Cuneo: “Il Potere ha paura della Bibbia”…in violazione della Libertà Religiosa!

Il Circolo Evangelico di Cuneo, presieduto dal Pastore Dr. Alberto Romussi, ha promosso una iniziativa per denunciare alla pubblica opinione, una macroscopica violazione della Costituzione, in atto da qualche anno, ai danni delle comunità religiose lombarde diverse da quella cattolica. Per questo il Circolo Evangelico di Cuneo ha prodotto un manifesto dal titolo: “Il Potere ha paura della Bibbia”, e lo ha affisso per le strade di Cuneo, “allo scopo – scrivono i promotori in un comunicato – di denunciare pubblicamente come in molti luoghi del mondo i credenti cristiani  (e in particolar modo i protestanti) vengano fatti oggetto di repressioni e persecuzioni, e per invitare allo studio della Parola di Dio, vera fonte di libertà di coscienza”.Nel manifesto è presente, quella che gli stessi organizzatori hanno definito: “ una evidente intenzione provocatoria”; la Lombardia viene infatti citata come luogo di repressione dei cristiani, in mezzo a paesi come la Siria e l´Iran, ed altri ancora. Ma, spiegano i promotori del manifesto: “è desiderio della nostra comunità richiamare appunto la pubblica attenzione sulla gravità delle violazioni dei diritti umani perpetrati negli scorsi mesi in Lombardia, nell’ignominioso silenzio di tutti i mezzi di informazione o quasi”.

Di seguito il testo dell’Interrogazione Parlamentare mossa al Governo dal Deputato Luigi Lacquaniti sulle succitate violazioni dei diritti umani in Lombardia:

Interpellanza Al Presidente del Consiglio dei Ministri

Premesso che: la nostra Costituzione, nella parte dei Principi fondamentali, dopo aver sancito all’articolo 8, primo comma, che “tutte le Confessioni religiose sono ugualmente libere davanti alla legge”, stabilisce che anche quelle “diverse dalla cattolica hanno diritto di organizzarsi secondo i propri statuti, in quanto non contrastino con l’ordinamento giuridico italiano”, fissando il principio secondo cui “ iloro rapporti con lo Stato sono regolati per legge sulla base di intese con le relative rappresentanze”; l’intervento del Legislatore costituente, pur nella sopravvivenza della normativa preesistente basata sul principio dei cd. “culti ammessi”, espressione della volontà del Legislatore fascista, ne circoscrive l’ambito e le modalità applicative, grazie al novellato strumento delle “intese”, chiamato a regolare i rapporti con le Confessioni religiose diverse dalla Cattolica; in ragione di quanto richiamato si sono succedute nel tempo numerose Intese che hanno regolato anche in tempi molto recenti, i rapporti fra molteplici Confessioni religiose e lo Stato; la Legge regionale della Lombardia n.12 dell’11 marzo del 2005, “Legge per il Governo del territorio”, che all’articolo 52 si occupa, in particolare, dei “Mutamenti di destinazione d’uso con e senza opere edilizie”, ha introdotto una disciplina fortemente restrittiva in relazione al mutamento di destinazione d’uso di immobili finalizzati alla creazione di luoghi di culto, assoggettandoli a permesso di costruire (art.52, comma 3 bis, della legge citata); tale legge, ai sensi di quanto disposto dagli articoli 52 e 53, vincola quindi il cambio di destinazione d’uso di locali ab origine aventi destinazione differente dal culto a condizioni restrittive non previste per altre tipologie di locali, assegnando grande discrezionalità in capo alle Amministrazioni locali e associando a tale discrezionalità un meccanismo sanzionatorio particolarmente severo; quanto ne emerge è che, ad oggi, nei fatti, è possibile ottenere in via automatica la destinazione d’uso di locali già adibiti a cinema o a teatro, per ristrutturarli e trasformarli in un supermercato, ma non lo è invece aprire un luogo di culto di una Confessione religiosa diversa da quella Cattolica, pur nel rispetto dei PGT locali e nell’esperimento pieno e completo delle prescrizioni della normativa sulla sicurezza; la puntuale applicazione della norma richiamata ha portato alla chiusura di più di venti luoghi di culto, punti di riferimento per Comunità evangeliche e protestanti, composte soprattutto da immigrati neri d’Africa e, non ultimo, al caso della Chiesa Pentecostale “Christ Peace and Love” di Gorle (BG), il cui luogo di culto di proprietà è stato oggetto di confisca, una vicenda solo da poco risolta con l’annullamento del provvedimento da parte del TAR di Brescia e la restituzione dell’immobile alla Comunità; tale legge della Regione Lombardia che, riguardo quanto previsto dalla disposizione citata, non trova precedenti in altre Regioni, ha finito di fatto per limitare l’esercizio della libertà sancita dall’articolo 8 della Costituzione, senza che venisse peraltro motivata dal Legislatore l’assegnazione di poteri tanto ampli in capo alle Amministrazioni locali; ad avviso dell’interrogante, forte è il dubbio che, almeno in relazione alla questione sollevata, sia stata di fatto ripristinata la dottrina dei cd. “culti ammessi”, così come pensata dal Legislatore fascista, in aperto contrasto con quanto previsto dall’articolo 8 della Costituzione.

Per sapere: quale sia l’indirizzo politico che governa i rapporti fra lo Stato italiano e le Confessioni religiose non cattoliche, considerato che questo debba in ogni caso essere informato al pieno rispetto dall’articolo 8 della Costituzione, ovvero uno dei Principi fondamentali della stessa; se il Governo intenda avviare un confronto istituzionale con la Regione Lombardia che, pur nel rispetto delle rispettive competenze, miri a una più efficace definizione dei rapporti con le Comunità non cattoliche operanti sul territorio regionale, nonché a una rapida revisione della norma in esame; in caso la Regione Lombardia non fosse intenzionata ad apporre modifiche alla normativa esposta in premessa, se il Governo non ritenga di dover impugnare la norma innanzi alla Corte Costituzionale per violazione di diritti e libertà solennemente enunciate nella Costituzione repubblicana.  LACQUANITI

 (Buonanotizia.org)

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