Libri: Il ruolo di padre

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padrefiglioDal testo di: Per gli uomini di Rinaldo Diprose, (Be edizioni, Firenze, 2014)

E se sei un padre? Se è così, sappi che sei una figura molto importante per i tuoi figli. Tutti gli esperti in materia lo affermano, ma lo dice anche l’esperienza. Uno degli aspetti più drammatici in una separazione di un marito/padre e una moglie/madre è la conseguente quasi assenza della figura del padre, anche perché la legge favorisce la madre come custode dei figli.

A proposito della figura del padre, la stessa società che non riconosce più all’uomo il suo ruolo di capo famiglia riconosce che la mancanza della figura stabile di un padre produce dei gravi effetti nei figli.  Si tratta di una palese contraddizione ma, del resto, sono inevitabili le contraddizioni in una cultura che cerca di vivere senza Dio, pur dipendendo da lui per ogni cosa! Anche per questo motivo i coniugi che sono discepoli di Cristodovrebbero impostare il loro rapporto con i propri figli in base a ciò che insegna la Parola di Dio e non lasciarsi influenzare da ciò che sentono da fonti profane.

E che cosa dice la Parola di Dio ai padri? Dice molto, per esempio nel libro dei Proverbi che cito più avanti in questo capitolo. Ma mi soffermerò soprattutto su un’istruzione molto pratica che si trova in una lettera diPaolo. Si trova in Efesini, dopo la parte della lettera che spiega che cosa significa “spogliarsi” della vita tipica del mondo pagano per “rivestirsi” di Cristo (4:17-5:14). Segue nel testo l’ordine di essere ripieni dello Spirito Santo e la spiegazione di ciò che questo significa, compresa una lunga sezione su come vanno vissuti i rapporti familiari (5:15-6:4). In questo contesto si trova un’istruzione molto importante per i padri. “E voi, padri, non irritate i vostri figli, ma allevateli nella disciplina e nell’istruzione del Signore” (6:4).

Questa è una chiamata a crescere i nostri figli secondo i principi di ciò che può ben definirsi “la pedagogia divina”. Infatti la parola tradotta disciplina  èpaideia, da cui deriva il termine “pedagogia”. Questa parola suggerisce un rapporto che continua nel tempo fra un tutore e la persona o persone che lui sta preparando. Un bravo tutore esemplifica nella propria vita e nelle proprie azioni i principi che desidera inculcare in altri. Inoltre mostrapazienza, evitando di esasperare e quindi scoraggiare le persone che stanno apprendendo la disciplina di cui si occupa. Quindi un padre dovrebbe immaginarsi nel ruolo di tutore o allenatore, a secondo dell’immagine con cui riesce a identificarsi meglio.

La disciplina comprende anche azioni o sanzioni disciplinari. Nella nostra società, sempre meno è considerata auspicabile, o addirittura accettabile, la “disciplina” intesa come punizione fisica. Nei Proverbi troviamo due indicazioni significative a riguardo. Al versetto 13:24 leggiamo: “Chi risparmia la verga odia suo figlio, ma chi lo ama, lo corregge per tempo.” Al versetto 19:18, invece, leggiamo: “Castiga tuo figlio, mentre c’è ancora speranza, ma non lasciarti andare sino a farlo morire.” Entrambi i versetti, quindi, sottolineano l’importanza di una disciplina fisica, quando necessario, ma il secondo sottolinea ancor più l’importanza di una disciplina moderata. Essa, infatti, non deve mai essere frutto dell’ira del genitore, ma sempre finalizzata al bene del figlio. Non è, insomma, una valvola di sfogo del genitore, ma un’azione ponderata per correggere e far crescere. Qui ritorna il principio della lentezza all’ira, spesso presente in tutta la collezione dei Proverbi.

Senza voler in alcun modo sostenere i sistemi di punizione estrema in voga nel passato, non bisogna tuttavia tralasciare il fatto che, talvolta, uno schiaffo sulla mano o sul sedere di un figlio può essere molto più utile di una punizione “privativa”, cioè una punizione con la quale lo si priva della televisione o dei videogiochi o della possibilità di uscire. Mio figlio Jonathan mi ha più volte fatto notare che, per lui, almeno dal momento in cui ne ha memoria, la valenza educativa dello schiaffo sulla mano non era tanto nel dolore fisico (che deve comunque essere soltanto simbolico e non fare davvero male) quanto nel fatto che significava per lui: “Ok, sei andato oltre, ti ho ripreso a voce, ma hai continuato a disubbidire: questo schiaffo sulla mano vuol dire che hai raggiunto il limite.” Se la disciplina è soltanto “a voce”, c’è il rischio di trovarsi, come purtroppo spesso si vede in giro, ad alzare la voce con il bambino, senza ottenere alcun valore educativo, con conseguenze sia per il bambino che per la frustrazione del genitore.

Il ricorso a uno schiaffo sulla mano o sul sedere di un figlio, si applica specialmente, a mio parere, ai primi anni di vita. Raggiungendo la pre-adolescenza e l’adolescenza stessa, invece, le punizioni che chiamo “privative” assumono una valenza maggiore, perché implicano una responsabilizzazione del ragazzo.

Il secondo termine significativo contenuto in Efesini 6:4 è “istruzione”. Questo termine traduce la parola nouthesia, che significa: porre qualcosa sulla mente (noos) di qualcun altro. Questo vuol dire “impartire informazione” ma non solo; richiede pure di assicurare che quest’informazione sia stata assimilata e compresa. Questo richiede tempo e pazienza e presuppone il tipo di rapporto indicato con la parola paideia. Non è un caso che il Creatore abbia predisposto che i nostri figli si sviluppino lentamente in un arco di tempo di almeno diciotto anni. Questo significa che i genitori hanno almeno diciotto anni per completare il loro compito di istruire i loro figli e prepararli per la vita. A questo proposito vale la pena notare che tutte le istruzioni sui rapporti domestici (marito/moglie, figli/genitori, servi/padroni) seguono la precisazione: “sottomettendovi gli uni agli altri nel timore di Cristo” (5:21) e che questo è un frutto della sottomissione allo Spirito Santo (5:18). I padri in cui lo Spirito Santo dimora  non contristato, possono avere successo nello svolgimento di questo compito, laddove altri falliscono, perché lo Spirito fornisce la grazia necessaria. Inoltre un padre vorrà fornirsi di materiale, libri, DVD, eccetera, che lo assistono nel suo compito, oltre ad assicurare che i propri figli approfittino dei servizi provveduti dalla chiesa locale di cui fa parte.

Prima di passare alla parte pratica di questo capitolo, vale la penaricordare l’esempio eccezionale che Gesù ha dato riguardo al valore dei bambini. In genere i rabbini del suo tempo non avevano tempo per i bambini e quindi i discepoli, sbagliando, pensavano che neanche Gesù li avrebbe voluti ricevere. Gesù, invece, anche se aveva cose ben più importanti da fare rispetto agli altri rabbini, diede subito spazio ai bambini portati a lui dalle loro madri. E disse: “Lasciate i bambini, non impedite che vengano da me, perché il regno dei cieli è per chi assomiglia a loro” (Mt 19:14). In un’altra occasione Gesù chiamò a sé un bambino e lo usò come esempio di genuinità e fede, qualità necessarie per entrare nel regno di Dio, aggiungendo: “E chiunque riceve un bambino come questo nel nome mio, riceve me. Ma chi avrà scandalizzato uno di questi piccoli che credono in me, meglio per lui sarebbe che gli fosse appesa al collo una macina da mulino e fosse gettato in fondo al mare” (Mt 18:5-6). Altrove nel suo insegnamento, Gesù diede per scontato che ogni padre, anche se malvagio, si adopererà per il bene dei suoi figli (Mt 7:9-11). Quindi il padre che segue l’esempio di Gesù non dirà mai che non ha tempo per i propri figli quando loro hanno bisogno di lui e non li considererà mai di secondaria importanza.

In pratica

I suggerimenti che seguono sono, in parte, frutto di oltre trent’anni di esperienza, visto che il nostro primogenito è nato nel 1969 mentre l’ultimo raggiunse l’età di diciotto anni nel 2002.[1] Non sono intesi come un manuale; rispecchiano semplicemente come io, insieme con Eunice, intendevamo il nostro ruolo di genitori alla luce delle Scritture. Grazie a Dio hanno funzionato e quindi sono contento di poterli condividere con altri padri.

1. Innanzitutto, per evitare grossi problemi nel crescere dei figli, è importante che i genitori siano uniti. Questo richiede che marito e moglie riconoscano il rapporto coniugale come primario, ancora più importante del loro rapporto con i propri figli. Infatti il più grande dono che dei genitori possono dare ai propri figli è di manifestare il loro affetto e rispetto reciproco. Naturalmente tale manifestazione dev’essere senza ipocrisia perché l’ipocrisia è uno degli elementi più dannosi nella formazione dei bimbi.

Un rapporto del genere fra i genitori dà un senso di sicurezza ai figli. Inoltre fornisce il fondamento essenziale per tutto ciò che i genitori vorranno insegnare loro perché li predispone a dare credibilità ai valori e alle convinzioni su cui i genitori hanno costruito la propria vita insieme. Tale unità è anche la migliore protezione contro il tentativo dei figli di tirare uno dei genitori dalla propria parte contro il parere dell’altro. Non di rado quando un genitore nega qualche richiesta a un figlio questi andrà dall’altro genitore, magari il padre, per tentare di avere la sua approvazione (contro il parere della madre). In questi casi, un padre saggio chiederà al figlio che cosa ha detto la madre e si atterrà a quanto detto da lei. Se c’è una divergenza di opinione fra i genitori sull’argomento, faranno bene a rimanere uniti di fronte ai figli e risolvere la loro differenza di opinione in luogo appartato.

2. Tempi regolari in cui la famiglia si incontra in un’atmosfera informale, intorno alla Parola di Dio in vista di formare delle convinzioni insieme e iniziare ogni giorno (o la notte e il prossimo giorno) consapevoli della presenza di Dio e della sua cura provvidenziale. Quest’abitudine rispecchia l’istruzione che Mosè diede alla generazione di Israeliti che stava per entrare nella Terra Promessa. Ecco le sue parole: “Ascolta, Israele: Il Signore, il nostro Dio, è l’unico Signore. Tu amerai dunque il Signore, il tuo Dio, con tutto il cuore, con tutta l’anima tua e con tutte le tue forze. Questi comandamenti, che oggi ti do, ti staranno nel cuore; li inculcherai ai tuoi figli, ne parlerai quando te ne starai seduto in casa tua, quando sarai per via, quando ti coricherai e quando ti alzerai. Te li legherai alla mano come un segno, te li metterai sulla fronte in mezzo agli occhi e li scriverai sugli stipiti della tua casa e sulle porte della tua città” (De 6:4-9).

I tempi intorno alla Parola di Dio possono includere una breve preghieradi responso al brano letto e delle preghiere specifiche per le sfide, piccole o grandi che siano, che i vari membri di famiglia devono affrontare durante il giorno. Quest’appuntamento non dovrebbe durare troppo a lungo e le preghiere dovrebbero essere semplici e specifiche. Questa dimensione permetterà ai genitori a mostrare un interesse genuino per tutto ciò che sta accadendo nella vita dei figli e quindi favorirà un buon livello dicomunicazione fra genitori e figli. Questo sarà particolarmente prezioso quando i figli raggiungono l’età adolescenziale, quando i padri in particolare spesso hanno difficoltà a comprendere ciò che sta succedendo nella loro vita. Aiuterà pure a seguire con simpatia i particolari interessi e attitudini di ogni figlio, per sapere come consigliare lui o lei per quanto concerne lescelte di vita.

Durante gli anni abbiamo seguito diversi programmi di lettura, secondo l’età e la sensibilità dei figli. Il programma specifico e il modo di svolgersi del momento di raccoglimento sono meno importanti del valore che i genitori, specialmente il padre, gli attribuisce. L’altro segreto è la regolarità, senza che diventi una legge. Una volta fu chiesto a nostra figlia, Esther, di scrivere ciò che trovava di particolare aiuto nella nostra vita familiare. Lei rispose citando i momenti intorno alla tavola, in occasione della prima colazione, quando la famiglia leggeva un brano della Bibbia insieme e pregava per gli eventi di quel giorno. L’aiutavano, disse, ad affrontare la sua giornata alla sua scuola media superiore dove erano in pochi, fra professori e studenti, ad ispirarsi agli stessi valori che orientavano la sua vita.

Mantenere questo appuntamento può richiedere qualche sacrificio, specialmente quando un membro della famiglia deve partire presto per il lavoro o per scuola. Ad esempio, per cinque anni il nostro figlio Jonathan doveva partire prima delle 7 al mattino perché doveva prendere tre mezzi per arrivare al liceo Immanuel Kant in tempo per le lezioni. Quindi l’appuntamento era alle 6.30. Per alcune famiglie sarà necessario incontrarsi la sera, per altre sarà necessario alternare a seconda dei turni di lavoro.

3. Seguire la strategia di Gesù con i suoi discepoli (Mr 3:14), creando degli appuntamenti da soli con ciascun figlio. Non a caso, dopo l’ascensione di Gesù, i capi dei Giudei, volendo spiegarsi come Pietro e Giovanni fossero diventati gli uomini maturi e autorevoli con cui avevano a che fare, dissero semplicemente: “sono stati con Gesù” (At 4:13).

Scoprii quasi per caso il valore di spendere tempo con ciascuno dei miei figli maschi, uno alla volta. Ma subito mi resi conto che in questo modo riuscivo a sviluppare un rapporto di maggiore confidenzialità. Trovai che prima ancora di uscire dal cancello di casa sia Andrea che Jonathan già intavolavano una conversazione o una domanda che andava oltre la nostra comunicazione regolare. Sapendo che io appartenevo a loro, per così dire, per quelle ore, volevano approfittarne per discutere di cose che erano importanti per loro e trovai che in questo contesto il mio parere aveva un certo peso per loro.

Non è tanto la frequenza di questi incontri che conta quanto il fatto che il padre (o la madre) è completamente disponibile. Se si fa insieme qualcosa che comunque va fatto, non è esattamente la stessa cosa. Il figlio, o la figlia, deve sapere che stai dedicando tempo a lui o lei. Qualche volta è stato difficile per me trovare il tempo, come quando ho pagato per dieci sessioni in una piscina locale per avere così dei tempi con Jonathan, ma vale veramente la pena fare questo sforzo.

Desidero aggiungere ancora un’altra parola a proposito dell’importanza del ruolo del padre nei confronti dei figli maschi. Per dirlo in una frase: figli maschi hanno bisogno di essere amati dai loro padri con un amore”maschile”. Durante gli ultimi anni ho notato il ripetersi di un certo fenomeno in relazione con figli maschi che prendono la strada dell’omosessualità. Non voglio generalizzare ma l’incidenza di ciò che sto per dire è tale che sarebbe irresponsabile tacerlo: là dove il padre non conta in famiglia o risulta una figura pressoché passiva, il figlio trova molta più difficoltà nello stabilire rapporti normali con i due sessi. La causa della passività di un padre può variare: semplice pigrizia, una moglie che esercita l’influenza dominante nella famiglia o altro ancora. Ma il fatto rimane che i figli, in particolare i maschi, hanno bisogno di un padre che risulta essere un vero punto di riferimento nella loro vita, come la Bibbia prevede che sia il capo famiglia. Se non lo è, un figlio maschio rischia di essere emotivamente legato alla madre in modo morboso senza mai sviluppare le caratteristiche di un vero uomo. Pertanto si sente incapace di interagire con l’altro sesso secondo la formula di complementarietà che Dio ha prevista quando ha creato l’uomo maschio e femmina (Ge 1:26-27).

4. Tenendo le porte della casa aperte per tutti gli amici dei propri figli, senza pregiudizi o esclusioni. Forse non sarai d’accordo a farlo, quindi spiego subito lo scopo di una simile pratica. Se i genitori sono troppo restrittivi nell’accettazione delle amicizie dei loro figli, c’è il rischio che loro formeranno delle amicizie segrete per poi cadere nel tranello a cui fa allusione il Salmista: “Beato l’uomo che non cammina secondo il consiglio degli empi, che non si ferma nella via dei peccatori;  si siede in compagni degli schernitori” (Sl 1:1). Le funeste conseguenze di lasciarsi trascinare nel mondo profano sono descritte più avanti nel Salmo (vv. 4-6).

Al contrario, l’atmosfera diversa della tua casa inevitabilmente eserciterà un’influenza positiva sugli ospiti anche se non dicono niente sul momento. Inoltre, vista l’accoglienza accordata ai loro amici, i figli saranno più inclini a cercare l’approvazione dei genitori per la loro scelta di amici.

Una scelta di non aprire la casa a tutti gli amici di tuo figlio, oltre a creare il rischio che questo figlio faccia delle cose alle tue spalle, tende a tagliare la comunicazione fra te e lui. D’altra parte il padre che mostra rispetto verso i suoi amici avrà anche la libertà di intervenire con discrezione con un consiglio quando ciò gli sembra opportuno. Questo diventa particolarmente importante nel caso che un figlio intraprenda un amicizia con qualcuno del sesso opposto che, secondo l’insegnamento biblico e il tuo parere, non è adatto. In un’occasione mi fu possibile dare un consiglio di questo genere a uno dei nostri figli che non solo fu accettato, ma risultò cruciale per il suo futuro.

5. Inculcando un senso di responsabilità e i valori esemplificati e insegnati da Gesù (Lu 2:42; 12:15). Quando Gesù andò a Gerusalemme con Maria eGiuseppe all’età di dodici anni, evidenziò un senso di responsabilità personale davanti alla legge di Mosè, ascoltando e facendo domande ai rabbini nel tempio (Lu 2:41-52). Poi dopo il suo ritorno a Nazareth viene detto di lui che “cresceva in sapienza, in statura e in grazia davanti a Dio e agli uomini” (v. 52). Ancora oggi i ragazzi ebrei diventano un “figlio del comandamento” (il loro Bar Mitzvah) a dodici anni mentre le ragazze diventano Bat Mitzvah (una “figlia del comandamento”). Per gli ebrei questa nuova fase di vita iniziava/inizia tra i dodici e i tredici anniDiventare figlio o figlia del comandamento significa assumere una responsabilità personale per il proprio comportamento davanti a Dio e al resto della comunità.

Uno dei problemi che molti genitori affrontano oggi è legato al fatto che la società intorno a loro non richiede agli adolescenti di accettare molte responsabilità. D’altra parte, durante questa fase della loro vita i nostri figli hanno molto energia e, spesso, parecchio tempo libero, per esempio durante l’estate, ma anche nel fine settimana. La società suggerisce che dovrebbero investire questo tempo (e i soldi dei genitori!) in divertimenti perché non sarebbe ancora il tempo per accollarsi delle responsabilità di rilievo. Quindi si pone la seguente domanda per i genitori credenti: “Come posso aiutare i miei figli a sviluppare un senso di responsabilità e discernimento dei veri valori della vita mentre sono ancora ufficialmente sotto la mia tutela?”

Molte questioni relative a questo periodo della loro vita sono legate in qualche modo all’argomento del denaro. A questo proposito io ed Eunice abbiamo trovato utile la seguente regola: noi provvedevamo per tutto ciò che era necessario per nutrire e vestire i nostri figli e per assicurare che fossero preparati adeguatamente per la vita (compreso il costo dei campi per ragazzi). Inoltre davamo loro un minimo di soldi da spendere come volevano loro. Però se volevano qualcosa che non era strettamente necessario (per esempio una Vespa, quando era possibile andare ovunque in bicicletta a Fondi, dove vivevamo in quegli anni), toccava a loro lavorare per i soldi occorrenti. Per esempio, Andrea finanziò l’acquisto della sua Vespa raccogliendo pomodori durante un’estate. Sia Andrea che Esther hanno aiutato a preparare i pacchi per una casa editrice cristiana. In tempi successivi Jonathan, insieme con il suo amico Immanuel, hanno lavorato presso un benzinaio per diverse estati, oltre a fare dei lavori di traduzione. E così via. Abbiamo trovato che l’esperienza di lavorare per quello che volevano ha aiutato i nostri figli a sviluppare un senso di responsabilità e ad apprezzare di più le cose.

6. Ammettendo I propri errori e praticando il perdono. Un genitore, per essere credibile, deve essere leale, una qualità che Paolo disse sarebbe stata rara “negli ultimi giorni” (2 Ti 3:3).  Questo significa che, quando il genitore sbaglia (e chi non sbaglia mai?) o dimentica di mantenere una promessa fatta, deve avere il coraggio, e l’umiltà, di ammetterlo e di chiedere perdono all’altro coniuge, ai figli o a tutta la famiglia, a seconda dei casi. In questo modo dimostra di essere un vero discepolo di Cristo, che si sottomette alla signoria di Cristo (Ef 5:21,32; Gm 5:16a). Vale la pena mettere da parte il proprio orgoglio per riguadagnare la fiducia dei propri figli. Infatti non c’è niente di più importante della trasparenza per mantenere la fiducia e per avere il diritto naturale di esercitare autorità su di loro.

È anche importante che i genitori mostrino uno spirito di amore e perdono verso gli altri membri del corpo di Cristo. Poche cose danneggiano lo sviluppo spirituale e morale dei ragazzi quanto uno spirito di critica o il rifiuto di perdonare visto nei loro genitori, se questi professano di essere seguaci di Cristo. Può essere un vero ostacolo alla fede nel ragazzo che ne è testimone, cosa che Gesù giudicò molto grave (Mt 18:6).  Una volta è capitato che il padre di una famiglia che ci faceva visita iniziò a criticare un altro credente durante il pranzo. Lo interruppi dicendo in modo fermo: “In casa nostra non si criticano altri credenti!” Seguì un attimo di imbarazzo ma il messaggio fu raccolto. Questo fratello chiese scusa. L’apostolo Giovanni insegna che, quando vediamo un fratello commettere un peccato, dobbiamo pregare per lui, non criticarlo (1 Gv 5:16).

 Quanto stress si crea crescendo figli nel mondo di oggi?

Devo ammettere che da quando i nostri tre figli raggiunsero l’adolescenza e fino a che tutti non ebbero preso le decisioni più importanti della loro vita, provai una certa ansietà per loro. Questo misto di ansietà e senso di responsabilità si tradusse nel seguente fenomeno: non riuscivo mai a prendere sonno finché l’ultimo dei figli non fosse rientrato in casa, qualsiasi fosse l’orario o l’impegno che tenesse il figlio occupato fuori casa. Loro dicevano sempre che non c’era da preoccuparsi ma per me era impossibile prendere sonno finché non avessi sentito la porta di casa aprirsi e chiudersi, il che significava che erano tornati sani e salvi.

L’ansietà può essere un segno di sana preoccupazione per il benessere degli altri. L’apostolo Paolo scrisse: “sono assillato ogni giorno dalle preoccupazioni che mi vengono da tutte le chiese” (2 Co 11:28). Tale preoccupazione lo portò a pregare per queste chiese e a scrivere lettere a esse per correggere delle anomalie e chiarire concetti non ancora compresi completamente  (Cl 1:3-12; 2:1-2). Nel mio caso, oltre a portarmi a pregare per i nostri tre figli, la preoccupazione che sentivo per loro mi portava a studiare modi in cui potevo mantenere una buona comunicazione con loro in vista di poterli aiutare nel momento opportuno.

Per il resto, Eunice ed io abbiamo scoperto che crescere figli “nella disciplina e istruzione del Signore”, anche in contesti fondamentalmente profani, non è un compito impossibile. Ciò che i figli si aspettano dai genitori non è la perfezione, bensì la coerenza con la loro professione di fede e con ciò che insegnano. Quando vedono tale coerenza sono inclini a dare retta a ciò che i genitori dicono.

[1] Alcuni di questi suggerimenti sono già apparsi nel mio libro IN TANDEM Imparando insieme nel cammino della vita, Motta S. Anastasia (CT), Edizioni CLC, 2012, pp. 55-58.

Fonte: http://www.laparola.info/

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