Il lato oscuro dei testimoni di Geova spiegato da esperti e fuoriusciti

I testimoni di Geova sono una delle sette religiose più diffuse sul territorio italiano. Il rigido sistema con cui controllano i loro adepti, le pratiche liberticide e coercitive che adottano sui fedeli e l’ostracismo a cui sono sottoposti i fuoriusciti hanno destato non poche preoccupazioni, sia in campo medico sia in campo politico.
Anche L’Aivs (Associazione italiana vittime delle sette) ha annoverato i testimoni di Geova tra le principali sette presenti in Italia, basandosi su diverse testimonianze di esperti e fuoriusciti che hanno dipinto la Torre di Guardia, la società religiosa dei testimoni di Geova, come una istituzione fortemente verticistica, autoritaria e dittatoriale.

In questo movimento dalle origini dubbie e in cui si staglia all’orizzonte l’ombra della Massoneria, la libertà di essere umani, ancora prima che cristiani, finisce nelle mani del Corpo Direttivo, la massima autorità mondiale dei testimoni di Geova, che, con la scusa di insegnare le Sacre Scritture, decide vita, morte e miracoli dei fedeli. Arrogandosi il più delle volte il diritto di interpretare la Bibbia arbitrariamente e senza tener conto di nessuno. Anche quando sbaglia clamorosamente, tende a giustificarsi dietro una fantomatica luce progressiva, secondo cui Dio rivela gradualmente la sua volontà, riuscendo, in tal modo, a modificare anche drasticamente i suoi insegnamenti nella più totale accettazione dei fedeli, da cui è richiesta ubbidienza cieca e incondizionata.

La Torre di Guardia, infatti, non tollera in alcun modo il dissenso e la critica. Nelle sue pubblicazioni cerca fortemente di dissuadere i testimoni di Geova dal farsi domande o dall’avere dubbi sulle dottrine o sulle pratiche dell’organizzazione, affermando che loro sono l’unica organizzazione di Dio sulla Terra e quindi non soggetta a sospetti e incertezze. Inoltre, avverte i fedeli di evitare il pensiero indipendente perché, secondo la sua versione, sarebbe opera del Diavolo e potrebbe creare divisioni tra i confratelli, generando nei fedeli forti sensi di colpa qualora dovessero cominciare a pensare con la propria testa.

Questo modo di fare ha sollevato molte critiche verso la Torre di Guardia, accusata da più parti di esercitare sui testimoni di Geova una forma di manipolazione mentale molto accentuata. Un plagio confermato anche dal CESAP, l’associazione italiana di psicologi che indagano sui culti abusanti. Nel corso di una intervista rilascia al programma televisivo Le Iene, la dottoressa Lorita Tinelli affermò infatti che i membri di questa religione subiscono “manipolazione mentale altamente nociva” da parte dei livelli superiori. Uno degli aspetti del plagio parte dall’omologazione degli adepti, costretti ad indossare gli stessi vestiti, a fare gli stessi gesti, a usare le stesse parole.

Analoga ammissione ha fatto anche l’avvocato e professore di diritto pubblico Emanuele Nacci, ex testimone di Geova e presidente del gruppo Shalom, attivo nell’aiutare i fuoriusciti dalle sette, che ha definito senza mezzi termini i testimoni di Geova “una setta che plagia le coscienze di molte persone e ne condiziona la vita, fino al punto di sfasciare famiglie e creare dipendenza psicologica”.

L’immagine che ci restituiscono le testimonianze dei fuoriusciti è quella di un gruppo settario che isola mentalmente i fedeli dal mondo esterno, vietando loro anche di informarsi da fonti che non siano quelle approvate dalla Torre di Guardia. Inoltre, l’organizzazione stabilisce che i membri non possono leggere le critiche che gli apostati muovono all’organizzazione o materiale pubblicato da altre religioni. James Beckford ha osservato che l’abitudine di mettere in discussione la dottrina ufficiale della Torre di Guardia è strenuamente combattuta a tutti i livelli. Ai Testimoni viene detto di essere sotto costante sorveglianza all’interno della congregazione e sono soggetti a un sistema disciplinare che incoraggia anche la delazione.

In questo sistema di controllo dell’individuo applicato su larga scala e dove ogni spirito indipendente è mal visto, la libertà personale dei singoli fedeli diventa una chimera. Molti ex testimoni di Geova, infatti, hanno parlato di una realtà claustrofobica dove la libertà individuale è bandita e la vita di un fedele è costellata di divieti. I testimoni di Geova non possono frequentare persone “del mondo”. Non possono celebrare compleanni o festività religiose. Non possono partecipare alla vita politica di un Paese. Non possono avere rapporti prematrimoniali o momenti intimi tra fidanzati. L’organizzazione detta loro quale lavoro è possibile fare e quale evitare. Quali film possono vedere, quali libri possono leggere, quali svaghi possono concedersi. Tutto viene deciso dall’alto. Perfino quali rapporti sessuali tra coniugi sono permessi e quali vietati. Per ognuna di queste proibizioni viene presentata un versetto biblico che spesso è estrapolata dal contesto per sostenere convinzioni arbitrare e non sempre condivisibili.

La mancanza di libertà tra i testimoni di Geova fu un argomento trattato anche dal programma televisivo Le Iene, che avevano trasmesso una puntata in cui raccontavano e denunciavano alcune pratiche strane. Due ragazze avevano raccontato alla trasmissione di Italia 1 di essere stanche di essere condizionate dalla comunità in ogni aspetto della loro vita. Ecco le loro parole dell’epoca: “Tantissime persone si sono svegliate, sono stufe di essere condizionate in ogni minimo aspetto della loro vita, vorrebbero uscire ma sanno che nel momento in cui abbandonano questo culto perderanno i loro affetti”.

Secondo molti esperti, i veti imposti dalla Torre di Guardia, e che spesso sono portati agli estremi, come nel caso delle emotrasfusioni, sarebbero all’origine di molti problemi di natura mentale che sono stati rilevati tra i testimoni di Geova. Jerry Bergman, per esempio, psicologo e attivista anti-sette, ha sostenuto che tra i testimoni di Geova è riscontrabile un tasso di malattie mentali più alto del normale nell’ordine dalle tre alle sei volte. In particolare avrebbe riscontrato casi di schizofrenia, paranoia, depressione, nevrosi e fobie.

Ad analoghe conclusioni era pervenuto anche John Spencer, secondo cui il diventare membro dei testimoni di Geova è un fattore di rischio che predispone alla schizofrenia. Adriano Fontani, presidente del comitato nazionale dei fuoriusciti dei testimoni di Geova, richiamandosi al lavoro di Bergman, ha affermato che la presenza di tali problematiche psicologiche avrebbero come conseguenza numerosi suicidi, tra cui il più eclatante risale al 2001: allo Stadio Olimpico di Roma, durante l’assemblea internazionale estiva, un giovane Testimone di gettò dagli spalti davanti a migliaia di persone. I suoi compagni confermarono che il giovane soffriva di schizofrenia.

In ogni caso, uscire dall’organizzazione non è facile, soprattutto se si è trascorso anni dentro le sue fila. Il percorso risulta più arduo e difficile soprattutto per chi all’interno delle comunità ci è nato, perché abbandonare il movimento vuol dire abbandonare tutto il mondo fino ad allora conosciuto. “Quando sei fuori è un po’ come dover iniziare a camminare e a parlare. Sono terrorizzati, spaesati e non riescono a decodificare gli stimoli dell’ambiente esterno”, racconta Tinelli. “I figli dei Testimoni, quando sono piccoli, non possono partecipare alle attività di classe, ai compleanni dei compagni e questo danneggia il loro sviluppo. Non intrattengono mai relazioni autentiche con i loro coetanei. Quando escono dalla comunità hanno problemi a socializzare, ad avere relazioni sentimentali e a farsi una famiglia. Fanno fatica anche dal punto di vista sessuale, visto che per i testimoni di Geova il sesso è demoniaco”.

In un contesto simile non mancano quelli che alla fine riescono ad abbandonare il movimento, anche se con molta fatica e dopo un travaglio interiore. Quando però riescono a farlo vanno incontro alla pratica dell’ostracismo. Ovvero alla demonizzazione, alla discriminazione e alla morte sociale. Una pratica che genera non pochi problemi di natura personale, perché non sono rari i casi in cui un ex testimone di Geova sia stato rinnegato da familiari, amici e parenti che militano ancora nel movimento e che sono costretti a considerarlo un “malato mentale”, un “maiala tornato al suo vomito”.

Anche la dottoressa Tinelli ha sottolineato gli effetti perniciosi di questa pratica della Torre di Guardia. “Ce ne occupiamo da molto tempo – racconta Tinelli –. Ci arrivano segnalazioni di continuo, spesso a causa di uno dei punti nevralgici della dottrina dei TdG: l’ostracismo. Infatti, chi dissente o inizia a farsi domande viene estromesso e nessuno, né la famiglia né il gruppo, può parlarci o addirittura salutarlo. Un atteggiamento che mina la stabilità di un individuo. É devastante dal punto di vista psicologico e umano: sono dettami che vanno oltre i normali legami affettivi e possono comprometterli in maniera irreparabile. Non è raro che qualcuno pensi al suicidio”.

Davanti a una realtà così restrittiva, non è un caso che molti ex fedeli abbiano deciso di abbandonare l’organizzazione e di denunciare pubblicamente, attraverso i media e i social network, il clima di abusi e “schiavizzazioni” che subiscono nella Watch Tower. Un fenomeno che ultimamente sta diventando di massa e davanti al quale l’organizzazione si difende accusando i dissidenti di menzogna e di propaganda ostile. Anche se questi cosiddetti dissidenti portano prove, dati, testimonianze e documenti per confermare le loro accuse. E lo fanno per mettere in guardia l’opinione pubblica dai rischi che si corrono affiliandosi a un culto definito abusate. Non lo fanno per i loro ex fratelli, in quanto la loro mentalità sarebbe così chiusa da rendere inutile ogni tentativo di risvegliare le loro coscienze.

Mario Barbato

http://Notizie Cristiane.com

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