega
La presenza degli evangelici ha conosciuto negli ultimi anni un piccolo boom dal momento che viene alimentata dall’immigrazione: molti protestanti arrivano infatti da nazioni africane (Ghana, Nigeria, Costa d’Avorio) dove questo culto è molto vivo. E qui si arriva al nocciolo della questione. La nascita dei nuovi luoghi di preghiera è da oltre un decennio oggetto di un braccio di ferro con i sindaci. Il Pirellone, sotto impulso in particolare della Lega, era intervenuto cercando di regolare la materia all’interno della legge sui piani di governo del territorio. Moschee, templi e chiese di ogni genere dovevano essere registrate come tali dai piani di governo, pena la chiusura. Risultato: specie nei comuni guidati dal Carroccio, è stata espressamente vietata la nascita di nuovi luoghi di culto, norma varata in chiave anti islamica, ma che alla fine ha mietuto vittime anche tra i fedeli di altre religioni, la protestante in particolare.
Scontro duro a Gorle
Si arriva così alle 23 chiusure di chiese evangeliche censite fino a oggi: oltre al già citato caso di Cantù, se ne contano ben 10 in provincia di Bergamo (con tensione particolarmente viva a Gorle, dove sono volate scintille tra sindaco ed evangelici) e 6 a Milano (dove invece il comune ha aperto un tavolo di confronto). “Il risultato”, racconta Tocco, “è che molti nostri fratelli sono ridotti nella situazione degli antichi catecumeni, costretti a radunarsi in luoghi di fortuna, oppure ad esser ospitati da altri loro confratelli. Ma in questo modo si perde il legame di fratellanza fondato sulla preghiera, ma anche sulla solidarietà, che è alla base delle nostre comunità. Ve la immaginate una legge che facesse sparire questa o quella parrocchia cattolica? E secondo voi è giusto che le nostre case di preghiera abbiano norme urbanistiche più severe rispetto alle chiese?”
(Fonte: Corriere della Sera)
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