Cina, cristiani sempre più perseguitati

ROMA – ChinaAid, una grande organizzazione statunitense di sostegno ai cristiani perseguitati [fondata dal pastore “Bob” Xiqiu Fu, ora rifugiato negli States, ndr], ha reso noto ieri il suo rapporto annuale sulla situazione della libertà religiosa nelle terre governate da Pechino.
E la conclusione è che la situazione si sta deteriorando per il settimo anno di seguito. Il rapporto sull’anno che si è appena chiuso si basa su 132 casi di persecuzione, che hanno coinvolto 4.919 persone. Il numero degli individui giudicati in tribunale è cresciuto del 125 per cento, rispetto all’anno precedente; e il “tasso” di persecuzione, secondo quando sostengono a ChinaAid è cresciuto del 41.9 per cento se paragonato al 2011. 

Come è ormai triste tradizione, sono soprattutto le chiese domestiche, meno controllabili, a essere nel mirino delle autorità cinesi. Ma c’è anche un fattore congiunturale, che ha reso più dura la situazione, e cioè una volontà precisa da parte del Governo e del Partito. ChinaAid prende in esame sei elementi: il totale delle cifre sulla persecuzione, il numero delle persone colpite, il numero degli arrestati, il numero dei condannati, il numero dei casi di violazioni dei diritti e il numero delle vittime di questi abusi. Rispetto al 2011, il totale delle cifre relative alle sei categorie è cresciuto del 13.1 per cento. E se si considerano i sette anni precedenti, si osserva che il trend di peggioramento persiste, sulla base di un incremento annuale del 24.5 per cento per tutte e sei le categorie considerate. Secondo gli analisti di ChinaAid, la persecuzione del 2012 non è stata solo una prosecuzione della pratica, presente nel 2008 e nel 2009 di «prendere a bersaglio le chiese domestiche e i loro leaders nelle aree urbane», o di quella del 2010 di «attaccare i gruppi di legali difensori dei diritti umani cristiani, e di usare maltrattamenti, tortura e tattiche mafiose», e neanche della strategia del 2011 di aumentare di intensità gli attacchi contro i cristiani e le chiese domestiche che hanno un impatto sulla società. C’è stato un cambiamento di strategia, e la sua ragione può essere trovata in un documento emanato dai ministeri della Sicurezza Pubblica e dagli Affari Civili, che affrontava il tema del completo sradicamento delle Chiese domestiche. Il documento, curato dall’amministrazione statale per gli Affari Religiosi, indica grosso modo tre fasi dell’operazione. La prima, dal gennaio al giugno del 2012, prevedeva intense, complete e segrete indagini sulle chiese domestiche, in tutto il Paese, e la creazione di archivi su di esse.
La seconda fase dovrebbe durare dai due ai tre anni, e basarsi sull’eliminazione graduale delle Chiese domestiche che sono state schedate, per giungere, in un periodo decennale, alla completa cancellazione del fenomeno.
E in effetti a questo scopo sono stati usati vari sistemi di bastone e carota; chiusura delle chiese, invio nei campi di lavoro dei leaders, e nello stesso tempo tentativo di convincerli a entrare nel sistema di chiese controllato dallo Stato e dal Partito. Il rapporto si chiude però su toni lievemente ottimistici. Il 18.mo Congresso nazionale avrebbe chiuso un’epoca di ideologia di estrema sinistra. «ChinaAid è prudentemente ottimista – scrive il Rapporto -, perché a dispetto della crescente persecuzione e dei cambiamenti politici del 2012 la Chiesa… rimane ferma, e crescerà come i Cedri del Libano e gli alberi piantati vicini ai ruscelli, che al tempo stabilito danno frutti abbondanti».

Marco Tosatti da: LaStampa.it

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