Il bue che trebbia

«… la Scrittura dice: Non metterai la museruola al bue che trebbia». 1Timoteo 5:18a

L’apostolo Paolo in una delle lettere pastorali cita il testo di Deuteronomio 25:4, «non metterai la museruola al bue mentre sta trebbiando» e fa un’argomentazione non animalista, ossia non si sta curando dei buoi, ma di ben altro. Infatti, si chiede: «Forse che Dio si dà pensiero dei buoi? O non dice così proprio per noi? Certo, per noi fu scritto così; perché chi ara deve arare con speranza e chi trebbia il grano deve trebbiarlo con la speranza di averne la sua parte» (1 Corinzi 9:9-10). Martin Lutero commentava che il testo del Deuteronomio non è stato scritto per i buoi, dato che «i buoi non sanno leggere». Allora se Dio si prende cura delle creature «senza ragione», a maggior ragione Dio si prende cura della creatura che pensa. La citazione è in entrambi i casi parte di un discorso sul dovere di sostenere chi si adopera per l’opera del Signore, perché chi pianta una vigna ne mangia il frutto e chi pascola un gregge si ciba del suo latte. Eppure, nonostante sia la Legge a sostenere ciò, le parole dell’apostolo non sono legate ad una richiesta di ricompensa, dato che Paolo decide di rinunciare: «Io però non ho fatto alcun uso di questi diritti, e non ho scritto questo perché si faccia così a mio riguardo; poiché preferirei morire, anziché vedere qualcuno rendere vano il mio vanto» (1Corinzi 9:15). Anche se sarebbe giusto «che quelli che annunciano il Vangelo vivano del Vangelo» (1Corinzi 9:14), e avrebbe anche il diritto di condurre con sé la moglie come fa Pietro (1Corinzi 9:5), lui sceglie di fare tutt’altro e di sostenersi da solo, con un’unica eccezione, quando accetta il sostegno della chiesa di Filippi (Filippesi 4:15-17).

L’unica cosa che ha cuore l’apostolo è annunciare il Vangelo, costi quel che costi. Chi volontariamente si è disposto al servizio non lo farà aspettandosi alcun tipo di ricompensa. Mentre invece quando uno è comandato ad un compito, sarebbe opportuno che chi lo invia si prenda anche cura. Queste riflessioni meriterebbero più approfondite considerazioni sul ministero come dimensione di servizio e di apertura verso tutti. Vorrei però soffermarmi sull’azione della museruola nei confronti del bue. Coloro che annunciano il Vangelo sono come “buoi”, soggetti da lavoro faticoso e da carico, che si lasciano soggiogare da Cristo, il cui giogo è dolce e leggero. Il bue soggiogato è simbolo di sottomissione paziente, di forza pacifica e di mitezza. Singolare il fatto che nell’Antico Testamento i buoi trainavano il carro che trasportava l’arca dell’alleanza (1Samuele 6:7; 2Samuele 6). Un animale che lavora docilmente nella trebbiatura ha diritto di mangiarne, altrimenti non sarà di continuare il lavoro nel tempo. La museruola, se applicata, non solo impedisce di mangiare, ma anche priva della libertà di movimento della bocca. Riferito ad un ministro, che fatica per il bene del campo, potrebbe ritenersi una forma di condizionamento che ne limita l’azione e/o l’espressione. Ed è per questo che Paolo privilegia il non essere sostenuto, per non avere alcuna forma di museruola, che potesse condizionarne l’azione. Purtroppo spesso le scelte di “libertà” vengono fraintese dagli stessi credenti che nulla fanno per alleggerire il carico, ma che sono sempre pronti ad appesantire ulteriormente il carico da trainare.

Dovremmo tutti adoperarci affinché la vita cristiana non venga mai ridotta a un opprimente groviglio di doveri, che sottopone il servitore, quanto il credente in generale, a un’esasperante tensione. Resta imprescindibile che non bisogna mai aspettarsi nulla dall’uomo, ma il rispetto e la considerazione è delle persone civili. Come modesto servitore, mi preme non perdere mai di vista l’Alto, perché il più eccellente servizio verso il prossimo deve sempre onorare il Signore, ed è per questo che si deve modellare sulla nostra persona come il guanto sulla mano. Ricordiamo tutti che come il bue o l’asinello necessitano di mangiare e di un po’ di tempo per ritemprare le forze, altrettanto vale per noi. Credo che riconoscere lo sforzo altrui e onorare chi ci serve nel nome del Signore farà del bene a tutti.

Elpidio Pezzella | Elpidiopezzella.org

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