GUATEMALA: CENTINAIA GLI OMICIDI NEL 2013, “IL GOVERNO STA FALLENDO

Sono 1570, 1373 uomini, 197 donne, fra cui 23 minori, le vittime di omicidi contate in Guatemala solo nel primo trimestre del 2013 dal Grupo de Apoyo Mutuo (Gam), organizzazione che riunisce i familiari delle vittime della guerra civile (1960-1996). Si tratta di cifre simili a quelle diffuse dall’Istituto nazionale di scienze forensi (Inacif), che ha contato nello stesso arco di tempo 1587 omicidi; nello stesso trimestre del 2012, i morti per cause violente erano stati 1440.“In Guatemala storicamente non è mai esistito alcun tipo di indicatore, specialmente quelli che hanno a che vedere con la violenza. Tuttavia, di recente, l’Inacif ha creato accessi pubblici a dati altrettanto pubblici sulla violenza nelle sue diverse manifestazioni. Questo ha permesso che organizzazioni come il Gam potessero elaborare i loro rapporti con cifre più esatte rispetto a quanto accadeva fino a poco fa” dice alla MISNA Mario Polanco, direttore del Gam, contattato a Città del Guatemala.

“Con questi dati ufficiali, dal momento che provengono dallo stesso Stato, possiamo analizzare il fenomeno della violenza e determinare quali siano i contesti in cui la maggior parte dei delitti sono commessi, specialmente quelli che hanno a che vedere con attacchi alla vita e all’integrità della persona. Quello che è emerso è che i gruppi vulnerabili continuano a essere le donne e i bambini, i settori della popolazione in cui è stato registrato un aumento della violenza e dove la giustizia ha fatto poco o nulla” ha aggiunto Polanco. Il tasso nazionale di omicidi fissato dal Gam è di 42 ogni 100.000 abitanti; nell’86,9% dei casi, quelli contati quest’anno sono stati compiuti con armi da fuoco.

Dall’inizio del suo mandato, nel gennaio 2012, il presidente Otto Pérez, generale a riposo delle Forze armate, ha utilizzato l’esercito per rafforzare le politiche di sicurezza cittadina, suscitando le critiche delle organizzazioni a difesa dei diritti umani che temono una militarizzazione del paese. I numeri – ha evidenziato Polanco – dimostrano che finora le misure del governo non hanno contribuito a ridurre la violenza in un paese in cui il 54% dei circa 14 milioni di abitanti – per la stragrande maggioranza indigeni – vive in condizioni di povertà.

“Anche il presidente Pérez – conclude Polanco – ha accettato come reali i nostri dati e ha anche dovuto ammettere che il governo sta sbagliando nel tracciare le sue strategie. La politica nazionale di sicurezza prevedeva che entro la fine del 2012 fossero pronti, fra le altre cose, un’agenda dei rischi e delle minacce, che ancora non c’è, un’agenda strategica di sicurezza, che ancora manca, un piano strategico, e anche questo non c’è…”.

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