I problemi dei giovani

Molti adolescenti e giovani di fronte all’orizzonte della vita non sanno che cosa il futuro potrà riservare loro. Chi farà loro da guida? Chi saranno i loro modelli di condotta? La Bibbia offre un’interessante proposta

Era una fresca mattina del mese di giugno del 2017. Stavo camminando nel centro storico di Palermo alla ricerca di qualche interessante soggetto da fotografare nella mia città: la fotografia era in quel tempo il mio hobby preferito. Osservavo i vari gruppi di turisti che a guisa di serpentoni umani si orientavano di buon passo per andare a vedere quello che la città offriva di meglio: la Cattedrale, le fontane di Piazza Pretoria, la Cappella Palatina all’interno del Palazzo dei Normanni. Qualche volta, anch’io mi trovavo mescolato tra uno di questi gruppi senza volerlo, ma ciò non mi disturbava per niente. Mi fermai di fronte a una piccola bottega che esponeva una grande quantità di libri usati. Alcuni erano adagiati su di una bancarella a cielo aperto, altri invece erano disposti sopra degli espositori rotanti. Presumevo che quella sosta mi avrebbe concesso un gradito momento di riflessione perché ero già stato lì altre volte a curiosare.

     Proprio all’altezza dei miei occhi fui subito attirato da un titolo: LETTERE LUTERANE di Pier Paolo Pasolini (1922-1975). Strano, ho pensato tra di me. Non sapevo che questo noto intellettuale, scrittore e poeta italiano, regista di film e documentari avesse scritto qualcosa prendendo ispirazione da Martin Lutero, il grande riformatore e teologo tedesco. Mi sono ricreduto subito perché il titolo faceva allusione alla voce di protesta e di indignazione contro la società in cui viveva Pasolini e non tanto alla protesta di Lutero alla dieta di Worms in Germania, quando dichiarò fermamente ai suoi inquisitori che lo volevano morto: “Io non posso e non voglio ritrattare i miei scritti”. Mi sono pentito di non avere acquistato il libro per leggerlo con calma perché in quel momento ritenevo che non rientrasse nei miei interessi di lettura. Rientrato a casa, feci però una ricerca in rete, sul libro: edito nel 1975, è una raccolta di articoli pubblicati sul quotidiano Corriere della Sera e sul settimanale Il Mondo. Da una scheda introduttiva riporto un riassunto:

     “La condizione giovanile e la globalizzazione nella società dei consumi è uno dei temi portanti dell’intera raccolta. Tutti i temi toccati in “Lettere luterane” sono sintetizzabili in una sola locuzione: mutazione antropologica degli italiani. (…) Secondo Pasolini questa è una trasformazione antropologica perché muta in tutto e per tutto l’uomo: cambia modi e orari di lavoro, crea nuovi bisogni, fomenta desideri nuovi. Sempre secondo Pasolini, questa grande trasformazione antropologica investe principalmente i giovani. La società dei consumi è arrivata a degli obiettivi inimmaginabili: uniformando le coscienze lì dove il fascismo voleva farlo con la forza dell’imposizione, è riuscita a modificare i corpi. Una delle grandi denunce di “Lettere luterane” è per l’appunto la reificazione del corpo umano che, soggetto ai dettami imposti dalla società dei consumi, è diventato anch’esso una cosa, reificato inconsapevolmente dal modello produttivo”.

     In altre parole, che cosa ci vuole dire quanto abbiamo appena letto? Attraverso un processo di trasformazione (reificazione), il corpo diventa una cosa, una merce, come tante altre. Questo nuovo corpo diventa così soggetto alle leggi di mercato: si compra e si vende. E qui gli adolescenti, i giovani in generale, trovandosi ancora in una fase di maturazione comportamentale, hanno bisogno di una guida nella loro crescita per non diventare preda degli “avvoltoi del marketing capitalista e consumistico”. Questa guida non la trovano facilmente nella società in cui vivono perché la società protende al consumismo con delle leggi proprie, dove la fede in Dio e l’amore per il prossimo non sono elementi costitutivi. Pasolini, già negli anni ’70, aveva così descritto i corpi dei giovani che poté osservare:

     “I figli che ci circondano, specialmente i più giovani, gli adolescenti, sono quasi tutti dei mostri. Il loro aspetto fisico è quasi terrorizzante, e quando non terrorizzante, è fastidiosamente infelice. Orribili pelami, capigliature caricaturali, carnagioni pallide, occhi spenti. Sono maschere di qualche iniziazione barbarica, squallidamente barbarica. Oppure, sono maschere di una integrazione diligente e incosciente, che non fa pietà”.
     Letto così, spontaneamente mi chiedo: se Pasolini avesse vissuto la nostra realtà del 2022, come avrebbe descritto gli adolescenti della nostra generazione che incontro spesso lungo le vie della mia città? Quale messaggio ci vogliono trasmettere questi corpi coperti e trasformati da tatuaggi di ogni sorta? Sono messaggi di libertà o di inconsapevole sottomissione? Non mi addentro in merito al tema dei tatuaggi, dei piercing, delle unghie pitturate, dei jeans strappati perché non sono un sociologo delle masse, ma resto sempre più un osservatore con una mente ispirata e istruita dai princìpi enunciati nelle parole della Bibbia, che offre soluzioni comportamentali alternative. Infatti, l’apostolo Paolo ci dà questo paterno consiglio:
 
«Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, a presentare i vostri corpi in sacrificio vivente, santo, gradito a Dio; questo è il vostro culto spirituale. Non conformatevi a questo mondo, ma siate trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente, affinché conosciate per esperienza quale sia la volontà di Dio, la buona, gradita e perfetta volontà». Romani 12:1,2, NR 1994.
     Il testo “non conformatevi a questo mondo” ha per esteso il significato di “non abbiate lo stesso schema mentale del mondo”. L’esortazione biblica ci invita a non seguire le mode e le vanità del momento, ma di seguire piuttosto i princìpi cristiani, che sono eterni. Le denunce tramandateci da Pier Paolo Pasolini nel suo libro, che ho preso come spunto per la mia riflessione, sono oggi ancora più manifesti che al suo tempo. Gli stereotipi e la corruzione da lui denunciati in “Lettere luterane” avevano già nel loro nocciolo una valenza profetica che fanno ancora eco nella società dei nostri giorni.
     Ellen G. White, una nota scrittrice americana di netta ispirazione cristiana, morta nel 1915, anche lei molto sensibile all’integrità morale delle persone, aveva scritto ben oltre un secolo fa nel suo libro Princìpi di educazione cristiana:
     “Il più grande bisogno del mondo è il bisogno di uomini che non si possono né comperare né vendere; che sono fedeli e onesti nell’intimo della loro anima; che non hanno paura di chiamare il peccato col suo vero nome; la cui coscienza è fedele al dovere come l’ago magnetico lo è al polo; che staranno per la giustizia anche se dovessero crollare i cieli”.

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