Gli Ornamenti nella Bibbia

Bibbia_rompe_cateneOggi somigliare ed apparire sono un qualcosa che trascende dalla cultura o dalla nazione di riferimento. Vogliamo apparire e al meglio delle nostre possibilità. In ogni angolo della Terra, con finalità diverse, ma si cerca di curare l’apparenza. Questo tema, nelle Chiese, crea non poche diatribe. Cosa dice la Parola di Dio?

Introduzione

Partiamo con una considerazione molto pratica. Quando si parla di ornamenti, la nostra mente corre subito alle donne, con i loro bracciali, collane, orecchini. Raramente ci viene in mente che l’orologio da polso maschile, come quello femminile, sono come dei bracciali e servono per coronare e rifinire il nostro abbigliamento. Soprattutto quelli di tendenza, poi, hanno delle casse lavorate con gioielli e cristalli che vanno ben oltre il loro compito “istituzionale” di tenere il tempo. Il termine ornamento, riprendendo il Dizionario Sabatini e Colletti significa proprio “Abbellimento ottenuto con elementi decorativi”. Con il termine ornamento, almeno in questo studio, intendiamo dunque proporre qualsiasi oggetto o accessorio che serva a completare l’abbigliamento di un individuo ma che non è strettamente necessario allo stesso. In questo senso possiamo parlare anche di bracciali, come pure di orologi da polso. Da qui discende una prima grande conclusione: più che gli ornamenti, in generale, a creare divisioni di pensiero sono i monili, o i gioielli, che, sempre ricorrendo al nostro Dizionario, sono “oggetti che servono per adornare la persona”. Ecco, avendo chiarito l’oggetto della nostra riflessione possiamo dunque andare avanti a chiarire cosa la Bibbia sostiene in merito ai monili, ai gioielli, e, più in generale, agli ornamenti.

La cultura Ebraica

Agli ebrei piaceva moltissimo adornarsi d’oggetti che genericamente possiamo identificare con la parola “ornamento”. L’uomo ha sempre cercato, fin dai tempi più remoti, di adornarsi con oggetti la cui rarità o la difficile reperibilità conferivano personalità, importanza e prestigio, nell’ambito di una comunità che esigeva l’istituzione di gradi gerarchici o l’attribuzione di incarichi preminenti, (La storia del Gioiello, dagli Egizi ai giorni nostri di Sergio Cavagna) Anche nella società ebraica, dunque, un vestito particolare, o un monile particolare, al di là delle stretta necessità legata al problema di vestirsi, significava, indicava una appartenenza ad una casta o ad un gruppo. Esaminiamo il cado del Re Saul, che aveva evidentemente indosso degli ornamenti:

II Samuele 1:10 Io dunque mi avvicinai e lo uccisi, perché sapevo che, una volta caduto, non avrebbe potuto vivere. Poi presi il diadema che egli aveva in capo, il braccialetto che aveva al braccio, e li ho portati qui al mio signore».

Se poi c’erano dei monili ovvero ornamenti che bisognava indossare sempre, ve ne erano altri che si indossavano in momenti particolari. Si ricorreva spesso ad adornarsi, a coronare cioè il proprio abbigliamento in modo particolarmente curato e prezioso, al di là della stretta necessità legata al vestirsi. Sostenere dunque che è lecito soltanto ciò che è strettamente legato alla necessità o all’esigenza dell’abbigliamento, porterebbe chiunque ad assumere posizioni assolutamente contrarie a ciò che la Bibbia stessa sostiene. Anche ai giorni nostri usiamo la fede per indicare il nostro status matrimoniale. Evidentemente la fede non è strettamente necessaria al vestiario, ne un anellino di fidanzamento che gelosamente custodiamo per ricordare il nostro amore… Chiudiamo la sezione con degli ornamenti considerati sacri:

Questi ornamenti venivano indossati per rispetto al cerimoniale del servizio al tempio, e che, proprio per questo, non dovevano essere tolti, anzi, la Bibbia ci incoraggia a tenerli mentre il sacerdote officia il servizio di culto.

I Cronache 16:29 Date al SIGNORE la gloria dovuta al suo nome, portategli offerte e venite in sua presenza. Prostratevi davanti al SIGNORE vestiti di sacri ornamenti,

Salmi 96:9 Prostratevi davanti al SIGNORE vestiti di sacri ornamenti, tremate davanti a lui, abitanti di tutta la terra!

Abramo

Lo stesso patriarca Abramo, chiamato AMICO DI DIO, lasciò in dote alcuni ornamenti per la sposa di suo figlio Isacco. Nessuno potrà coscienziosamente asserire che Abramo non fosse “corretto” dinanzi a Dio, eppure non esitò ad acconsentire che la sua futura nuora venisse raggiunta dai monili. Se Abramo avesse considerato quegli ornamenti un peccato, non avrebbe agito così. Allo stesso modo, Rebecca, se lo avesse considerato “peccato” non avrebbe indossato i bracciali e l’anello portati in dono da Abramo. Badiamo bene che non erano gioie necessarie per Rebecca, ma era il dono che il suocero voleva farle. Ne Abramo ebbe problemi a donare quei monili, ne tantomento Rebecca nell’accettarli.

Genesi 24:22 Quando i cammelli ebbero finito di bere, l’uomo prese un anello d’oro del peso di mezzo siclo, e due braccialetti del peso di dieci sicli d’oro, per i polsi di lei, …

Genesi 24:30 Com’ebbe veduto l’anello e i braccialetti ai polsi di sua sorella ed ebbe udito le parole di Rebecca sua sorella che diceva: «Quell’uomo mi ha parlato così», andò da quell’uomo, che se ne stava presso ai cammelli, vicino alla sorgente, ..

Genesi 24:31 e disse: «Entra, benedetto dal SIGNORE! perché stai fuori? Io ho preparato la casa e un luogo per i cammelli».

Lo Sposo nel Cantico dei Cantici

Ma, se l’esempio di Abramo non dovesse bastare, possiamo anche considerare lo Sposo del Cantico dei Cantici che rappresenta la figura del Signore stesso che corteggia la Sua amata, la Sua sposa, la Chiesa. Anche lo Sposo, nel Cantico dei Cantici, rimane in contemplazione della sua sposa ed evidenzia alcuni oggetti inequivocabilmente indossati dalla promessa  e, dopo avere osservato i gioielli che già la sua sposa ha indosso, si ripromette di farne dei nuovi:

Cantico 1:10 Le tue guance sono belle in mezzo alle collane, il tuo collo è bello tra i filari di perle.

Cantico 1:11 Noi ti faremo delle collane d’oro con dei punti d’argento.

Anche qui, lo Sposo non sembra trovare scandalo nei monili della sua promessa,… anzi sottende un qualcosa come di soddisfazione nel vederli sfoggiare alla sua amata, la quale evidentemente stava correttamente usando quei monili per il suo sposo non per la sua alterigia…

Daniele e Giuseppe

Gli uomini di alto grado e di onore, come abbiamo già visto nel caso del Re Saul, indossavano monili. Ma, se Saul potrebbe non essere considerato degno di considerazione essendo un re “scaduto” dalla grazia di Dio, esistono altri esempi nella Parola di Dio che rappresentano veri Servi di Dio e sicuramente “trovati giusti” agli occhi del Signore: parliamo di Daniele e di Giuseppe.

Daniele 5:29 Allora, per ordine di Baldassar, Daniele fu vestito di porpora, gli fu messa al collo una collana d’oro e fu proclamato terzo nel governo del regno.

Genesi 41:42 Poi il faraone si tolse l’anello dal dito e lo mise al dito di Giuseppe; lo fece vestire di abiti di lino fino e gli mise al collo una collana d’oro.

Notiamo un particolare. Daniele, come Giuseppe, erano uomini timorati di Dio. Giuseppe, anche rischiando la vita, non osò toccare la moglie del suo padrone. Sapeva bene che era peccato. Ma Giuseppe, quando venne investito dei monili, non esitò ad indossarli: sapeva che non era peccato.

Allo stesso modo, Daniele, non rifiutò la collana d’oro che il re gli mise al collo. Riflettiamo su questo. Daniele era un uomo al quale Dio ha rivelato grandi cose. Eppure, portava indosso una collana, e non si rifiutava di farlo, non considerandola un abominio nei confronti del Signore Dio. Ma, quando il re lo costrinse, ad inginocchiarsi davanti la statua d’oro, evidentemente Daniele si rifiutò, perché quel gesto di inginocchiarsi era un abominio nei confronti dell’Eterno. Fu pronto anche a rischiare la vita pur di non infrangere la Legge di Dio

Il Figlio di Giacobbe

Tutti gli uomini, tranne gli indigenti, avevano un anello che rappresentava il loro sigillo, una sorta di firma che li contraddistingueva dagli altri, e lo portavano indosso servendogli anche da ornamento:

Genesi 38:18 Ed egli: «Che pegno ti darò?» L’altra rispose: «Il tuo sigillo, il tuo cordone e il bastone che hai in mano». Egli glieli diede, andò da lei ed ella rimase incinta di lui.

Cosa ordinò il Signore Dio a Mosè Suo Servo?

Lo stesso Dio Padre di ogni cosa, attraverso il Suo Servo Mosè, diede ordine al popolo di chiedere monili agli egiziani e di metterli indosso ai propri figli per fare bottino e spogliare gli Egiziani (Dio disse che avrebbe toccato il cuore degli Egiziani in favore degli Ebrei)!

Esodo 3:22 ma ogni donna domanderà alla sua vicina e alla sua coinquilina degli oggetti d’argento, degli oggetti d’oro e dei vestiti. Voi li metterete addosso ai vostri figli e alle vostre figlie, e così spoglierete gli Egiziani».

Esodo 11:2 Parla dunque al popolo e digli che ciascuno domandi al suo vicino, e ogni donna alla sua vicina, degli oggetti d’argento e degli oggetti d’oro».

Esodo 11:3 Il SIGNORE fece in modo che il popolo ottenesse il favore degli Egiziani; anche Mosè era personalmente in grande considerazione nel paese d’Egitto, presso i servitori del faraone e presso tutto il popolo.

Il Signore stesso comandò al popolo di chiedere monili e di farli indossare ai loro figli… ma allora il Signore peccò?

Esistono dei limiti nel loro utilizzo?

Quanto scritto fino a questo momento fugano qualsiasi dubbio sul pensiero che Dio ha in materia di monili, in senso stretto. Non venivano considerati come un peccato a priori. C’erano dei momenti in cui venivano tolti. E questi erano i momenti di cordoglio o di espiazione dei propri falli. O nei periodi di richiesta di qualche grazia particolare: ma in quei periodi venivano tolti anche altri aspetti fondamentali della persona, quali i vestiti, o il mangiare e bere stesso. Il peccato commesso dal popolo stesso faceva si che Dio stesso non prendesse piacere nel vedere i propri figli pieni di ornamenti.

Esodo 33:4 Quando il popolo udì queste dure parole, fece cordoglio e nessuno mise i propri ornamenti.

Esodo 33:5 Infatti il SIGNORE aveva detto a Mosè: «Di’ ai figli d’Israele: “Voi siete un popolo dal collo duro; se io salissi per un momento solo in mezzo a te, ti consumerei! Ora, dunque, togliti i tuoi ornamenti e vedrò come io ti debba trattare”».

Esodo 33:6 E i figli d’Israele si spogliarono dei loro ornamenti, dalla partenza dal monte Oreb in poi.

Ester 4:1 Quando Mardocheo seppe tutto quello che era stato fatto, si stracciò le vesti, si coprì di un sacco, si cosparse di cenere, e uscì per la città, mandando alte e amare grida;

Geremia 6:26 Figlia del mio popolo, vèstiti di sacco, ròtolati nella cenere, prendi il lutto come per un figlio unico, fa’ udire un amaro lamento, perché il devastatore ci piomba addosso improvviso.

Daniele 9:3 Volsi perciò la mia faccia verso Dio, il Signore, per dispormi alla preghiera e alle suppliche, con digiuno, con sacco e cenere.

Giona 3:6 E poiché la notizia era giunta al re di Ninive, questi si alzò dal trono, si tolse il mantello di dosso, si coprì di sacco e si mise seduto sulla cenere.

Un ultimo ma non meno importante caso che vogliamo considerare è quello del patriarca Giacobbe, quando decise di consacrarsi al Dio dei Suoi padri e rinunciò agli dei stranieri che le sue mogli, (Rachele in particolare) avevano portato con se uscendo dalla casa del loro padre Labano.

Genesi 35:4 Essi consegnarono a Giacobbe tutti gli dèi stranieri che possedevano e i pendenti che avevano agli orecchi; Giacobbe li sotterrò sotto la quercia presso Sichem.

.In questo caso è evidente come Giacobbe sentisse il peso di quegli dei e di quei pendenti, proprio perchè i pendenti indicano una sudditanza, e quei pendenti erano una sudditanza proprio a quegli dei stranieri. Giacobbe doveva consacrarsi al Suo Dio e non poteva ricorrere a quegli oggetti.

Quindi, seppure gli ornamenti non erano da Dio considerati un abominio nel senso stretto del termine o, come alcuni credono oggi, un “peccato”, pure sono oggetti frivoli, non necessari al cristiano e che vengono messi indosso per completare l’abbigliamento. Ma, proprio perché qualcosa di superfluo, possono facilmente essere fonte di distorsione dalla Parola di Dio e condurre a deviare dalla corretta dottrina. Sicuramente, come abbiamo letto nei versi precedenti, in tempi di lutto o di calamità venivano regolarmente tolti in segno di umiliazione davanti a Dio per dimostrargli con un gesto simbolico, il proprio ravvedimento, la propria contrizione. Come leggiamo in Esodo 33:4-6, quando mostriamo il nostro collo duro al Signore, Egli stesso ci richiede di umiliarci, ed uno dei segni di umiliazione coincide proprio con il togliere ciò che non è strettamente necessario. Questo ci fa capire che, nel momento in cui noi vogliamo contattare con Dio, molte volte le “altre cose”, diciamo, non strettamente necessarie al nostro vestimento, possono risultare di inciampo, nel senso che noi mettiamo cuore a queste cose piuttosto che a Dio. Questo è il vero limite all’uso dei monili, che, da se, ripetiamo, non costituiscono peccato in senso stretto. In questo senso vanno lette tutti i divieti che il Signore lancia al suo popolo. Questo succede quando il popolo mette da parte Dio e si conforma ad altro. Noi dobbiamo sempre avere Dio al primo posto.

Questi versi, ancora con maggiore efficacia, sottolineano la conclusione alla quale siamo pervenuti: per Dio ha valore non in se stesso l’ornamento che la persona indossa quanto il motivo per cui la stessa (o lo stesso) se ne servono. E’ dunque più strettamente la finalità che se ne fa che rende dispiacere a Dio. Posso indossare una collanina che mi ricorda un mio caro amico che me ne ha fatto dono, e il suo indossarla è un segno di riconoscenza e di affetto, posso invece indossare un monile molto vistoso per fare sfoggio dei soldi o del mio potere: c’è una bella differenza! Dio guarda alla finalità con cui tu usi qualcosa. Ma questo si applica anche a oggetti che non sono monili, intendiamoci. La semplicità e la modestia devono essere sempre al primo posto in un cristiano, ma semplicità e modestia possono non esserci anche quando facciamo sfoggio dell’ultimo cellulare alla moda! Forse non stiamo indossando una collana, ma l’orgoglio e la vanagloria sono nel nostro cuore!!!

Lo stesso discorso deve essere ripetuto con il vitello d’oro costruito da Aaronne. Per costruire il vitello, vennero impiegati gli orecchini e gli ornamenti delle donne e dei loro figli. Quello che, in altre parole, era stata una benedizione di Dio, (rubata agli Egiziani), si rivela fonte di peccato perché fa in modo che il popolo di Dio rivolga il proprio cuore agli idoli pagani. Questo deve farci molto riflettere.

Esodo 32:1 Il popolo vide che Mosè tardava a scendere dal monte; allora si radunò intorno ad Aaronne e gli disse: «Facci un dio che vada davanti a noi; poiché quel Mosè, l’uomo che ci ha fatti uscire dal paese d’Egitto, non sappiamo che fine abbia fatto».

Esodo 32:2 E Aaronne rispose loro: «Staccate gli anelli d’oro che sono agli orecchi delle vostre mogli, dei vostri figli e delle vostre figlie, e portatemeli».

Esodo 32:3 E tutto il popolo si staccò dagli orecchi gli anelli d’oro e li portò ad Aaronne.

Esodo 32:4 Egli li prese dalle loro mani e, dopo aver cesellato lo stampo, ne fece un vitello di metallo fuso. E quelli dissero: «O Israele, questo è il tuo dio che ti ha fatto uscire dal paese d’Egitto!»

Esodo 32:5 Quando Aaronne vide questo, costruì un altare davanti al vitello ed esclamò: «Domani sarà festa in onore del SIGNORE!»

Esodo 32:6 L’indomani, si alzarono di buon’ora, offrirono olocausti e portarono dei sacrifici di ringraziamento; il popolo sedette per mangiare e bere, poi si alzò per divertirsi.

Ecco allora il vero problema, e cioè il tipo di uso che ne facciamo quanto anteponiamo queste frivolezze al Signore stesso.

Se leggiamo il passo seguente, la questione dovrebbe apparire ancora più chiara. Il Signore aveva rifornito di ornamenti la stessa Israele, credendo di farle piacere, ma lei se ne è servita per i propri amanti, segno infatti che sebbene il principio sia da Dio accettato, l’uso “sbagliato” viene da Dio condannato!

Ezechiele 16:11 Ti fornii d’ornamenti, ti misi dei braccialetti ai polsi e una collana al collo. Ezechiele 23:40 Oltre a questo, hanno mandato a cercare uomini che vengono da lontano; a loro hanno inviato messaggeri, ed ecco che sono venuti. Per loro ti sei lavata, ti sei imbellettata gli occhi, ti sei coperta di ornamenti;

Leggiamo adesso questo verso di Ezechiele ancora più esplicito a riguardo:

Ezechiele 7:20 La bellezza dei loro ornamenti era per loro fonte d’orgogliovenne hanno fatto delle immagini delle loro abominazioni, delle loro divinità esecrande; perciò io farò in modo che siano per essi una cosa immonda;

Ezechiele 7:21 abbandonerò tutto come preda in mano degli stranieri, come bottino in mano degli empi della terra, che lo profaneranno.

Ezechiele 7:22 Allontanerò la mia faccia da loro e i nemici profaneranno il mio tesoro: dei briganti vi entreranno e lo profaneranno.

Il Nuovo Testamento

Nel Nuovo testamento il concetto viene ripreso e con forza viene sottolineato che queste cose non mi salvano ne mi danno importanza agli occhi di Dio. Anzi, secondo l’apostolo, non servono a nulla. Timoteo scrive specificatamente, riguardo alle donne in particolare:

I Timoteo 2:8 Io voglio dunque che gli uomini preghino in ogni luogo, alzando mani pure, senza ira e senza dispute.

I Timoteo 2:9 Allo stesso modo, le donne si vestano in modo decoroso, con pudore e modestia: non di trecce e d’oro o di perle o di vesti lussuose,

I Timoteo 2:10 ma di opere buone, come si addice a donne che fanno professione di pietà.

I Timoteo 2:11 La donna impari in silenzio con ogni sottomissione.

Questi versi vengono spesso ripresi come per condannare l’uso dei monili. Le parole di Timoteo che non vanno interpretate, visto che sono chiarissime, indicano con esattezza un concetto fondamentale: coloro che sono in Cristo devono cessare ogni atteggiamento di immodestia e di pavoneggiamento. Infatti, il discepolo non si concentra sui monili, ma parla di cose che IN QUEI TEMPI presso gli Ebrei erano considerate il massimo della frivolezza: le trecce, tipico modo di vestire degli orientali quando dovevano fare colpo su qualcuno: evidente segno che stai facendo in modo di colpire gli altri con la tua immagine. Allo stesso modo parla d’oro e di perle, che per quando riguarda i monili ebrei, erano al top del lusso proprio per le condizioni di vita del popolo di Israele. Infine, parla di vesti lussuose. Gli abbordi di Timoteo vanno nella stessa direzione, non ti acconciare i capelli, ne indossare monili, ne vestiti che siano FINALIZZATI A FAR COLPO, A PAVONEGGIARSI, A DARE SEGNO DI IMMODESTIA. Non siamo certo maschilisti ne abbiamo idea di portare avanti certi concetti che ci appaiono anacronistici, ma diventa inevitabile leggere quello che la Bibbia ci prescrive.

Le avvertenze di Dio, comunque, riguardano tanto gli uomini che le donne, come abbiamo molto spesso ricordato. Anche agli uomini viene fatto divieto di qualcosa: e cioè di non accendersi ad ire e dispute. Nell’ira e nella disputa c’è qualcuno che sta cercando di prevaricare il suo interlocutore, e dunque Timoteo stava indicando anche per glio uomini lo stesso tipo di peccato! Noi cristiani, piuttosto che preoccuparci di avere tutto alla moda, di essere splendidi e splendenti, dovremmo piuttosto preoccuparci di avere le carte in regola con Dio. Ma questo, cari nella grazia, non significa certo che gli ornamenti debbano essere banditi dalle radunanze come qualche cosa che necessariamente indica il peccato.

Lo stesso discorso vale anche per gli indumenti. Leggiamo attentamente quello che la Parola di Dio ci suggerisce:

Proverbi 7:10 Ecco farglisi incontro una donna in abito da prostituta e astuta di cuore,

Proverbi 7:11 turbolenta e proterva, che non teneva piede in casa:

Proverbi 7:12 ora in strada, ora per le piazze e in agguato presso ogni angolo.

Proverbi 7:13 Essa lo prese, lo baciò e sfacciatamente gli disse:

Proverbi 7:14 «Dovevo fare un sacrificio di riconoscenza; oggi ho sciolto i miei voti;

Proverbi 7:15 perciò ti son venuta incontro per cercarti, e ti ho trovato.

Proverbi 7:16 Ho abbellito il mio letto con morbidi tappeti; con coperte ricamate con filo d’Egitto;

Proverbi 7:17 l’ho profumato di mirra, di aloè e di cinnamomo.

Proverbi 7:18 Vieni, inebriamoci d’amore fino al mattino, sollazziamoci in amorosi piaceri; Proverbi 7:19 poiché mio marito non è a casa; è andato in viaggio lontano;

Proverbi 7:20 ha preso con sé un sacchetto di denaro, non tornerà a casa che al plenilunio». Proverbi 7:21 Lei lo sedusse con le sue molte lusinghe, lo trascinò con la dolcezza delle sue labbra. Proverbi 7:22 Egli le andò dietro subito, come un bue va al macello, come uno stolto è condotto ai ceppi che lo castigheranno,

Proverbi 7:23 come un uccello si affretta al laccio, senza sapere che è teso contro la sua vita, finché una freccia gli trapassi il fegato.

Proverbi 7:24 Or dunque, figlioli, ascoltatemi, state attenti alle parole della mia bocca.

Proverbi 7:25 Il tuo cuore non si lasci trascinare nelle vie di una tale donna; non ti sviare per i suoi sentieri;

Conclusioni

Dio vuole che i Suoi figli siano modesti e non eccedano. Questo principio, che abbiamo chiaramente delineato nei versi letti, si applica agli ornamenti, ma trascende dagli stessi e tocca qualsiasi aspetto della natura umana. La Parola di Dio, nello specifico, non condanna l’uso di monili, ma semmai l’uso che se ne fa. L’uso sfrenato di monili o di profumi che servano ad inebriare e catturare l’amante, come in Proverbi 7, non può certo essere “cristiano” ed approvato. Ma, nessuno può essere condannato, crediamo, alla luce di quanto detto, se si mette un po’ di profumo o qualche monile “sobrio”, “per decoro”. Dio ci vuole certo “scoperti”. Noi ci trucchiamo, ci abbelliamo, ci mettiamo il profumo che a noi piace per mostrarci agli altri. Ricordiamoci che Dio ci vede sempre e comunque come noi siamo, al di là delle “nostre pellicole protettive”. Dio ci ammira nella nostra semplicità.

A lui rendiamo onore e gloria, per Gesù Cristo nostro Signore, amen!

Studio biblico congiunto CHIESE JESHUA 

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