Mentre avverte: «Chi ostacola il nostro lavoro, perché lo svuota di senso, sono coloro che attraverso corruzione e inefficienza dilapidano denaro pubblico». Intervenendo ad un convegno sull’evasione fiscale organizzato dall’Ordine dei dottori commercialisti, il direttore delle Entrate ha così puntato il dito contro chi vede l’evasione «come una compensazione per ciò che lo Stato dovrebbe fare e non fa, una sorta di evasione per legittima difesa».
Ed ha sottolineato: «Più si evade e più il Paese appare scarsamente credibile». Al Governo, Befera chiede di «rivedere la delega fiscale», che va «ampliata per ridare certezza alla riscossione», e di «lavorare al processo tributario», anche alla luce dei risultati positivi ottenuti con l’istituto della mediazione che «ha ridotto il ricorso alla Commissione tributaria». Le Entrate proporranno di alzare la soglia oggi fissata a 20mila euro per rendere ancora più ampia la possibilità di ricorrere alla mediazione.
Befera è anche tornato a far chiarezza sull’utilizzo del «redditometro», ribadendo che è uno strumento che l’Agenzia delle Entrate utilizzerà «soltanto nel caso di evasione spudorata»: servirà per «colpire coloro che hanno un reddito consumato elevatissimo a fronte di una dichiarazione redditi esigua». Nel mirino del Fisco le persone che «non dichiarano, ma che hanno una capacità di spesa notevolissima non giustificata da altro», insomma, «i casi più eclatanti». E comunque ampio spazio sarà sempre dato al contraddittorio, alla possibilità di fornire chiarimenti, perché «possono esserci tanti motivi per cui si acquisisce reddito».
Tratto da Avvenire.it
Sostieni la redazione di Notizie Cristiane con una donazione, clicca qui