Dio ha dato occhi spirituali per conoscere e capire la sua verità

hqdefaultNel capitolo 9 del vangelo di Giovanni troviamo una storia piena di speranza. C’era un uomo che mendicava ogni giorno per le strade polverose di Gerusalemme. Era nato cieco. Non aveva mai visto il sole, mai goduto degli straordinari colori e della bellezza del Tempio, mai visto il sorriso di sua madre. Fin dalla sua infanzia, vivere avere significato disperazione, vergogna e privazione. Non solo era nato con una delle disabilità più problematiche per essere un essere umano, ma aveva anche sofferto perché oggetto di disprezzo e scherno. A quei tempi le persone disabili non avevano alcuno che si curasse o provvedesse per loro. Spesso si indignava cha la loro disabilità era il diretto risultato del loro peccato o di quello dei loro genitori. Puoi immaginare la sofferenza patita giornalmente da questo uomo e dalla sua famiglia, quando dei bigotti capi religiosi gli passavano davanti scuotendo le vesti per non contaminarsi? In tutta probabilità il suo livello di disperazione crebbe di giorno in giorno, finché egli non finì per rassegnarsi alla realtà: era un peccatore senza speranza, un cieco senza possibilità di guarigione, escluso definitivamente dalla compagnia dei privilegiati. Per lui nella vita non sarebbe mai cambiato nulla. Un giorno, però, in questa vita apparentemente senza senso e senza speranza irruppe la luce! Mentre sedeva a mendicare, questo cieco sentì per caso una strana conversione. Passava di lì un rabbino di nome Gesù. “Chi ha peccato”, chiese qualcuno, “quest’uomo o i suoi genitori?”. Benché avesse sentito altre volte questa discussione teologica, il cieco sentì una risposta che gli avrebbe cambiato la vita. Gesù rispose: “Nè lui ha peccato, né i suoi genitori; ma è così, affinché le opere di Dio siano manifestate in Lui” (Giovanni 9:3). Gesù negò così i falsi insegnamenti secondo i quali sofferenza e peccato sarebbero la stessa cosa, e li sostituì con la sua misericordia, la sua compassione e il suo diletto per la gloria di suo padre. Perché quest’uomo aveva sofferto per così tanti anni? Non era forse stato a causa del suo peccato o per il peccato dei suoi genitori? No.

La sua cecità era permessa da Dio affinché Egli potesse trarne gloria, ovvero affinché la sua grande bontà e il suo grande amore potessero essere rivelati al cieco e conosciuti da noi. Qual era quindi la causa fondamentale della cecità? Semplicemente la gloria di Dio! Probabilmente ti starai chiedendo come può la cecità di un uomo glorificare Dio. Giusta osservazione. La cecità glorifica Dio perché, se da un lato evidenzia i nostri limiti naturali, dall’altro fa risaltare una potenza e una capacità che solo Dio possiede! Ci fa capire inoltre che senza il diretto intervento dello Spirito di Dio, ognuno di noi è simile a quel mendicante cieco: disperatamente escluso dalla santità, maledetto e sotto l’ira di Dio. Ma la straordinaria verità è che la luce è giunta, dando agli esseri umani ciò che non avremmo mai potuto darci da soli, perché spiritualmente ciechi. Gesù lo spiega più avanti nel capitolo nove, quando dice ai farisei che i veri ciechi erano loro (vv 39-41). A coloro che credono, Dio ha dato occhi spirituali per conoscere e capire la sua verità. Anche noi eravamo ciechi, come il mendicante descritto nel capitolo 9 del vangelo di Giovanni, ma ora vediamo!
Fitzpatrik/Hendrickson

Francesco La Manna – notiziecristiane.com
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