Il regno di Dio in noi

«…Poiché ecco il regno di Dio è dentro di voi» Luca 17:21b

A più riprese, Gesù parlò del regno di Dio ai discepoli e alle folle: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino. Ravvedetevi e credete all’evangelo» (Marco 1:15); «cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia e tutte queste cose vi saranno sopraggiunte» (Matteo 6:33). Nonostante la chiarezza delle Sue parole, non siamo in grado di riconoscere immediatamente il Suo regno. Eppure Gesù ha detto che è nei nostri cuori. Molti nei secoli hanno commesso l’errore di considerarlo come un qualcosa con caratteristiche umane; la stessa attesa messianica del popolo di Israele era legata all’idea di un “revival” del regno davidico, dissoltosi tra battaglie e successori vari. Gesù cominciò la Sua predicazione, invece, affermando che il regno si era avvicinato. Non si trattava di una sorta di governo, un insieme di persone governate da una legislazione, ma un qualcosa che si realizza con la Sua presenza. Gesù è stato lo strumento che ci ha riconciliati con il Padre, è attraverso il Suo sangue che abbiamo fatto pace con Dio. Il regno di Dio rappresenta la nostra relazione con il Signore.

Gesù raccontò diverse parabole per descriverlo, tra cui questa: «Il regno di Dio è come un uomo che getti il seme nel terreno, e dorma e si alzi, la notte e il giorno; il seme intanto germoglia e cresce senza che egli sappia come. La terra da se stessa porta frutto: prima l’erba, poi la spiga, poi nella spiga il grano ben formato. Quando il frutto è maturo, subito il mietitore vi mette la falce perché l’ora della mietitura è venuta» (Marco 4:26-29). Il regno è paragonato ad un seminatore che getta a terra un seme e ritorna poi alla sua quotidianità ed alle consuetudini. Nel mentre il seme germoglia e cresce senza che egli sappia come ciò sia avvenuto. Il Suo regno nasce e si sviluppa senza che noi sappiamo come ciò possa accadere. Possiamo supporre che la prima fase sia iniziata con la nostra consueta frequentazione della chiesa, delle riunioni cellulari e attraverso la lettura della Sua parola. Non sono tali attività, però, a permettere che il seme sbocci, ma è l’opera che lo Spirito compie in ognuno senza che ce ne accorgiamo. Lo Spirito opera in noi a Suo piacimento e, allo stesso tempo, non siamo in grado di capire dove, quando e come ciò avvenga. Tutti quelli che sono raggiunti dalla Sua opera avvertono che qualcosa di nuovo sta nascendo dentro ed il “terreno” comincia a sollevarsi per permettere al seme di sbocciare. Pur non avendo una perfetta cognizione di quando il Signore ha piantato in noi il seme, ricordiamo che, piano piano, sono cambiati tanti aspetti ed è nato il desiderio per le cose di Dio. I nostri occhi si sono aperti ed abbiamo notato come la strada, fino a quel momento percorsa, ci stava portando lontano dalla Sua presenza.

Una volta che il seme è caduto nel nostro terreno, dobbiamo permettere allo Spirito di lavorare in noi affinché possa svilupparsi. Mentre non possiamo impedire che il seme sbocci possiamo invece impedire l’azione dello Spirito. Se ci affidiamo a Lui il seme inizierà a germogliare, vedremo crescere prima lo stelo, poi il frutto, perché il Signore quando inizia un’opera la porta a compimento. Non dimentichiamo che il tempo scorre e non possiamo rimanere germogli o steli a vita. Dio si attende che ciascuno di noi gli permetta di compiere l’opera Sua in noi senza aver paura di passare da una fase all’altra. La nostra esistenza è caratterizzata da tappe che, volenti o nolenti, dobbiamo raggiungere. Sarebbe assurdo pensare di restar fermi ad una fase iniziale! La Scrittura ci ricorda che il regno di Dio è nei nostri cuori e dov’è il nostro cuore la è il nostro tesoro. Concediamo, quindi, la nostra terra all’opera del Signore affinché ogni giorno possiamo renderci disponibili a Lui che ci rende vasi ad onore e strumenti che possano servirLo fino al giorno della mietitura.

Elpidio Pezzella | Elpidiopezzella.org

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