A poche settimane dal conferimento del premio Nobel per la pace al sessantenne indiano Kailash Satyarthi, e alla diciassettenne pachistana Malala Yousafzai, per il loro impegno contro la sopraffazione nei confronti dei bambini e dei giovani e per il diritto di tutti i bambini a un’istruzione, Human Rights Watch, Organizzazione non governativa internazionale che si occupa della difesa dei diritti umani, richiama l’attenzione sul lavoro forzato minorile che è una forma di schiavitù moderna e richiede un impegno globale finalizzato a porre fine agli abusi contro i minori.
Secondo l’Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo), ci sono ancora 168 milioni di bambini lavoratori nel mondo, dei quali circa 85 milioni minori dai 5 ai 17 anni svolgono lavori che hanno effetti negativi diretti sulla loro salute, sicurezza e sviluppo. Ad esempio: i bambini lavoratori del tabacco negli Stati Uniti esposti alla nicotina e a pesticidi tossici; i bambini minatori in Mali e Tanzania che per estrarre l’oro usano il mercurio. Poi vi sono i minori impiegati nell’agricoltura, quelli costretti ad arruolarsi nelle milizie e negli eserciti, e quelli sfruttati nel lavoro domestico per una minima paga, e sono particolarmente vulnerabili alla tratta e ad abusi fisici e sessuali.
Nella regione di Asia-Pacifico si registra il numero più elevato di bambini lavoratori (78 milioni). Emblematico il caso dell’India, dove milioni di bambini sopportano vite miserabili: tessono tappeti e sari, lavorano nei campi, raccolgono stracci per le strade cittadine, fanno mattoni, puliscono pietre preziose, arrotolano sigarette, impacchettano petardi, e – in particolare le bambine – lavorano come sguattere nelle quattro mura domestiche.
Nel rapporto 2014 «“Dicono che siamo sporchi”. Negare l’educazione agli emarginati dell’India» Human Rights Watch documenta la discriminazione da parte delle autorità scolastiche in quattro stati indiani contro dalit, tribali, e bambini musulmani. La discriminazione crea un’atmosfera non accogliente che porta ad assenze ingiustificate e, infine, spinge il bambino a smettere di andare a scuola. Meccanismi di monitoraggio deboli non riescono a identificare e rintracciare i bambini che frequentano la scuola irregolarmente, che sono a rischio di abbandono, o hanno già abbandonato la scuola.
Il lavoro minorile non riguarda solo i paesi poveri o quelli in via di sviluppo, ma è un fenomeno globale a cui deve essere data una risposta globale. Questo significa adottare misure per ridurre la povertà, migliorare l’istruzione, e rafforzare le legislazioni a tutela dei minori.
Il Premio Nobel per la Pace conferito a Kailash Satyarthi e Malala Yousafzai, afferma Human Rights Watch, è un bel segnale che incoraggia a proseguire nella denuncia delle violazioni dei diritti dei minori. È tempo che per milioni di bambini andare a scuola, ricevere un’istruzione adeguata, poter giocare e non lavorare in condizioni di schiavitù diventino realtà.
Foto: “Child Labor in Morona Santiago, Ecuador 1990” by Maurizio Costanzo – Flickr: Ecuador – Morona Santiago. Gold washer 1990. Licensed under CC BY 2.0via Wikimedia Commons.
Marta D’Auria
Tratto da: http://www.riforma.it/
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