Cosa significa amare? Lei in carcere per 19 anni, suo figlio lavora senza sosta per la cauzione

mamma-figlio-india-300x225Una donna è ritornata a casa dopo 19 anni di galera grazie a suo figlio, che ha lavorato da quando era bambino pur di mettere i soldi da parte per lei. La storia arriva dall’India: il bambino era nato dietro le sbarre, poi a 6 anni era stato allontanato dalla madre.I protagonisti di questa storia che arriva dall’India sono una madre e il suo giovane figlio, uniti da un amore tale da spingere il ragazzo a lavorare senza sosta pur di riavere la donna con lui. Il giovane si chiama Kanhaiya (un nome che vuol dire “colui che ha visto la luce dietro le sbarre”), sua madre è Vijaya Kumari. E lei è ritornata a casa dopo 19 anni dietro le sbarre solo grazie a lui che ha lavorato sodo per pagarle la cauzione. Ai giornalisti che, al suo ritorno in libertà, le hanno chiesto quali fossero i suoi sentimenti lei ha risposto che “tutti dovrebbero avere un figlio come il suo”. Un figlio che non era ancora nato quando sua madre fu condannata all’ergastolo, nel 1994, con l’accusa dell’omicidio di un bambino. L’anno successivo, con Kanhaiya tra le braccia, la donna si ritrovò dinanzi a un giudice che annullò la pesante sentenza precedente concedendole una libertà su cauzione. Avrebbe dovuto pagare 10.000 rupie, circa 138 euro, per riavere la libertà. Soldi che però lei non aveva. Mamma e figlio vissero insieme fino a quando il piccolo, a sei anni, fu trasferito in una casa famiglia.

Da quel momento un solo pensiero ha attraversato il giovane indiano: far uscire sua madre dalla prigione. E così, da adolescente, Kanhaiya ha iniziato a lavorare, per anni non è riuscito a risparmiare nulla, anche se almeno ogni due settimane andava in carcere per vedere la mamma. Poi lo scorso anno, ormai maggiorenne, il ragazzo è stato assunto in una fabbrica di abbigliamento e un mese fa, dopo aver messo da parte per sua madre “ogni rupia superflua”, ha raggiunto il suo obiettivo. “E ora – ha detto il ragazzo – sono molto molto felice”. La madre, nel ricordare la sua storia, ha parlato di come lei fu lasciata sola in carcere. Né la sua famiglia, né i suoi parenti e neppure il marito fecero nulla per aiutarla. E la sua storia – che ha avuto ampia eco sulla stampa – ha spinto infine l’Alta Corte di Allahabad a chiedere a tutti i tribunali la lista dei detenuti che, avendo ottenuto la libertà su cauzione, sono ancora dietro le sbarre perché senza risorse.

Questo messaggio è anche per noi, infatti, mentre noi eravamo ancora senza forza, quando ci siamo sentiti soli, Cristo, a suo tempo, è morto per gli empi. Difficilmente uno morirebbe per un giusto; ma forse per una persona buona qualcuno avrebbe il coraggio di morire; (Dio invece mostra la grandezza del proprio amore per noi in questo: che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi). Tanto più dunque, essendo ora giustificati per il suo sangue, saremo per mezzo di lui salvati dall’ira.

Se infatti, mentre eravamo nemici, siamo stati riconciliati con Dio mediante la morte del Figlio suo, tanto più ora, che siamo riconciliati, saremo salvati mediante la sua vita.

Non solo, ma ci gloriamo anche in Dio per mezzo del nostro Signore Gesù Cristo, mediante il quale abbiamo ora ottenuto la riconciliazione. Romani 5

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