Contro il suicidio assistito

Mutter hält Hände ihrer TochterL’ente di aiuto sociale della Chiesa evangelica in Germania è a favore di un divieto dell’assistenza al suicidio organizzata e chiede maggiore sostegno per le cure palliative.(ve/diakonie) Il suicidio dell’ex direttore e fondatore del canale televisivo tedesco MDR, Udo Reiter, e il suicidio assistito della 29enne statunitense Brittany Maynard, colpita da un tumore inguaribile, hanno riacceso, in Germania, il dibattito sul suicidio assistito. L’anno prossimo il parlamento tedesco intende varare un regolamento relativo all’assistenza al suicidio. Secondo la legge attualmente in vigore, in Germania è vietata ogni forma di assistenza attiva al suicidio. In modo particolare, è vietata l’uccisione su richiesta. Finora non viene invece punita la semplice assistenza al suicidio, anche quando essa avviene nel quadro di un’organizzazione e anche se questa agisce a scopo di lucro.

Cure palliative e hospice
L’ente di aiuto sociale della Chiesa evangelica in Germania Diakonie si batte per l’introduzione di un divieto generale del suicidio assistito organizzato. Inoltre auspica che il parlamento mantenga il divieto, per i medici, di intervenire nell’ambito del suicidio assistito, sostiene la creazione di hospice e chiede maggiore sostegno per le cure palliative. “La maggior parte delle persone vorrebbe morire a casa, circondata da familiari e conoscenti. In realtà, il 90% delle persone muore in ospedale o in altri istituti medicalizzati. Per questo motivo, Diakonie si batte affinché ogni persona che si avvia a morire possa essere accolta in una casa di cura e abbia la possibilità di accedere alle cure palliative. E questo indipendentemente dal luogo dove muore”, ha detto il presidente di Diakonie, Ulrich Lilie, in vista del dibattito che sarà affrontato oggi nel parlamento tedesco.
“Il nostro primo compito consiste nell’eliminare la paura, diffusa nella popolazione, di una morte che avviene in solitudine e senza nessuna possibilità di controllo”, ha detto ancora Lilie, “e lo possiamo fare rispettando la dignità dei morenti e mettendo a disposizione un’adeguata gamma di cure palliative”.

Chiara distinzione dei ruoli
Diakonie chiede che venga creata un’ampia rete di cure palliative, ambulanti e stazionarie. “Tutti noi abbiamo bisogno, nella fase terminale della nostra vita, di protezione, accompagnamento e sostegno. E ciò non ci viene dato solo dalla famiglia, da conoscenti e amici. In questo campo è la società nel suo insieme ad essere chiamata in causa. Chi intende difendere la dignità umana, deve difendere la vita”, ha detto ancora Lilie. Anche le istituzioni che accolgono morenti devono perciò essere in grado di garantire un accompagnamento dignitoso e fatto su misura per ogni persona.
In Germania, un milione circa di persone lavora in case di cura per anziani o collabora con servizi ambulanti di cura a domicilio. Diakonie chiede che la decisione di interrompere interventi che prolungano la vita, così come la somministrazione di sedativi nel quadro di un accompagnamento verso la morte, siano esclusivamente di competenza dei medici e non siano affidati ad altro personale curante.

L’impegno di Diakonie
“L’ultimo tratto dell’esistenza di una persona deve essere circondato della necessaria attenzione. Quando una persona ha bisogno di cure palliative intense, queste devono essere accessibili, senza restrizioni – nella casa di cura, a domicilio o nell’ospedale. Noi chiediamo che le persone possano morire con dignità, e che familiari e personale curante possano seguire i morenti in modo competente e investendo tutto il tempo necessario. È una richiesta strettamente legata alla comprensione cristiana della fede”, ha ribadito Lilie.
In Germania, circa 3000 istituzioni – ambulanti e stazionarie – gestite dalla Diakonie offrono cure a persone anziane, malate e morenti. (fonte; trad. it. vocevangelica)

Tratto da: http://www.voceevangelica.ch/focus/focus.cfm?id=22586

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