Il Sesso e la sessualità

Argomento che da sempre crea non pochi problemi e imbarazzi fra il popolo del Signore, ma che pure ha la sua grande importanza, facendo parte della creazione di Dio.

1. INTRODUZIONE

Abbiamo cominciato a gestire l’Opera Jeshua di Capaci soltanto da 4 anni. E, anche se potrebbero sembrare pochi, in realtà, in questo breve lasso di tempo, ho ascoltato tantissimi problemi di chi frequenta la Chiesa e, devo dire, questi sembrano avere una radice comune: la rottura del legame di coppia e l’abuso della sessualità. Sono fra i problemi più ricorrenti e che creano più conseguenze negative di tanti altri. Sembra opportuno, dunque, potere discernere da parte del Signore quali conseguenze ha nella propria vita assumere un atteggiamento scorretto dinanzi al sesso e, soprattutto, conoscere quando un atteggiamento diventa scorretto alla luce della Parola di Dio. “E voi conoscerete la verità e la verità vi renderà liberi”, (Giovanni 8:32).

Non nascondo che io stesso ho cercato, prima di scrivere il presente, di raccogliere i vari punti di vista e le posizioni dei diversi movimenti evangelici, senza però riuscire molto spesso ad evincere una chiara posizione, come se l’argomento fosse un tabù, o, peggio, non si avesse il coraggio di affrontarlo.

Il pressapochismo e la confusione che imperano negli ambienti evangelici sull’argomento è legato probabilmente ad una cattiva interpretazione della Sacra Scrittura. Ho anche ascoltato diverse persone assumere una posizione ben definita, e concludere in un modo o in un altro in merito al problema oggetto di studio, ma ho visto anche disapplicare le regole che in via preliminare erano state assunte come “corrette”. Sembra che molti siano pronti a brandire la spada fino a che il problema non tocca la sfera personale o familiare: ho visto tanti Pastori trincerarsi dietro una sorta di bieco rifiuto di ogni tipologia di perdono e di misericordia per abusi legati alla questione che stiamo discutendo, ma nel momento in cui qualche episodio ha toccato la propria famiglia o il proprio ambito, sono rimasti bastiti. A quel punto si preferisce far marcia indietro o tentare strade strane di conciliazione fra la Parola e i comportamenti osservati. Per nulla togliere all’immensa caratteristica di Dio volta al perdono, siamo assolutamente convinti della possibilità di redenzione di chi commette uno sbaglio, ma chiaramente ogni cosa va inserita nel posto giusto e con i giusti limiti. La mancanza di chiarezza potrebbe determinare errore in chi sta seguendo la Parola e noi, soprattutto in qualità di conduttori, ne avremmo la principale responsabilità. Non intendiamo avere ragione, ne conquistarla con “la forza”, ma speriamo di riuscire a determinare, alla luce della Bibbia, il vero limite al quale attenersi e, da quello, speriamo di non doverci mai distaccare. Dio benedica chi vorrà leggere con attenzione criticando anche in maniera costruttiva quello che si scriverà, in modo tale che sia proclamata soltanto la verità di Dio e non quella degli uomini.

2. ORIGINI DELLA COPULAZIONE E COMANDO DI DIO

L’unione tra maschio e femmina è più antico del previsto: l’accoppiamento sessuale, ossia la copulazione, sarebbe comparso in alcuni pesci ossei, i placodermi antiarchi (i più antichi tra i pesci dotati di mandibola), antenati della maggior parte degli attuali vertebrati , prima della cosiddetta riproduzione esterna . Si parla di circa 430 milioni di anni fa. Ma, anche con riferimento all’essere umano, la riproduzione nasce proprio con la creazione da parte di Dio:

Genesi 1:28 – Dio li benedisse; e Dio disse loro: «Siate fecondi e moltiplicatevi; riempite la terra, rendetevela soggetta, dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e sopra ogni animale che si muove sulla terra».

Ma anche successivamente, per esempio dopo il diluvio universale, Dio impartì la stessa istruzione:

Genesi 9:1 – Dio benedisse Noè e i suoi figli, e disse loro: «Crescete, moltiplicatevi e riempite la terra”.

L’obiettivo di Dio allora inizia proprio con la “concessione” o l’incoraggiamento verso l’essere umano, perché si compia la riproduzione. L’atto con il quale noi ci riproduciamo, forse, rappresenta la caratteristica che ci avvicina a Dio come creatore, con tutti i limiti del caso naturalmente. E, in più, Dio ha reso il nostro corpo idoneo perché senta il desiderio ed il bisogno di avvicinarsi ad un partner. L’azione e il desiderio sessuale, dunque, ancorché essere un tabù, rappresenta proprio la volontà espressa e manifesta di Dio in noi, sue creature preferite. La dottrina religiosa tradizionale, proprio della Chiesa ufficiale, ha da sempre prese le distanze da certi argomenti relegandoli ai confini quasi dello scandaloso, senza rendersi conto che proprio il non affrontare l’argomento genera quelle questioni che si stanno cercando di evitare, come le violenze, gli incesti, gli abusi e la pedofilia.

Il sesso, dunque, e il conseguente accoppiamento, nascono per volontà di Dio e non sono una cosa per la quale bisogna avere vergogna o considerarla come un tabù:

Genesi 2:25 – L’uomo e sua moglie erano entrambi nudi e non ne avevano vergogna.

Il padre che alleva correttamente un figlio, ha bisogno, prima o poi, di spiegare coscienziosamente cosa questo argomento significhi: il ragazzo, (o la ragazza, mutatis mutandis), altrimenti sentirà nel proprio corpo di adolescente una spinta e una pulsione che non conosce e che non sa spiegarsi, attingendo le proprie informazioni da fonti sbagliate e fuorvianti, che non faranno altro che produrre confusione, smarrimento, e, cosa più importante, un probabile allontanamento da quegli statuti comandati da Dio. E, nel momento in cui ci si allontana dal comando di Dio, si corrono gravi pericoli con conseguenze anche drammatiche.

Il problema vero, infatti, non è il controllo o la presa di coscienza degli istinti sessuali, quanto la manifestazione di tali istinti in modi non contemplati da Dio. Se volessimo trovare un parallelo biblico, ciò rappresenta quando ti rendi conto di “essere nudo”, e sei costretto a coprirti per vergogna. Dopo avere commesso il peccato, Adamo ed Eva corsero a coprirsi con foglie e a nascondersi da Dio perché si sentivano nudi:

Genesi 3:10 – Egli rispose: «Ho udito la tua voce nel giardino e ho avuto paura, perché ero nudo, e mi sono nascosto»”.

Nei versi che precedono il 10, notiamo come il serpente tenti di sedurre mentalmente Eva e, indirettamente, Adamo. La sottile distorsione della Parola di Dio così come Dio stesso aveva riferito, avevano provocato una ambizione nuova, diversa, uno stimolo che prima di quel momento la coppia non aveva mai avuto. Dall’azione del mangiare il frutto proibito, e dalla conseguente introduzione del peccato nella vita della coppia, Adamo ed Eva non manifestarono una conoscenza tecnologica o extraterrestre, bensì, la Parola stessa ci informa, si accorsero di essere nudi. Improvvisamente, cioè, si resero conto che quello che fino a quel momento era stato un mezzo di mutua e reciproca soddisfazione, usato in maniera sbagliata e diversa, creava un senso di vergogna, di paura.

Da questo primo approccio, possiamo immediatamente concludere che il peccato nei confronti della nostra sessualità, cioè l’uso contrario alla Parola di Dio del Suo dono, porta un senso di colpa e di smarrimento in chi commette tali pratiche avendo comunque ancora una coscienza rivolta a Dio.

La Parola va anche oltre il semplice accoppiamento finalizzato alla riproduzione incitando la coppia a vivere una vita intensa e felice con la donna, (uomo) della propria gioventù, alla quale Dio ci lega in un legame indissolubile che viene estinto fondamentalmente con la morte di uno dei due coniugi . In questa chiave possiamo leggere Ecclesiaste 9:9, che ci informa espressamente di godere la propria vita con la donna che amiamo. Ed ancora, le stesse clausole legate al matrimonio entro il suo primo anno, ci fanno comprendere come il matrimonio, e le “gioie” derivanti da esso, devono essere recepite in pieno, (Deuteronomio 24:4). Il Cantico dei Cantici è tutto un poema che esalta l’amore tra l’uomo e la donna innamorati, ed è parola di Dio ispirata che fa parte delle Sacre Scritture. I coniugi che si amano conoscono bene la gioia dell’unione fisica e della sessualità.

Cantico dei Cantici 7:10 – «Il tuo palato è come vino squisito, che scorre dritto verso il mio diletto e fluisce sulle labbra e sui denti!...

Queste parole, ancorché essere una metafora, ci spingono a vedere come l’unione fisica sia praticata in modo proprio di soddisfare i propri bisogni fisiologici, sempre con la finalità per la quale Dio stesso ha creato i Suoi figli.

3. LA VOLONTÀ DI DIO SULLA SESSUALITÀ

Abbiamo già considerato che il sesso e la copulazione siano temi indotti da Dio stesso. Ma, nel piano di Dio quali sono i limiti per esso? Nel Signore è stato da sempre instaurato un rapporto monogamico, inspirato dal Signore stesso.

Genesi 2:24 – “L’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e saranno una stessa carne”.

Non è intenzione di chi scrive entrare nel tema del divorzio, oggetto di uno studio separato della Parola di Dio, ma è chiaro che non possiamo prescindere dal considerare che, in generale, il divorzio tra figli di Dio è una cosa abominevole agli occhi del Signore, (Malachia 2:16). Le particolari situazioni in cui Dio permetterebbe il divorzio stesso, ripeto, saranno oggetto di trattazione separata. Lungi da noi la benché minima intenzione di discriminare o di puntare il dito con chi è divorziato o si sta lasciando con il proprio partner. Qui basti considerare che se due sono stati scelti da Dio per essere insieme, e hanno investigata la volontà di Dio in merito senza lasciarsi abbagliare da attrazione fisica o caratteriale, sono una stessa carne e la loro separazione diventa abominevole agli occhi del Signore: restiamo dunque nella situazione idilliaca voluta da Dio stesso.

Proverbi 5:15-22 ammonisce chiaramente l’uomo che è nel Signore a non andare a bere nelle cisterne altrui o ad abbracciare la donna di un altro. Possiamo argomentare da qui a domani, ma ciò che è stato unito dalla volontà di Dio, per espressa richiesta al Signore, non può trovare la separazione umana. Riportiamo il testo di I Tessalonicesi, illuminante in merito a quanto stiamo discutendo nel presente.

I Tessalonicesi 4:3-8 – Perché questa è la volontà di Dio, la vostra santificazione: che vi asteniate dalla fornicazione, che ciascuno sappia mantenere il proprio corpo con santità e rispetto, non come oggetto di passioni e libidine, come i pagani che non conoscono Dio; che nessuno offenda e inganni in questa materia il proprio fratello, perché il Signore è vindice di tutte queste cose, come già vi abbiamo detto e attestato. Dio non ci ha chiamati all’impurità, ma alla santificazione. Perciò chi disprezza queste norme non disprezza un uomo, ma Dio stesso, che vi dona il suo Santo Spirito.

Astensione dalla fornicazione
Nel testo biblico la parola tradotta “fornicazione” è pornèia. Il termine qua utilizzato, in realtà, ha una molteplicità di significati. Significa contemporaneamente adulterio, incesto, fornicazione nella sua accezione comune, le relazioni sessuali al di fuori del matrimonio, i rapporti omosessuali, la violenza, lo stupro, e così via dicendo. La pornèia comprende la libidine e perfino il linguaggio osceno.

Conservazione del proprio corpo
Si tratta qui di rispetto. Il corpo e gli organi sessuali non vanno ridotti a strumento di piacere egoistico. Il piacere della sessualità fa parte dell’intimo scambio d’amore tra i coniugi, nella passione e nella tenerezza; non è fine a se stesso.

Conservazione del proprio istinto controllo
La Parola qua ci avverte a non conformarci ai pagani che si lasciano e si abbandonano a pratiche disordinate. Bisogna sempre ricordarsi della santità di Dio

Dobbiamo evitare di ingannare il partner con la nostra ipocrisia o falso perbenismo. Paolo sta dicendo che i coniugi non devono offendersi e ingannarsi l’un l’altro abbandonandosi a pratiche depravate, o peggio, nascondendo pratiche sessuali occulte.

5. La rottura della volontà di Dio e le sue conseguenze

Proprio dal Cantico dei Cantici ci rendiamo conto di come la sessualità sia un’esigenza di ogni essere umano, e che deve trovare sfogo non in chiunque, ma nella compagna, (compagno) della propria vita, donato da Dio secondo la Sua volontà perfetta. Il problema è che per egoismo si può venir meno alla fedeltà coniugale ovvero si può abusare della donna che Dio ci ha messo davanti. Potremmo delineare la questione nel seguente modo: la sessualità è una gioia di una vita controllata secondo il comandamento di Dio, (finalizzata dunque agli obiettivi che sono stati stabiliti a suo tempo da Dio stesso), ovvero viene vissuta come impeto passionale che mi fa perdere il controllo di me stesso portandomi ad infrangere il comando di Dio? Questa sembra una domanda semplice, ma s’innestano tanti aspetti che la rendono invero quasi non evadibile. Basti al momento ricordare che la Parola di Dio ci invita a restare attenti e accorti, per non pagare le conseguenze del proprio male.

Proverbi 22:3 – L’accorto vede il pericolo e si nasconde, gli inesperti vanno avanti e la pagano.

A questo punto, qualcuno potrebbe obiettare sostenendo che Dio è largo perdonatore, (Atti 26:18), e che l’adulterio o la fornicazione non sono peccati “a morte”, non essendo una bestemmia contro lo Spirito Santo, (Matteo 12:31). Quindi, certamente posso sbagliare e poi chiedere perdono a Dio… Si, anche io ho uno scendiletto che calco ogni volta che mi voglio alzare dal mio letto, ma Dio non è lo scendiletto di nessuno! Non possiamo arroccarci dietro la caratteristica del perdono di Dio, in quanto Dio perdona chi si ravvede, e ravvedersi significa tornare indietro dalla propria via malvagia; pentirsi del male commesso; abbandonarlo con tutte le proprie forze. Non vale a nulla dunque pensare che posso peccare tanto Dio poi mi perdona! Il verso che abbiamo citato in Proverbi sancisce una pena da pagare, in modo ineluttabile per ogni uomo, (donna). E si, caro amico o amica che leggi. Tutti possiamo sbagliare e venire meno, e nessuno può e deve giudicare. Ma nel nostro errore, “involontario” e non abitudinario, dobbiamo pentirci davvero del male commesso e ritornare indietro. Ma, anche se siamo in questa condizione di ottenimento del perdono divino, pure resta in piedi il monito di Proverbi 22:3. Per capire cosa intendiamo dire, voglio citare un famoso pensatore cristiano:

“Se scegliamo di peccare, ci saranno conseguenze negative. Non potremo evitarle. Potremo anche essere perdonati, ma ciò non cambierà le conseguenze”. – Pastor Ray Stedman.

I figli che restano senza genitori, o l’amante illusa, sedotta e poi abbandonata, la famiglia colpita, insomma, in generale le conseguenze della propria condotta nefanda restano e si ripercuotono sulla vita sia di chi ha commesso il peccato sia di chi lo ha subito, direttamente o indirettamente. Oggi le cronache sono piene di casi nei quali omicidio e violenza concludono una storia andata male, un tradimento, o anche una violenza o un abuso subito nella fanciullezza. Non è raro che chi si macchia di delitti o reati a sfondo sessuale abbia a sua volta subito violenze da fanciullo. Questi sono aspetti che bisogna ricordare sempre. Tutte le persone coinvolte nell’immoralità sono vittime e soffrono, e non sono esclusi i due o più stessi immorali che la praticano. Al di là del piacere fisico temporaneo che possono provare clandestinamente e di nascosto, la loro coscienza non li fa stare sereni. E le conseguenze, prima o poi, vengono a galla.

Proverbi 6:27 – “Si può portare del fuoco sul petto senza bruciarsi il vestito?”.

Ricordo un certo aneddoto che pare proprio al caso nostro. Una certa sorella aveva sentito dire che un medico, fratello di Chiesa, aveva commesso un grave peccato. Senza rendersi conto di quel che faceva, e, soprattutto senza verificare la veridicità della cosa, cominciò a parlarne con le altre sorelle della Chiesa devastando la vita di quell’uomo. Dopo qualche tempo, per motivi che non stiamo qua a dire, si rese conto che era tutta una montatura e quell’uomo era completamente innocente. La sorella si recò dal Pastore, chiedendo cosa potesse fare a quel punto. Il Pastore vide che era davvero ravveduta e pentita di quello che aveva commesso, e le suggerì di portare una piuma tolta da un cuscino per ogni porta dove aveva parlato male del dottore. Fece così e le piume le bastarono a mala pena. Ne prese una anche per lei. Si recò nuovamente dal Pastore, il quale le disse che adesso avrebbe dovuto raccogliere quelle stesse piume lasciate sui diversi davanzali. Con grande mestizia la donna ritornò la sera dal Pastore dicendo che non aveva trovato più nessuna piuma. Erano volate tutte via con il vento. Il Pastore concluse dicendo: “Vedi, Dio ti ha perdonato. Ma le piume, che rappresentano le chiacchere che hai ingiustamente fatte volare dalla tua bocca, non le puoi più riprendere. Ognuna di esse creerà situazioni e conseguenze”.

La persona che si fa dominare da pensieri immorali subisce danni e ne provoca. Un uomo che ha l’abitudine viziosa di guardare materiale pornografico, si formerà un’idea distorta della donna considerando le stesse come oggetti di piacere, da non dovere rispettare. Se poi è sposato, priverà la sua compagna di se stesso compromettendo quest’ultima ed esponendola a tentazione. Se non è sposato, pregiudicherà la possibilità di un rapporto sano con una donna, paragonando la futura eventuale compagna a ciò che ha vissuto nei film. Il solitario che si dà alla masturbazione si priva di una coscienza serena, diviene incapace di vivere nel mondo reale, vede le donne in modo distorto e svaluta il godimento vero del sesso lecito. L’omosessualità sviluppa un senso perverso del piacere sessuale, oltre a far vergogna allo stesso Creatore.

I Corinti 6:9 – Non sapete che gli ingiusti non erediteranno il regno di Dio? Non siate sviati. Né fornicatori … né adulteri, né uomini tenuti per scopi non naturali, né uomini che giacciono con uomini.

Allo stesso modo, e in maniera ancora peggiore, sarà il rompere la volontà di Dio nei confronti della nostra sessualità. Il comportamento immorale ci porterà al giudizio di Dio, secondo quanto è scritto nella Parola di Dio stessa, (Galati 6:7-8Ebrei 13:4).

Romani 1:26-27 – “Dio li ha abbandonati a passioni infami: infatti le loro donne hanno cambiato l’uso naturale in quello che è contro natura; similmente anche gli uomini, lasciando il rapporto naturale con la donna, si sono infiammati nella loro libidine gli uni per gli altri commettendo uomini con uomini atti infami, ricevendo in loro stessi la meritata ricompensa del proprio traviamento”.

In conclusione, la rottura del comando di Dio, quindi, se da un lato trova perdono in caso di ravvedimento, non lascia indenne nessuno dei protagonisti in merito alle conseguenze dello stesso. Nel caso in cui invece ci sia una sorta di accanimento del peccato, provoca lo stesso abbandono di Dio alla propria concupiscenza oltre che alle conseguenze di cui parlavamo prima. Il Re Davide concupì con Beer Sceba. Arrivò perfino a indurre un omicidio pur di ottenere quella donna come propria moglie, ma il frutto di quell’unione morì, (II Samuele 11).

6. L’autocontrollo e l’aiuto di Dio

“Possedere il proprio corpo in santità e onore” (I Tessalonicesi 4:4), e tenere il matrimonio in alta considerazione, (Ebrei 13:4) non significa rinunciare al piacere o al rapporto sessuale, o, peggio, a guardarlo come un tabù. Il Signore nella Sua Parola ci invita, attraverso l’esempio dei tanti uomini che mantennero il proprio autocontrollo, a mantenere un comportamento corretto. Giuseppe, ad esempio, mentre era schiavo in Egitto, venne attenzionato dalla moglie del suo padrone, la quale, in cambio della sua concupiscenza, avrebbe potuto riscattarlo dalla sua condizione di schiavo. Giuseppe aveva dunque di che beneficiare di quella relazione: sia da un punto di vista fisico che materiale, ma si rattenne nel toccare una donna che era già sposata, andando incontro perfino ad una possibile condanna, (Genesi 36).
Lo stesso Paolo cerca di sottoporsi ad una rigida disciplina che mantiene un forte autocontrollo della persona a resistere contro le tentazioni. Egli ci dice come esercitava l’autocontrollo:

I Corinti 9:27 – “Mi sottopongo a dura disciplina e cerco di dominarmi per non essere squalificato proprio io che ho predicato agli altri”

II Timoteo 2:21 – “Se uno si purifica da tutti i mali che ho detto, sarà come un vaso prezioso, santificato, utile al suo padrone, pronto per ogni opera buona”.

I Tessalonicesi 4:3 – “Questa è la volontà di Dio: che vi santifichiate, che vi asteniate dalla fornicazione”.

Il fatto di astenerci indica quindi anche che ci è richiesto un autocontrollo. Ma l’autocontrollo passa per due grandi mete: la prima è che noi rispettiamo il nostro rapporto coniugale in modo tale da non accendere la nostra passione.

I Corinti 7:2-9 – “Per non rischiare di cadere nell’immoralità, ogni uomo abbia la propria moglie e ogni donna il proprio marito.
 L’uomo sappia donarsi alla propria moglie, e così pure la moglie si doni al proprio marito. La moglie non deve considerarsi padrona di se stessa: lei è del marito. E neppure il marito deve considerarsi padrone di se stesso: egli è della moglie. Non rifiutatevi l’un l’altro, a meno che non vi siate messi d’accordo di agire così per un tempo limitato, per dedicarvi alla preghiera. Ritornate però subito dopo a stare insieme, per evitare che Satana vi tenti facendo leva sui vostri istinti. Quel che vi sto dicendo è solo un suggerimento, non è un ordine. Io vorrei che tutti fossero celibi, come me; ma Dio dà a ognuno un dono particolare: agli uni dà questo dono, ad altri uno diverso. Ai celibi e alle vedove dico che sarebbe bene per essi continuare a essere soli, come lo sono io. Se però non possono dominare i loro istinti, contraggano matrimonio. È meglio sposarsi che ardere di desiderio”.

Nello stesso tempo, però, dobbiamo tenere presente anche la seconda meta. Anche se siamo mentalmente convinti che dobbiamo resistere e che è sbagliato scadere in certe pratiche, pure facilmente ci cadiamo e veniamo meno proprio per la debolezza della nostra carne.

Romani 7:16-25 – “Se faccio quel che non voglio, riconosco che la Legge è buona. Allora non sono più io che agisco, è invece il peccato che abita in me. So infatti che in me, in quanto uomo peccatore, non abita il bene. In me c’è il desiderio del bene, ma non c’è la capacità di compierlo. Infatti io non compio il bene che voglio, ma faccio il male che non voglio. Ora, se faccio quel che non voglio, non sono più io ad agire, ma il peccato che è in me. Io scopro allora questa contraddizione: ogni volta che voglio fare il bene, trovo in me soltanto la capacità di fare il male. Nel mio intimo io sono d’accordo con la legge di Dio, ma vedo in me un’altra Legge: quella che contrasta fortemente la Legge che la mia mente approva, e che mi rende schiavo della legge del peccato che abita in me. Eccomi dunque, con la mente, pronto a servire la legge di Dio, mentre, di fatto, servo la legge del peccato. Me infelice! La mia condizione di uomo peccatore mi trascina verso la morte: chi mi libererà? Rendo grazie a Dio che mi libera per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore”.

Quindi devo riuscire ad avere controllo dei miei pensieri, del mio cuore. L’attrazione tra un uomo e una donna che si innamorano e che desiderano fondere le loro vite, è parte integrante della vita. Ciò che non ci è lecito è di desiderare, di concupire, di bramare un rapporto sessuale immorale, fuori dal contesto biblico. E, il tutto, nasce da un pensiero illecito che, se è coltivato, porta al peccato. Che alla nostra mente si affaccino pensieri immorali può accadere, soprattutto se non viviamo una piena spiritualità. Ma è quello il momento di cambiare pensiero volgendo la mentre altrove. La Bibbia contiene un principio psicologico che scava nella profondità della nostra mente:

Proverbi 4:23 – Custodisci i tuoi pensieri perché da questo dipende la tua vita.

Nel linguaggio biblico suona così: “Custodisci il tuo cuore più di ogni altra cosa, poiché da esso provengono le sorgenti della vita”. Ora queste sorgenti della vita, leggendo accuratamente la Parola di Dio, rappresentano quegli istinti, quelle spinte che generano le inclinazioni mentali e i pensieri del cuore. Si, la Parola di Dio parla anche di pensieri del cuore, come spinte proprio dell’essere umano verso un comportamento:

Ebrei 4:12 – Infatti la parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito, delle giunture e delle midolla e scruta i sentimenti e i pensieri del cuore.

Questi pensieri o desideri del cuore, sono quelle che poi passano al nostro cervello, che intraprendono un combattimento con il nostro essere: a quel punto o li combattiamo o li coltiviamo. Il pensiero coltivato genererà un’azione. E, l’azione crea quel meccanismo di cui parla Giacomo:

Giacomo 1:14-15 – “Ciascuno è provato essendo attirato e adescato dal proprio desiderio. Quindi il desiderio, quando è divenuto fertile, partorisce il peccato; a sua volta il peccato, quando è stato compiuto, produce la morte”

In realtà non è necessaria neanche l’azione in se stessa per scadere nella concupiscenza. Il decimo comandamento ammoniva l’uomo a non desiderare la moglie del prossimo, (Esodo 20:17). E ancora che non si può commettere adulterio, andando in maniera più esplicita a denunciare la trasgressione dalla legge. Ma Gesù andò ancora oltre asserendo che chi guarda una donna per desiderarla, ha già commesso peccato con lei, (Matteo 5:27-28). Quindi chiunque in realtà fa salire dal proprio cuore il desiderio di concupire e guarda con attenzione, (non in maniera fugace dunque) una donna, (uomo) desiderando la concupiscenza, ha già commesso tale peccato, non essendosi autocontrollato.
Giunti a questo punto molti potrebbero davvero essere scoraggiati perché si rendono conto che la prova e la resistenza da fronteggiare è quasi impossibile. Ma, in nostro favore, ci soccorre l’aiuto di Dio.

Poiché Dio ci ha chiamati a santificazione e non ad impurità, (I Tessalonicesi 4:7), dobbiamo tendere verso la santificazione, senza della quale nessuno vedrà Dio, (Ebrei 12:14). Ma non è una cosa possibile umanamente parlando se i nostri sforzi, (autocontrollo) non sono suffragati e supportati dallo Spirito Santo che ci guida. Il bene non attrae come il male, e o stesso Paolo ebbe a disperarsi non sapendo chi lo potrebbe tirare fuori dal suo corpo di carne, (Romani 7:24). L’unico potente in questo è proprio lo Spirito Santo.

Ma, basta una preghiera per essere aiutati dallo Spirito Santo? Galati ci informa:

Galati 5:16 – “Camminate secondo lo Spirito e non adempirete affatto i desideri della carne”.

Cosa significa “camminare secondo lo Spirito”? Non dimenticando qual è lo scopo della nostra vita, (presentarci santi a Dio), e che in noi alberga lo Spirito Santo, dobbiamo imparare a camminare secondo lo Spirito. Innanzitutto, camminare secondo lo Spirito significa non reiterare il peccato rendendo vano lo stesso sacrificio di Cristo sulla croce. Camminare secondo lo Spirito significa preservare intatta la fede che una volta ci è stata insegnata, (Giuda 3).

È un errore credere che il nostro comportamento sessuale non abbia nulla a che fare con la nostra fede in Dio. Non è possibile immaginare di continuare ad amare Dio e praticare nel contempo attività sessuali che sappiamo benissimo essere non conformi al rispetto della persona, rispetto che Dio richiede da noi. La santa Legge di Dio è data per il nostro benessere completo, dettata dall’amore che Dio ha per il suo popolo. Se cerchiamo di tenere separata la sfera sessuale dalla fede, imbocchiamo una strada chiusa. La fede sta proprio nell’aver fiducia in Dio e nel contare sulla forza del nostro onnipotente Dio (Galati 3:3).

Come opera il Santo Spirito in noi? La verità è che noi tutti viviamo nel mondo corrotto dal peccato e il nostro stesso corpo carnale prova desideri carnali. Tale verità include il fatto che il credente è impegnato in una battaglia spirituale contro le malefiche forze sataniche, “il nostro combattimento infatti non è contro sangue e carne, ma contro i principati, contro le potenze, contro i dominatori di questo mondo di tenebre, contro le forze spirituali della malvagità, che sono nei luoghi celesti” (Efesini 6:12).

Abbiamo la necessità dunque di rivestire Cristo in noi.

Romani 13:14 – “Rivestitevi del Signore Gesù Cristo e non abbiate cura della carne per soddisfarne i desideri”.

Quindi la battaglia è aperta. Da un lato noi, con il nostro autocontrollo e la nostra volontà di resistere. Noi che desideriamo rivestirci di Cristo utilizzando la preghiera per non cadere in tentazione, (Luca 22:40). La battaglia è aspra, ma lo stesso Spirito interverrà con sospiri ineffabili:

Romani 8:26-27 – “Lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza, perché non sappiamo pregare come si conviene; ma lo Spirito intercede egli stesso per noi con sospiri ineffabili; e colui che esamina i cuori sa quale sia il desiderio dello Spirito, perché egli intercede per i santi secondo il volere di Dio”.

La battaglia è dura, a volte insostenibile. Non sempre si vincerà, a volte si cadrà. Tuttavia si tratta di un processo in divenire: più cammineremo nello Spirito, più ci santificheremo, più ci rivestiremo di lui, più riusciremo ad essere vincitori.

Romani 6:14 – Il peccato non avrà più potere su di voi, perché non siete più sotto la legge, ma sotto la grazia.

La grazia di Cristo completerà il percorso caduco e mancante che noi non sappiamo o non possiamo completare. Ma dobbiamo metterci tutta la nostra buona volontà, altrimenti saremmo succubi del peccato e della concupiscenza senza poterci risollevare ne trovare aiuto in Dio.

I Tessalonicesi 4:3-8 – Perché questa è la volontà di Dio, la vostra santificazione: che vi asteniate dalla fornicazione, che ciascuno sappia mantenere il proprio corpo con santità e rispetto, non come oggetto di passioni e libidine, come i pagani che non conoscono Dio; che nessuno offenda e inganni in questa materia il proprio fratello, perché il Signore è vindice di tutte queste cose, come già vi abbiamo detto e attestato. Dio non ci ha chiamati all’impurità, ma alla santificazione. Perciò chi disprezza queste norme non disprezza un uomo, ma Dio stesso, che vi dona il suo Santo Spirito.

Noi non possiamo dunque abbandonarci a dei comportamenti autolesionistici, ma dobbiamo sforzarci in ogni modo di tenere alta la testimonianza di Cristo in noi. E’ solo Cristo che rende la nostra fede perfetta donandoci la forza di tenere alte le barriere contro al nemico:

Ebrei 12:1-2 – “Anche noi, dunque … deponiamo ogni peso e il peccato che così facilmente ci avvolge, e corriamo con perseveranza la gara che ci è proposta, fissando lo sguardo su Gesù, colui che crea la fede e la rende perfetta”

Se il nostro sguardo sarà fisso su Gesù, allora avremo la forza come l’apostolo Paolo di considerare ogni altra cosa come spazzatura con il preciso obiettivo di guadagnare Cristo, (Filippesi 3:8). Noi non apparteniamo a noi stessi ma in realtà siamo proprietà di Dio, e dunque siamo “obbligati” a glorificarLo anche con il nostro corpo, (I Corinti 6:19-20).

7. Conclusioni

Ci permettiamo di dissentire contro tutte quelle forme di proibizionismo sul matrimonio per i sacerdoti. Sia perché non era la pratica della Parola di Dio, sia perché, l’astensione forzata mette a rischio l’integrità dell’essere umano che vi è sottoposto mettendo a nudo certe problematiche proprie di alcuni movimenti religiosi che al loro interno vedono con una certa frequenza fenomeni strani come la pedofilia o la pornografia, o il concubinato. La scelta che un uomo, (donna), deve affrontare, non è affatto tra attività sessuale e astensione dalla vita sessuale, ma tra attività sessuali lecite e illecite. Non siamo in condizione, come lo stesso Paolo ammonisce, di imporre a nessuno una simile abitudine. Paolo scelse il nubilato. Ma, anche a suo dire, fu una sua scelta, e comunque non prescritta come legge per nessuno. Ne, d’altro canto, possiamo giustificarci in funzione di quello che nel mondo avviene. Oggi sentiamo molti sostenere che in fondo in fondo ogni rapporto poi non ha granchè importanza oramai tutti fanno tutto, …., e dunque…. È un chiaro errore guardare alle pratiche sessuali del mondo per trarne delle norme: si tratta, infatti, di persone “che non conoscono Dio” (I Tessalonicesi 4:5). Tali persone chiamano “fare l’amore” ciò che nulla c’entra con l’amore ma è solo atto sessuale fine a se stesso. Tutta la questione sta, alla fine, nella libidine, nella perversione, nel ritrovare un attimo di piacere per poi sprofondare nell’aridità completa o, peggio, nella ricerca di una emozione ancora più forte per coprire la delusione di quella precedente: in questo modo si scivola sempre di più verso il baratro.

1. Dio ha creato l’uomo come essere che deve avere un comportamento sessuale. Il desiderio sessuale è in sé un attributo meraviglioso che Dio ci ha donato, il fondamento è che lo ritroviamo nel nostro rapporto coniugale stabilito da Dio.

2. Il peccato significa degradazione, allontanamento da Dio. Il nostro modo di comportarci sessualmente rivela se scegliamo di seguire la via di Dio oppure quella egoistica.

3. Se ho atteggiamenti sbagliati sono contro Dio. Questa affermazione naturalmente trova concordi tutti che siamo sottoposti al peccato, ma valgono qui le affermazioni fatte in precedenza.

4. Devo avere un atteggiamento positivo e volontario di liberazione da certi pensieri. Mi devo avvicinare a Dio con la fede di chi sa che avrà un cuore asperso e purificato, (Ebrei 10:22)

5. Bisogna tenere la Parola di Dio nel proprio cuore, questo ci impedirà di avere atteggiamenti sbagliati, (Salmo 119:11).

6. Dobbiamo essere ripieni di Spirito. Questa condizione soltanto ci darà le forze sufficienti per resistere al nemico, (Efesini 5:18)

7. L’autocontrollo è richiesto ma non è sufficiente. La preghiera è una ottima arma, (Luca 22:40)

“Chi pensa di stare in piedi guardi di non cadere” (I Corinti 10:12). Non è davvero il caso di sentirci così forti da cacciarci in situazioni in cui dovremo far fronte a una tentazione.

Pastore Paolini Gabriele

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