Mentre il presidente ucraino, Petro Oleksijovyč Porošenko ed il suo omologo russo, Vladimir Vladimirovič Putin, sembrerebbero (il condizionale è d’obbligo) orientati all’accordo per un “cessate il fuoco permanente” (od un “cessate il fuoco” che saprebbe tanto di tregua per consentire alle truppe governative di ritirarsi dalle “sacche” circondate dai separatisti) nelle zone incandescenti del Donbass.
(UNMONDODITALIANI – UMDI) Vogliamo ricordare che ancora all’inizio di Maggio girava la voce che in Donbass, oltre i mercenari locali e stranieri delle società private militari, c’erano anche diversi medici stranieri con attrezzature speciali.Secondo la gente locale, con l’aiuto dei medici, venivano rimossi dai corpi dei soldati morti o ancora vivi ma feriti gravemente gli organi interni e portati via.Le notizie interessanti, quanto orribili, arrivano dagli ospedali dove si trovano i soldati ucraini feriti dall’armata nazionale di Praviy Sektor.
Fanno estremamente fatica le notizie “sicure” a scavalcare l’odiosa barricata di “deformante versione” e di “silenzioso nichilismo” eretta su quanto avviene nel Donbass sulla pelle di civili inermi e di assatanati militari, paramilitari, nazionalisti, milizie d’autodifesa, separatisti, contractors, volontari e veterani stranieri (non certo solo russi) avvezzi alla “guerra sporca”. Chi guarda alla luna e non al dito ha già compreso i wargames da sciacquone della combriccola Ucraina golpista, Unione Europea “sull’orlo d’una crisi di nervi” (se non già in menopausa), Cia stratega a monte, Nato “Rambo” a valle, Pentagono burattinaio del “Yes, we can”, slogan caduto in disgrazia come il rispetto doveroso della verità e dell’informazione super partes svicolato dai media, ronzini costretti a morder il freno per ordini di scuderia impartiti da “poteri forti” (politici ed economici, di qua e di là dell’Atlantico) dal pelo sullo stomaco più irto di quello d’un cercopiteco. I pacifisti di professione, poi, preferiscono sventolare la loro bandiera arcobaleno in manifestazioni più radical chic che non schierarsi a favore della pace nel Donbass. Meglio incazzarsi in cortei pro popolo palestinese e contro il solito sionismo, magari schierandosi con l’organizzazione palestinese Ḥamās, acronimo di Ḥarakat al-Muqāwama al-Islāmiyya (in arabo, Movimento Islamico di Resistenza, “entusiasmo, zelo, spirito combattente”), piuttosto che sposare la causa pacificatrice dell’est dell’Ucraina in guerra civile…
L’informazione ad uso e consumo dell’italietta sul ciglio del precipizio (e sulla spiaggia d’una, cento, mille Lampedusa, in buonista attesa di eufemistici “migranti”, magari partiti dal Capo di Buona Speranza) non riesce, comunque, a schermare, a censurare tutto. Come il drammatico flusso di “Cargo 200” negli obitori dell’Oblast di Charkiv, dove finisce la “carne da macello” mandata come “spedizione punitiva” nei confronti dei “ribelli” del Donbass. I cadaveri di militari (soprattutto di ex militanti della Guardia nazionale dell’Ucraina), spesso giovani e ridotti in condizioni tali da non consentire il loro riconoscimento e men che meno una riconsegna alle proprie famiglie (con l’inconveniente che queste si rendano conto dell’efferatezza raggiunta dal conflitto intestino) aveva superato, a fine luglio, le duemila unità, cifra che gli scellerati massacratori del proprio popolo (in divisa o senza) si guardano bene dal diffondere. Anche perché molti vengono cremati nell’illusorio intento di cancellare, alla maniera nazista, le tracce dell’infamia perpetrata tra e su compatrioti. Per questi “trasporti speciali” è stato rispolverato il termine “Cargo 200”, titolo d’un film del 2007, scritto e diretto da Aleksej Oktjabrinovič Balabanov, basato su una vicenda vera ma, per gli aspetti particolarmente duri e truculenti, escluso dai Festival di Cannes e di Berlino. “Cargo 200” si riferisce al nome dei voli degli aerei militari che trasportavano dall’Afghanistan nell’ex Unione Sovietica i corpi dei soldati caduti, all’interno di bare di zinco contenute, a loro volta, in casse di legno. Il numero massimo di casse e di salme trasportabili da ciascun aereo preposto era, appunto, 200. Afghanistan e Donbass, parallelo di tragedia inquietante, come la “congiura dell’omissis” obbediente al “pifferaio magico” che se n’infischia di ventenni trucidati nel Donbass e dei loro resti che non verranno mai restituiti ai propri cari. Ennesima bestemmia della ciurmaglia post-Majdán al governo a Kyïv per adempiere a sordidi interessi internazionali di bottega.
Ma non è tutto. L’ennesima ipotesi di nefandezza oscurata, ergo, nascosta dal “regime dei media”, riguarda ancora i cadaveri dei militari ucrainigovernativi dai quali verrebbero espiantati organi per poi essere venduti a chissà chi, come e quando. L’incertezza su quest’altra vergogna disumana della congrega anticompatrioti al potere, con il tifo ultras da stadio d’Unione Europea e degli Stati Uniti, è ancora dovuto, fino a quando ulteriori informazioni neutrali forniranno conferme, smentite o chiarimenti. Rimane emblematica la foto riprodotta, scattata da medici a Mariupol’ e divulgata (il 26 agosto 2014) contando sull’anonimato ma con la postilla “ripubblicare al massimo”. «Eviscerati degli organi del corpo a soldati ucraini dalla zona della cosiddetta ATO (Operazione Antiterrorismo attuata dal governo di Kyïv, n.d.t.)». E, di seguito, le accorate raccomandazioni: «Madre ucraina! Pensa prima d’inviare i tuoi figli in guerra! È possibile che non li rivedrai più ed i loro corpi saranno venduti per un sacco di soldi in Europa. Soldati ucraini! Tornate dal fronte se non volete che i vostri organi siano venduti per denaro arricchendo ulteriormente gli oligarchi e Kolomoiskiy Valtsmana-Poroshenko». E’ possibile che in un angolo della (cosiddetta) civile Europa vengano impunemente commesse simili, presumibili atrocità? E che venga soffocato pure il banale bisogno di trasparenza?
di Claudio Beccalossi *
* Claudio Beccalossi, editorialista
** Editing a cura di Bartolomeo Alberico
Fonte: http://www.unmondoditaliani.com/
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