Il giusto desiderio sessuale della persona single

I cristiani sposati manifestano una certa dedizione a entrare in conversazioni con persone single e arrivare al punto in cui dichiarano loro che non gli è consentito fare sesso.

Non riesco a capire perché accada tutto questo e così spesso. Posso confermare che noi single siamo in balìa dei desideri sessuali esattamente come tutti; i desideri sono certamente buoni e santi perché dati da Dio, ma sono tuttavia espressi e sperimentati da menti, cuori, anime e corpi non retti, ma intrisi di peccato.

Sembra che i single, per pensare alla loro sessualità, abbiano avuto la concessione di un versetto: “…è meglio sposarsi che ardere (di passione)”, nel contesto di 1 Corinzi 7:7-9: “Vorrei che tutti gli uomini fossero come me; ma ciascuno ha il proprio dono da Dio, chi in un modo, chi in un altro. Or a quelli che non sono sposati e alle vedove dico che è bene per loro che se ne stiano come sto anch’io, ma se non hanno autocontrollo, si sposino, perché è meglio sposarsi che ardere” .

Questo comandamento che viene dal passato e gli scenari che i single cristiani affrontano oggi sembrano scontrarsi: “Chiedere a una persona non sposata di controllare i propri impulsi sessuali per periodi sempre più lunghi è un fenomeno abbastanza nuovo nella nostra cultura. Questo probabilmente perché assistiamo, da una parte a un riconoscimento precoce dei segni della pubertà e dall’altra all’usanza di sposarsi in età sempre più matura” (tratto da Authentic Human Sexuality, p. 107, Balswick & Balswick).

Capita così che alcune coppie eccedano nell’interpretazione del testo di 1 Corinzi 7:8 e lo strumentalizzino al solo fine di lasciarsi follemente andare alla propria concupiscenza piuttosto che preferire di amare Dio e il prossimo con scelte sante. Le coppie che vivono in questo modo morboso, manifestano tutta la loro difficoltà: prendono il “meglio sposarsi” come scusa per rendere permanente la loro relazione distruttiva e il “che ardere” come legittimazione delle loro azioni peccaminose come se si potessero cambiare in “buone e naturali” perché inserite nel contesto matrimoniale.

Dobbiamo guardare con attenzione e in profondità 1 Corinzi 7:8-9 per scavare nel nostro cinismo e nei nostri sguardi maliziosi, affinché la Parola riveli apertamente la nostra tendenza alla critica verso l’altro e alla giustificazione verso noi stessi. In questo passo Dio ha parlato di qualcosa che, tra cristiani, è stato facile portare al centro di un dibattito che se da una parte si è prolungato negli ultimi venti anni di questo secolo, dall’altra ha consentito che, sotto molti aspetti, passassimo con leggerezza sopra allo scopo più autentico di questo brano biblico, che è informarci e incoraggiarci.

Più avanti, andremo in profondità agli articolati pensieri di Paolo riguardo al desiderio sessuale per i cristiani non sposati, ma vorrei che tu ne focalizzassi fin da subito il punto principale: il desiderio sessuale delle persone, sposate e non, è buono, santo ed è parte, a pieno titolo, della meravigliosa creatura che è l’uomo, fatto a immagine di Dio. Tra tutte le voci che possono arrivarti, alcune utili e necessarie, altre meno, vorrei che tu, quando ti senti oppresso dalla vergogna per la sessualità o per il desiderio sessuale, sia in grado di ritornare a 1 Corinzi 7:9 e trovare pace; 1 Corinzi 7 può essere visto, senza dubbio, come un luogo di riposo dalla vergogna, dall’odio per se stessi e dalle accuse verso i cristiani non sposati a patto che di questo passo ne possano recepire il senso autentico e amorevole che si fonda nella specifica identità di creature di Dio.

Tu sei amato e hai desideri sessuali che ti spingono al matrimonio, che Dio approva. Ricorda questo mentre, qui di seguito, interpretiamo il testo.

È meglio sposarsi che ardere, allora ardere è sbagliato?

Che cosa significa “ardere”?
Una questione centrale nell’interpretazione di questi versi è comprendere cosa Paolo intenda con il termine “ardere” (una sola parola: puroústhai, “bruciare”) e in che modo ardere si lega alla teologia del matrimonio che risuona in 1 Corinzi 7:8-9 (1 Cor.7: 1-7, 10-16).

Il matrimonio è quell’arena tanto agognata dove tutte le fantasie sessuali prendono vita? Il matrimonio è un esplicito mezzo per saziare il nostro più immediato e carnale desiderio di qualcosa che indigna Dio (come per esempio il sesso)? “Ardere” è una realtà non giusta a cui sia Dio che l’uomo devono resistere con riluttanza e vergogna fino alla fine?

Io credo che con “ardere”, Paolo, indicasse un desiderio sessuale legittimo, in particolare tra i non sposati, infatti qui i suoi destinatari sono “I non sposati e le vedove”, e lo dichiara fin da subito. Il pericolo nel quale si potrebbe cadere partendo da questi versetti è che qualcuno scambi il desiderio sessuale fondato su basi peccaminose con quello che Dio ha creato come naturale e buono, e sia così portato ad affermare che il matrimonio sia da intendere come il luogo autorizzato per l’espressione di una sessualità sfrenata e senza impedimenti.

Paolo però aveva già escluso questa possibilità nei versetti precedenti, quando faceva notare che l’etica sessuale cristiana richiede che l’amore per il prossimo sia applicato al contesto del matrimonio – amare il coniuge più di noi stessi, a dispetto di ogni forma di abuso (1 Cor. 7:2-4; cfr. anche Ef.5:3, 25-33). Il consenso reciproco, la cura e le attenzioni per l’altro sono aspetti necessari per una relazione sessuale che onori Dio nel matrimonio. Sembra dunque assurdo che Paolo esorti a entrare in questo tipo di relazione per ragioni egoistiche. “Ardere”, quindi, sembra essere meglio compreso come un desiderio legittimo e santo tra i non sposati.

La purezza dell’ardere

Avendo preso in considerazione questo significato dell’“ardere” come desiderio sessuale legittimo tra i single, possiamo considerare tre elementi dell’attitudine di Paolo verso la sessualità prematrimoniale, in 1 Corinzi 7:8-9, che ci conducono all’ applicazione. Ognuno è un passo in più verso la buona e consapevole attitudine che dobbiamo avere verso la sessualità prematrimoniale cristiana.

“Ai celibi e alle vedove, però, dico che se ne stiano come sto anch’io” (1 Cor.7:8)

1) Paolo non sta affermando che i cristiani non dovrebbero cercare un coniuge. Questa potrebbe essere una lettura contro-intuitiva, invece dobbiamo ascoltare attentamente il testo. Troviamo un’analogia a questo modo di parlare di Paolo in un altro passo di1 Corinzi, quando dice “Io vorrei che tutti parlaste in lingue” (1 Cor. 14:5), in cui è ben  chiaro che non sta affermando che tutta la chiesa dovrebbe parlare in lingue – è il problema che sta affrontando (1 Cor.12:30-31). Paolo sta invece dicendo che, in virtù dell’amore (1 Cor.13), solo Dio può dare il dono delle lingue a pochi, in modo che il dono possa essere esercitato come tale a favore di coloro che non parlano in lingue. Inoltre, se le lingue sono una grazia data a pochi “per l’utilità comune” (1 Cor.12:7), non è inteso per tutti – in modo che ogni membro della chiesa dipenda dall’altro (1 Cor.12:8-11). Che tu creda che la chiesa debba parlare in lingue oggi o no, l’insegnamento di Paolo è chiaro: non tutti dovrebbero parlare in lingue, in modo che l’amore prevalga sul corpo.

Il linguaggio di Paolo in 1 Corinzi 7:8 funziona allo stesso modo. Il punto è che doni unici ,come il celibato e le lingue, sono grandi grazie per lui, ma non per tutti (il senso completo del “desiderio” di Paolo dovrebbe essere reso con “Vorrei che tutti fossero come me – ma non lo sono, quindi non dovrebbero cercare di esserlo). Infatti, è insinuando che doni particolari come l celibato e le lingue, fossero segni di una spiritualità più alta e mistica, che i Corinzi si opprimevano l’un l’altro. I celibi diventavano asceti devoti e  coloro che parlavano in lingue potevano essere visti come mistici divini. Paolo scrive contro entrambe queste mentalità.
Il dono del celibato non è dato a tutti – e, per alcuni, cercare di vivere una vita di celibato come Paolo, senza una vocazione o un dono, significa sdegnare Dio e cercare di compiere un ministero per il quale Dio non ha dato le risorse (perciò “ardere”).

2) Se non riesci a esercitare  autocontrollo, questo non significa che devi rimanere single fino a che non desideri il sesso, ma piuttosto ti indica che, considerando che ogni cosa ha un senso per il tuo bene,, un coniuge potrebbe essere un grande aiuto per te.

“Ma se non hanno autocontrollo, si sposino” (1 Cor. 7:9)

Come abbiamo detto prima, Paolo non sta affermando che il matrimonio sia il parco giochi in cui fantasia sessuali senza freni diventano realtà. Significa che tutto ciò che è buono riguardo alla nostra sessualità e ai nostri desideri sessuali (che è quasi una briciola) è da intendersi come qualcosa che completa il matrimonio. I nostri corpi lo indicano chiaramente: “I due saranno una sola carne” (Gen. 2:24; 1 Cor.6:16). Inoltre, la vita sessuale alla quale Paolo invita le persone non sposate in 1 Corinzi 7:8-9 è descritta solo pochi versi prima in 1 Corinzi 7:2-5. “Il dovere coniugale” (1 Cor.7:3) per Paolo è più di una realtà carnale e corporale e la sessualità è una realtà profondamente spirituale e soteriologica (1 Cor.6:16-20; Ef.5:31-32).

Come si può accusare Paolo di ridurre il valore del matrimonio alla soddisfazione dei desideri carnali quando egli ha proprio valorizzato l’astinenza temporanea all’interno del matrimonio? Infatti ha detto, riferendosi anche alla sessualità: “Il vostro corpo è il tempio dello Spirito Santo in voi” (1 Cor. 6:19). Paolo si sta sforzando qui di presentare una risposta equilibrata a una questione pratica posta da persone, sposate e non, riguardo al sesso. Abbiamo bisogno di pazienza per ascoltare e cogliere la pienezza e le sfumature del ragionamento di Paolo.

Non siamo sporchi e peccatori a causa dei nostri desideri sessuali, ma Dio combatte per noi che siamo creature a sua immagine e che hanno per questo dei desideri sessuali.

Certamente, non c’è un argomento tanto contaminato dal peccato quanto la sessualità. Tutti quelli che entrano, sposandosi, nel mondo del matrimonio lo fanno con i loro giusti desideri, ma spesso rappresentati in forme egoiste e avide; , è solo lo Spirito Santo che può portare cambiamento e guarigione in questo. È falso e teologicamente superficiale affermare che la guarigione e la santificazione di una persona nell’ambito della sessualità non sia aiutata dal matrimonio. Ancora una volta, dobbiamo riconoscere, come Paolo in 1 Corinzi 5, che se una relazione è distruttiva, pervertita o poco sana, ci sono molti casi in cui la via migliore è la separazione e la disciplina, non il matrimonio. Paolo traccia un punto fondamentale e di buon senso: il matrimonio può aiutare quelli che combattono per rimanere puri riguardo ai loro desideri sessuali.

“Meglio sposarsi che ardere” (1 Cor. 7:9)

3) Per le persone sposate, il sesso è, secondo l’ordinanza divina del matrimonio, un modo per combattere Satana stesso (1 Cor. 7:5); ma ’astinenza è qualche volta necessaria per riallineare intenzionalmente la propria attività sessuale nei confronti di Dio (1 Cor. 7:5).

Per i celibi, il sesso è, secondo la costituzione naturale della sessualità umana, un modo per combattere “l’ardere” (1 Cor.7:9), ma l’astinenza è necessaria per il tempo nel quale l’ordinanza del matrimonio non è istituita. Nessuno di questi gruppi –sposati e non – contiene membri che rimangono al di fuori dell’esortazione che  Paolo fa qui. Le persone sposate dovrebbero crescere in attività sessuali che onorino Dio e proporzionarle all’astinenza, per il benessere della salute spirituale. Allo stesso modo, i celibi, la pratica di regolari attività sessuali che onorino Dio deve prendere forma, non nella copulazione, ma nell’esortazione “essi [i celibi e le vedove] si sposino” (1 Cor.7:9). La nostra visione della purezza dei desideri sessuali dei cristiani non sposati punta a quello che è il fulcro per Paolo: “Meglio sposarsi”.

Rimaniamo esseri sessuali

Rincuoratevi, fratelli e sorelle celibi. Calvino lo sapeva. Parlando del credente che arde, dice: “Non lasciamo che disprezzino il rimedio che è loro offerto. Quelli che non hanno il potere della continenza [autocontrollo] sono chiamati al matrimonio dalla chiara Parola di Dio (1 Cor.7:9)” (tratto dall’Istituzione della Religione Cristiana).

Ora, a molti di noi, piacerebbe sposarsi “se solo qualcuno ce lo chiedesse”, “ se solo lei dicesse di sì”… Se solo, se solo… se solo. Sì, capisco, sono single e voglio sposarmi. Non abbiamo modo qui di entrare approfonditamente nella questione, ma abbiamo una consolazione da questi testi: non siamo sporchi e peccatori a causa dei nostri desideri sessuali, e Dio combatte per noi che siamo creature  (con desideri sessuali) a sua immagine, in opposizione a Satana che combatte contro di noi come creature (con desideri sessuali) a Sua immagine (1 Cor.7:5).

Nel nostro essere creature sessuali a immagine di Dio, abbiamo un Sommo Sacerdote che ci aiuta e ci sostiene durante il nostro cammino – anche quando lottiamo con il peccato (Ebr.2:17), in modo che “riteniamo fermamente la nostra confessione di fede” (Ebr.4:14), che ci guida lungo la strada con perfetta potenza e saggezza (Ebr.8:1).

https://www.coramdeo.it/articoli/giusto-desiderio-sessuale-della-persona-single/

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