1Tessalonicesi 1:8-10 “Infatti da voi la parola del Signore ha echeggiato non soltanto nella Macedonia e nell’Acaia, ma anzi la fama della fede che avete in Dio si è sparsa in ogni luogo, di modo che non abbiamo bisogno di parlarne; perché essi stessi raccontano quale sia stata la nostra venuta fra voi, e come vi siete convertiti dagl’idoli a Dio per servire il Dio vivente e vero, e per aspettare dai cieli il Figlio suo che egli ha risuscitato dai morti; cioè, Gesù che ci libera dall’ira imminente.”

Come è onorevole e oggetto di riflessione il fatto che “la fama della fede che avete in Dio” si è “sparsa in ogni luogo”! Come se questo sia veramente il segno distintivo che contraddistingue una vera chiesa! Ma per essere più chiari, non solo la fede si è sparsa, ma “la parola del Signore ha echeggiato” in tutti i luoghi intorno alla chiesa di Tessalonica! Una chiesa che rispetta quel mandato, quel ruolo nel mondo di essere “colonna e sostegno della verità” (1Ti 3:15-16).

La domanda che pongo è riflessiva e introspettiva per ogni chiesa: possiamo rispecchiarci nella chiesa di Tessalonica in questi suoi pregi? Ovviamente anche loro avevano dei difetti che potete scoprire leggendo l’epistola, ma questi erano dei segni evidenti di una chiesa genuina, che ama la Parola di Dio e che lascia nel mondo il profumo di Cristo. ”Ma grazie siano rese a Dio che sempre ci fa trionfare in Cristo e che per mezzo nostro spande dappertutto il profumo della sua conoscenza. Noi siamo infatti davanti a Dio il profumo di Cristo fra quelli che sono sulla via della salvezza e fra quelli che sono sulla via della perdizione; per questi, un odore di morte, che conduce a morte; per quelli, un odore di vita, che conduce a vita. E chi è sufficiente a queste cose?” (2Co 2:14-16) Questo passo è applicabile anche alla chiesa. Per quale motivo si parla del vero profumo di Cristo? Perché ce ne sono anche alcuni che possono avvicinarsi a quello vero e confondere, ma non sono autentici. Infatti Paolo continua: “Noi non siamo infatti come quei molti che falsificano la parola di Dio; ma parliamo mossi da sincerità, da parte di Dio, in presenza di Dio, in Cristo.” (vs 17)

Ma oggi sempre più le chiese, probabilmente non tutte ma parlo in generale, adottano i sistemi del mondo per rendere la Parola di Dio più attuale, più comprensibile, più appetibile…perché? Perché sempre meno si legge la Parola di Dio per scoprirne la potenza nella propria vita. In fondo, ciò che diamo agli altri è ciò che abbiamo messo nei nostri granai, proprio come Giuseppe in Egitto, e se al posto del buon grano vi abbiamo messo della zizzania, sarà proprio quella ciò che daremo a chi ci chiede del cibo in tempi di carestia spirituale. Solo la Parola di Dio ha il potere di saziare spiritualmente (Mt 4:4) Isaia 55:1-2 “O voi tutti che siete assetati, venite alle acque; voi che non avete denaro venite, comprate e mangiate! Venite, comprate senza denaro, senza pagare, vino e latte! Perché spendete denaro per ciò che non è pane e il frutto delle vostre fatiche per ciò che non sazia? Ascoltatemi attentamente e mangerete ciò che è buono, gusterete cibi succulenti!”.

È motivo principale di approvazione da parte di Dio verso una chiesa il fatto di essere testimoni della verità della Sua Parola. Troppe chiese dipendono dal loro “pastore” in questo senso. Paolo non loda i Tessalonicesi perché il loro pastore o i loro anziani erano ottimi insegnanti, ma perché tutti loro erano testimoni dai quali la parola di Dio ha “echeggiato”, come una cassa di risonanza della Parola. Domandiamoci: quante persone vanno al culto senza nemmeno portare la loro Bibbia? Quante persone ascoltano una predicazione senza guardare il testo con i loro occhi, come invece fecero i Bereani quando ascoltarono l’apostolo Paolo (At 17:11)? Quante persone presentano Gesù come una filosofia di vita che ti fa essere semplicemente più ottimista?

Notate nel passo di 1Tessalonicesi sopra riportato le vere caratteristiche di una chiesa, due delle quali le abbiamo già viste:

1 – Amore per la Parola di Dio;
2 – Testimonianza della propria fede;
3 – Conversione dagl’idoli
4 – Servire il Dio vivente
5 – Aspettare il ritorno di Cristo.

Avendo già accennato ai primi due punti, parliamo un attimo degli altri tre. Convertirsi dagli idoli è molto più che dire semplicemente: “Smetto di offrire sacrifici agli idoli” oppure “Smetto di inginocchiarmi davanti a una statua”, perché in realtà quello che deve essere interrotto per primo è il legame spirituale malvagio che teneva la persona succube di un idolo muto. E’ vero che ogni idolo è vanità (cfr Ger 10:1-6), ma il legame spirituale che rappresenta è molto potente e pericoloso, in quanto le potenze del male stanno dietro ogni idolo, sia esso di gesso o di “carne”. Infatti non è per nulla infrequente imbattersi in chiese, che non sono degne di questo nome glorioso, governate non da Cristo e dalla Sua Parola, ma da uomini in carne e ossa, veri “showman” che si pongono al centro dell’attenzione e che fanno dipendere tutta la vita della chiesa dal loro “ministero”. Queste non si chiamano chiese, ma “sette”, cioè organizzazioni che hanno a capo un uomo. Anche questa è una forma di idolatria. La caratteristica principale che dimostra che una persona, o una intera comunità di persone come nel caso di una vera chiesa, ha abbandonato ogni forma di idolatria è che si sono convertiti dagl’idoli con lo scopo di servire l’unico che è degno di essere servito, cioè il Dio vivente. È vivente in funzione del fatto che gl’idoli sono morti, o per meglio dire, non sono nulla: non sentono, non parlano, non interagiscono con le persone (ma c’è una potenza di errore dietro ognuno di questi idoli per chi li segue). Il vero credente è quello che serve il Suo Signore, e non uno che ama essere servito. Il vero credente non partecipa alla vita della chiesa in modo parassitario, non viene solamente se ci sono le agapi e il pranzo servito, non viene per ascoltare il suo predicatore preferito che gli parla di ciò che già conosce, così va sempre tutto bene …la Parola dice di guardarci da certe persone (Gd 12).

Il vero credente è quello che serve il Signore e la chiesa, che ama stare alla presenza di Dio per poter ascoltare la Sua Parola per metterla in pratica nella Sua vita, che ama la testimonianza della chiesa e si adopera affinché questa testimonianza cresca nel suo collettivo, che si interessa dei problemi che la chiesa può affrontare e si adopera per trovare soluzioni, che prega per i suoi conduttori, che bandisce la maldicenza dalla sua vita e dalla porta della sua casa, che desidera con tutto il cuore servire Dio essendo stato liberato da quei legami spirituali che lo tenevano stretto ai suoi vecchi idoli! Il vero credente è quello che risponde: “presente!” ogni qualvolta il Signore lo chiama a lavorare nella chiesa e per la Sua opera: “Israele disse a Giuseppe: «I tuoi fratelli sono al pascolo a Sichem. Vieni, ti manderò da loro». Egli rispose: «Eccomi»” (Ge 37:13)

E inoltre la chiesa del Signore è una chiesa che si prepara per il ritorno di Cristo. Il nostro testo dice che non solo sanno che deve tornare, ma lo “aspettano” con trepidazione, zelanti nel compiere le opere della fede! Che possa essere questa la testimonianza che ogni chiesa e ogni credente vuole perseguire! La gioia di essere stati liberati dal giorno dell’ira ci fa attendere il giorno del Signore con il tripudio nel cuore e l’allegrezza del servirlo. L’ira imminente non toccherà i credenti, ma la chiesa è chiamata a vivere in questo standard, perché comunque un giudizio per le opere della fede anche la chiesa dovrà affrontarlo: “Infatti è giunto il tempo in cui il giudizio deve cominciare dalla casa di Dio; e se comincia prima da noi, quale sarà la fine di quelli che non ubbidiscono al vangelo di Dio?” (1Pi 4:17)

Stefano Carta

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