Contesta la busta paga, operaio “picchiato” dall’imprenditore/assessore… cambiamo il nostro carattere!

impresa-dipendenti-300x225L’imprenditore Nereo Parolin gestisce una impresa metalmeccanica a Roncanova, nel Mantovano, e ha anche un incarico di assessore comunale a Gazzo Veronese. In questi giorni il suo nome è salito agli onori delle cronache in Veneto a seguito della denuncia di un suo giovane dipendente. Come riportano i mezzi d’informazione, il ragazzo, 26 anni di Melara (Rovigo), sarebbe stato aggredito da Parolin dopo aver chiesto chiarimenti sulla sua busta paga. Il giovane dipendente si sarebbe recato nell’ufficio dell’uomo per riscuotere il suo stipendio. Nell’aprire la busta paga, però, si è accorto di alcune incongruenze quali il mancato pagamento di alcune ore di straordinario e degli assegni familiari; nello spiegare il tutto, però, la situazione, secondo quanto scritto nella denuncia alle forze dell’ordine, degenera. Il 26 enne sarebbe stato malmenato, nell’ufficio dello stesso datore di lavoro alla presenza di moglie e figlia dell’operaio; tanto da dover ricorrere alla cure del Pronto soccorso dell’ospedale mantovano di Pieve di Coriano,con una prognosi di 15 giorni, ha presentato una denuncia ai carabinieri che ora stanno esaminando la posizione di Nerolin. La versione di Nereo Parolin, invece, è totalmente diversa, poiché afferma di essere stato lui quello pestato. Per questo motivo l’imprenditore/assessore ha presentato a sua volta una querela, sottolineando come la sua impresa abbia sempre rispettato i pagamenti. Per quanto concerne gli assegni familiari, la società era in attesa di risposte da parte dell’Inps, visto che i documenti consegnati dall’operaio risultavano incompleti.

Nel Comune di Revere, da domenica non si parla d’altro al punto che l’opposizione avrebbe già chiesto al sindaco Andrea Vecchini le dimissioni dell’assessore. “Non mi meraviglio del suo comportamento”, attacca Giampaolo Boninsegna, consigliere di minoranza “visto che anni fa ha aggredito anche me. Aggiunge il consigliere: Spero che il sindaco si smarchi e gli ritiri la delega”.

Quante persone violente, come quel datore di lavoro, abbiamo incontrato sul nostro cammino, che non hanno dimostrato pazienza e disponibilità ad ascoltarci nei momenti in cui avevamo bisogno di consolazione, di consigli, di aiuto o, più semplicemente di qualcuno con cui sfogarci.

Ma questo non ci deve spingere a comportarci come loro, anzi da buoni cristiani e figli di Dio dobbiamo fare il contrario dando completa disponibilità in genere ad ascoltare gli altri in modo da essere per loro l’aiuto e la spalla che essi cercano.

“Ma… mi stai ascoltando?” Se durante una conversazione ti senti fare questa domanda, puoi essere certo che qualcosa non è andato per il verso giusto. Forse il tuo interlocutore ha avuto l’impressione che tu ti sia distratto o le tue risposte sono sembrate inappropriate. Ti è mai capitato? Ascoltare non è così facile come sembra.
Infatti, ognuno di noi vive ogni istante della sua vita guardando il mondo dal proprio punto di vista, continuamente impegnato ad ascoltare una voce che risuona nella propria testa: i nostri stessi pensieri.

Così mentre gli altri ci parlano, è facile essere distratti e pensare ad altro oppure essere continuamente impegnati a preparare ciò che dobbiamo dire, senza mai ascoltare veramente gli altri.

Se vuoi comunicare in maniera efficace con le persone che ti circondano, non puoi solo lasciare che le parole fluiscano attraverso la tua bocca, ma devi imparare a tendere bene le orecchie.

Tendi l’orecchio, nelle nostre relazioni interpersonali, ci fa normalmente piacere che gli altri ascoltino ciò che abbiamo da dire.

Ma facciamo anche noi lo stesso con coloro che ci circondano? Le persone intorno a noi ci parlano continuamente, non solo attraverso le loro parole ma anche attraverso i loro sguardi e i loro atteggiamenti. Tuttavia, spesso siamo troppo concentrati su noi stessi per riuscire davvero ad interessarci di ciò che gli altri hanno da dire e cogliere i segnali che ci stanno mandando.

Viviamo in una società in cui tutti vanno di corsa e non hanno tempo da dedicare al prossimo, ma, come figli di Dio, dovremmo essere buoni imitatori del nostro Padre celeste. Egli, nonostante sia il Signore, il Creatore dell’universo, è attento e ascolta la voce dell’uomo: “Ma Dio ha ascoltatoè stato attento alla voce della mia preghiera” (Sl 66:19). “Allora quelli che hanno timore del SIGNORE si sono parlati l’un l’altro; il SIGNORE è stato attento e ha ascoltato…” (Ml 3:16).

Non è meraviglioso considerare che Dio ascolta le nostre preghiere e si interessa di noi? Non dovremmo noi fare lo stesso con i nostri simili? Gesù era attento ad ascoltare ciò che accadeva intorno a lui, percependo addirittura i pensieri di coloro che lo circondavano (Mr 2:8) e i bisogni di guarigione di coloro che lo toccavano (Mr 5:30). Egli era attento, pronto ad ascoltare e ad intervenire secondo il bisogno.

Ma questa disposizione ad ascoltare il prossimo, derivava innanzitutto dal fatto che Gesù era in sintonia con il Padre: “le cose che il Padre fa, anche il Figlio le fa ugualmente” (Gv 5:19). Egli trovava sempre il tempo e il luogo per ascoltare meglio ciò che il Padre aveva da dirgli: “Dopo aver congedato la folla, si ritirò in disparte sul monte a pregare. E, venuta la sera, se ne stava lassù tutto solo” (Mt 14:23)

Più tempo passiamo con il Padre e più impariamo da lui, anche ad ascoltare il prossimo. Ma noi siamo davvero interessati ad ascoltare Dio? Se fosse così, non dovremmo dedicarci con maggiore entusiasmo e dedizione alla lettura, allo studio, alla meditazione della sua Parola e alla preghiera? Allora perché queste cose trovano così poco spazio nella vita di molti credenti?

Riflettici un attimo, in quale modo hai impostato la tua vita? Ti aspetti che Dio abbia qualcosa da comunicarti attraverso la sua Parola, con la guida dello Spirito Santo che abita in te? Le tue preghiere sono semplicemente qualcosa che fai per abitudine o ti aspetti davvero che Dio risponda? Hai in te ogni giorno lo stesso atteggiamento di Samuele che si dispose ad ascoltare il Signore dicendo: “Parla, poiché il tuo servo ascolta” (1Sa 3:10).

Sei disposto a lasciarti investigare da Dio in modo che lui possa indicarti dove occorre cambiare? “Esaminami, o Dio, e conosci il mio cuore. Mettimi alla prova e conosci i miei pensieri. Vedi se c’è in me qualche via iniqua e guidami per la via eterna” (Sl 139:23-24).

Se impareremo ad ascoltare il Signore, diventeremo anche più attenti a ciò che gli altri avranno da dirci.

Infatti, se cerchiamo continuamente la guida del Signore nella nostra vita, cercheremo di non sprecare nessuna occasione per ascoltare la sua voce. E, talvolta, Dio ci parlerà, ci insegnerà, ci conforterà, ci farà riflettere proprio attraverso la voce di coloro che ci circondano. È vero, non sempre ciò che gli altri ci diranno sarà utile. Anzi, alcune volte dovremo chiudere le nostre orecchie per evitare di diventare cestini in cui gli altri possano venire a buttare tutte le loro maldicenze, falsi insegnamenti o critiche distruttive (vedi 2Ti 2:14). Tuttavia, ci saranno molte occasioni in cui, ascoltando con attenzione, sapremo cogliere una richiesta di aiuto o un suggerimento che può essere importante per la nostra vita. Quindi, tendi l’orecchio all’ascolto.

C’è una frase attribuita al filosofo greco Epitteto che suona così: “Dio ci ha dato due orecchie, ma soltanto una bocca, proprio per ascoltare il doppio e parlare la metà”. Ma è soprattutto la Scrittura che ci esorta in modo che “ogni uomo sia pronto ad ascoltare, lento a parlare…” (Gm 1:19). Purtroppo, invece, di frequente, la nostra lingua si muove molto velocemente mentre le nostre orecchie rimangono inerti. Ascoltare gli altri con attenzione è qualcosa che normalmente non ci riesce in maniera naturale, soprattutto quando ciò che il nostro prossimo ha da dirci non è di nostro interesse.

Però, abbiamo mai provato a pensare che prestare attenzione alle parole del nostro prossimo può essere un modo per fargli del bene?

“Non rifiutare un beneficio a chi vi ha diritto, quando è in tuo potere di farlo. Se hai di che dare, non dire al tuo prossimo: «Va’e torna, te lo darò domani»” (Pr 3:27-28).

Magari ciò di cui il tuo prossimo ha bisogno è solo un po’ del tuo tempo per chiederti un consiglio o anche solo per alleggerire il suo cuore di un peso che lo sta opprimendo. Gli dirai di tornare in un altro momento o farai di tutto per aiutarlo? Se tu avessi un gran peso sul tuo cuore, non saresti contento di trovare qualcuno che ti ascolti? Sì? Allora: “Ama il tuo prossimo come te stesso” (Ga 5:14) e preparati ad ascoltare.

Nell’ascoltare il prossimo dobbiamo però tenere presente alcuni tipici atteggiamenti da evitare. Non interrompere: “Mi interrompi sempre!”.  Una delle cose che può creare più problemi in una conversazione è quando uno parla senza lasciare che l’altro finisca di esporre il suo pensiero. Anche se pensiamo di aver qualcosa di importante da dire, dobbiamo tenere presente che il nostro interlocutore sarà più disposto ad ascoltarci se noi facciamo lo stesso con lui. Se interrompi continuamente, non dimostri di prendere seriamente le parole dell’altro. Inoltre, se non lasciamo che il nostro interlocutore completi il suo pensiero rischiamo di rispondere in maniera inappropriata, esasperando il nostro interlocutore:  “Chi risponde prima di avere ascoltato, mostra la sua follia, e rimane confuso” (Pr 18:13). Se davvero vuoi ascoltare qualcuno, dovresti ricordarti che c’è “un tempo per tacere e un tempo per parlare” (Ec 3:7). Ci sarà un momento in cui dovrai rispondere, ma devi sforzarti di evitare un continuo botta e risposta se vuoi davvero ascoltare l’altro!

“Nella moltitudine delle parole non manca la colpa, ma chi frena le sue labbra è prudente” (Pr 10:19)

Cerca di rimanere calmo, ci sono conversazioni che non sono piacevoli, ma non sempre possiamo evitarle. Mentre gli altri parlano, può capitare che tu non sia d’accordo con quanto stanno esponendo o forse ti sentirai attaccato dalle loro parole. Il tuo interlocutore potrebbe esprimere anche la sua disapprovazione nei tuoi confronti oppure dare delle valutazioni negative su qualcosa che ti sta particolarmente a cuore. In quei casi è facile lasciarsi prendere dalla collera. Resisti a questa tentazione:

“L’uomo collerico fa nascere contese, ma chi è lento all’ira calma le liti” (Pr 15:18).

Pur non essendo di carattere particolarmente collerico, ho notato che diverse volte nella mia vita ho reagito troppo velocemente ad una provocazione, mentre sarebbe stato molto più opportuno rimanere calmo. A volte, infatti, una reazione frettolosa può impedire di arrivare ad una vera conclusione del dialogo, dando origine subito ad una lite. Rimanendo calmi e continuando ad ascoltare l’altro, cercando piuttosto di smorzare i toni, comprenderemo bene il suo stato d’animo e alla fine potremo chiedergli di fare lo stesso nei nostri confronti. Se noi lo avremo ascoltato, ci saremo guadagnati il diritto a farci ascoltare a nostra volta.

Una cosa che può aiutarti a resistere alla tentazione di reagire subito alle provocazioni è la consapevolezza che anche tu a volte potresti essere irritante e negativo con le tue parole e gli altri sono costretti a sopportarti. Se tuo marito o tua moglie ti ha detto delle parole poco gentili, pensa a quante volte tu hai fatto lo stesso con lui/lei! Questa riflessione dovrebbe portarti ad essere più paziente.

“Il senno rende l’uomo lento all’ira, ed egli considera un suo onore passare sopra le offese” (Pr 19:11)

La bocca del giusto è una fonte di vita, ma la bocca degli empi nasconde violenza. L’odio provoca liti, ma l’amore copre ogni colpa” (Pr 10:12). La grande tentazione è quella di rispondere colpo su colpo, ma l’amore verso il prossimo (amico/moglie/marito/figlio ecc.) ci porterà ad agire diversamente: “Infine, siate tutti concordi, compassionevoli, pieni di amore fraterno, misericordiosi e umili; non rendete male per male, od oltraggio per oltraggio, ma, al contrario, benedite; poiché a questo siete stati chiamati affinché ereditiate la benedizione” (1P 3:8-9). “Sopportatevi gli uni gli altri e perdonatevi a vicenda, se uno ha di che dolersi di un altro. Come il Signore vi ha perdonati, così fate anche voi” (Cl 3:13).

Mettiti nei suoi panni! Se vogliamo davvero aiutare qualcuno, anche attraverso le nostre parole, dobbiamo capire bene la situazione in cui si trova e le emozioni che sta esprimendo. Dobbiamo imparare a metterci nei suoi panni. Cerca di essere sicuro di aver compreso bene il pensiero altrui, magari ripetendolo: “Se non ho frainteso ciò che volevi dire, tu ritieni che…”.

Difficilmente potremo essere in grado di recare conforto ad una persona se ci distraiamo, se mostriamo impazienza o noia mentre lui cerca di spiegarci il suo punto di vista. Un vero ascolto richiede impegno, empatia e pazienza. Dobbiamo imparare ad essere pazienti con tutti (1Te 5:14) e a non mostrare derisione o disprezzo per l’altro : “Chi disprezza il prossimo è privo di senno, ma l’uomo prudente tace” (Pr 11:12). Capiterà che qualcuno voglia raccontarti la sua infanzia, le sue avventure in guerra o farti l’elenco delle sue malattie. Non sempre saranno cose interessanti, ma sii amorevole nei suoi confronti: non prenderlo in giro, non minimizzare. Ciò che a te sembra irrilevante, per quella persona può essere la cosa più importante in quel momento della sua vita, magari una montagna che a lui sembra insuperabile; quindi sii rispettoso nei suoi confronti.

Ascoltalo in silenzio e alla fine potrai aiutarlo a scalare quella montagna. Con il tuo aiuto, sarà lui stesso a rendersi conto che si trattava solo di un piccolo ostacolo.

Scendi dal piedistallo, quando ascolti, ricordati che servi gli altri, non te stesso. Non c’è niente che possa far infuriare il nostro interlocutore quanto un atteggiamento del tipo “So tutto io!”. L’umiltà nell’ascolto, quanto nel dare consigli, è fondamentale come in ogni altro aspetto della nostra vita: “L’orgoglio abbassa l’uomo, ma chi è umile di spirito ottiene gloria” (Pr 29:23). Non dare l’impressione di avere tutte le risposte e non essere impaziente di riempire di nozioni il nostro interlocutore. Se l’altro, durante la conversazione, ha l’impressione che tu non abbia niente da imparare ma solo lezioncine da impartire, il nostro dialogo non porterà molti frutti.

Sii leale, saper ascoltare significa anche saper mantenere il riserbo quando ci vengono fatte delle confidenze. Se vogliamo che gli altri abbiano ancora fiducia di noi e ci aprano il loro cuore, non possiamo permetterci di spifferare ai quattro venti le cose che ci dicono.

“Chi va sparlando svela i segreti, ma chi ha lo spirito leale tiene celata la cosa (Pr 11:13).

 A volte capita che qualcuno ci faccia una confidenza di cui riteniamo che altri debbano venire a conoscenza. Sicuramente in tal caso è meglio cercare di fare capire al nostro interlocutore questa necessità e ottenere il suo avvallo piuttosto che agire alle sue spalle. Inoltre, dovremmo evitare di continuare a rinfacciare al nostro interlocutore le sue mancanze anche quando sono relative a situazioni passate e risolte. “Chi copre gli sbagli si procura amore, ma chi sempre vi torna su, disunisce gli amici migliori” (Pr 17:9).

Accetta i buoni consigli, non pensare di essere l’unico che ha qualcosa di buono da dare agli altri. Impara a trarre profitto dalle parole degli altri, non disprezzando i consigli. Solo gli stolti pensano di avere sempre ragione: “La via dello stolto è diritta ai suoi occhi, ma chi ascolta i consigli è saggio” (Pr 12:15).

Spesso siamo troppo orgogliosi per ammettere che gli altri possano aiutarci, ma accettare buoni consigli è indice di saggezza: “Dall’orgoglio non viene che contesa, ma la saggezza è con chi dà retta ai consigli” (Pr 13:10). Ascolta il consiglio e ricevi l’istruzione, affinché tu diventi saggio per il resto della vita” (Pr 19:20).

Persino Mosè, quando si trovò in difficoltà nell’amministrazione della giustizia al popolo, ascoltò il consiglio di suo suocero Ietro (Es 18:19): “Mosè ascoltò la voce di suo suocero e fece tutto quello che egli aveva detto” (Es 18:24). Mosè è stato un grande uomo di Dio e, nella sua umiltà, accettò anche buoni consigli. Per quale motivo io e te dovremmo averne meno bisogno?

Accetta i rimproveri. A chi piace essere rimproverato? A me non piace. Spesso finisco per mettermi sulla difensiva quando qualcuno mi fa notare un errore. Tuttavia, con il senno di poi, devo riconoscere che alcuni rimproveri mi hanno aiutato a mutare il mio atteggiamento e ad evitare problemi peggiori in seguito.

Accetta quindi i rimproveri quando questi sono giusti. Ti aiuteranno a crescere.

“Il figlio saggio ascolta l’istruzione di suo padre, ma il beffardo non ascolta rimproveri (Pr 13:1). “Un rimprovero fa più impressione all’uomo intelligente, che cento percosse allo stolto” (Pr 17:10).

Che tu non ti debba mai trovare a recriminare dicendo: “Come ho fatto a odiare la correzione, e come ha potuto il mio cuore disprezzare la riprensione? Come ho fatto a non ascoltare la voce di chi m’insegnava, e a non porgere l’orecchio a chi m’istruiva?” (Pr 5:12-13).

Impara a tendere l’orecchio, impara ad ascoltare la voce di Dio e ad imitarlo. E impara ad ascoltare il prossimo.

A volte Dio potrà adoperarsi delle parole del tuo prossimo per spronarti, consigliarti, farti riflettere, aiutarti a considerare le cose da un punto di vista al quale non avevi pensato. Altre volte dovrai ascoltare gli sfoghi e i problemi di coloro che ti stanno vicino e sarai tu a dover dare consigli preziosi dopo aver ascoltato bene ciò che ti avranno detto. Forse pensi di sapere già tutto di un determinato argomento, ma non perdere l’occasione di crescere ancora: ascolta. Magari a volte sarò io a farti perdere un po’ di tempo perché ciò che avrò da dirti non sarà così interessante per te. Tu ascoltami lo stesso.

A volte sarò in difficoltà e avrò solo bisogno di qualcuno che mi mostri un po’ di comprensione. Sii per me“l’amico che ama in ogni tempo, nato per essere un fratello nella sventura” (Pr 17:17). Ci saranno altre volte in cui sarai tu ad aver bisogno di qualcuno che ti ascolti: io ci sarò. Le persone che ti circondano hanno bisogno che tu dia il giusto peso alle loro parole. Non si aspettano che tu possa risolvere sempre i loro problemi od elargire consigli miracolosi. Il più delle volte, guardandole negli occhi, vedrai semplicemente questa richiesta nei loro sguardi: Ascoltami”.

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