Il turismo della memoria, un modo per superare i conflitti!

Il-turismo-della-memoria-un-modo-per-superare-i-conflitti_mediumLong Kesh è una località della contea di Antrim in Irlanda del Nord. Si tratta di un luogo ameno, conosciuto per la produzione di whiskey e per un vecchio campo di aviazione della RAF trasformato in prigione nel 1976. Inizialmente il governo britannico intendeva utilizzare la struttura per ospitare i detenuti e gli internati senza processo durante i Troubles in Irlanda del Nord; poi l’offensiva dell’IRA si intensificò e nel 1976 venne inaugurato il nuovo carcere di Maze.Il carcere di Maze era costituito da 8 edifici a un piano di cemento armato a forma di H che divennero noti in tutto il mondo nel 1981 quando vi si svolse uno sciopero della fame dei detenuti repubblicani durante il quale morirono 10 detenuti, tra cui Bobby Sands. Il 29 settembre 2000 la prigione di Maze chiuse e venne avviato un processo di demolizione, mai completato.

Adesso il governo nordirlandese ha deciso di riqualificare l’edificio e l’area circostante commissionando la costruzione di un “Centro per la Pace e la Risoluzione dei Conflitti” all’architetto David Libeskind, famoso per aver curato il progetto di riqualificazione dell’area di Ground Zero a New York e aver progettato il Museo Ebraico di Dublino, fra le altre cose. La decisione di aprire Maze a visitatori e turisti ha provocato un acceso dibattito e non tutti sono d’accordo nel trasformare un luogo dal valori simbolico così forte e così divisivo in una sorta di museo a cielo aperto. Il New York Times situa la discussione in quello che viene definito il “turismo del terrore”, ovvero quel fenomeno che “a partire dal Good Friday agreement del 1998 sta portando migliaia di visitatori sui luoghi delle peggiori atrocità della guerra nordirlandese”.

A proposito di guerre. L’anno prossimo inizieranno le celebrazioni del centenario della Grande Guerra 1914-1918, fino ad allora la più grande catastrofe bellica che l’Europa moderna abbia mai conosciuto: oltre 700 mila vittime e un milione tra mutilati e feriti. Viene da chiedersi cosa direbbe il noto giornale americano a proposito degli edifici bellici presenti in Italia settentrionale, che il Trentino, nel 1914 appartenente all’Impero austroungarico, in particolare si prepara a valorizzare nell’intento di mantenere viva la memoria di un evento che “ha cambiato la storia dell’Europa e che ha segnato indelebilmente anche il destino del nostro territorio”. Ricorrendo il centenario dell’inizio di quell’evento l’amministrazione provinciale di Trento ha inteso promuovere un programma pluriennale di iniziative di commemorazione, progetti culturali e “interventi nel campo della tutela e della valorizzazione del patrimonio storico relativo alla Prima guerra mondiale” (Nella foto, il Forte Luserna in Trentino).

In Trentino già sorge un percorso di trecentocinquanta chilometri dalla Marmolada a Riva del Garda, un Sentiero della memoria lungo il fronte della prima guerra mondiale alla scoperta dei forti, delle trincee, dei capisaldi, delle strade e delle cittadelle militari dove dal 1915 al 1918 si dettero battaglia gli eserciti italiano e austroungarico. E poi ci sarebbe anche la Campana della Pace, che ogni sera rintocca dal Colle di Miravalle, sopra Rovereto, dall’alto dei suoi 226,39 quintali di peso e 3,21 metri di diametro.

L’intento di questo monumento, nato nel 1924 dalla fusione del bronzo dei cannoni inviati a Rovereto da tutte le nazioni che parteciparono al primo conflitto mondiale, è ricordare i caduti di tutte le guerre e invitare alla concordia tra i popoli invitando a non dimenticare le sofferenze che queste portano. La ragione della tutela e promozione di questi luoghi, nella logica dell’amministrazione, è quella di promuovere occasioni di riflessione sulla follia della guerra, di tutte le guerre, e riconciliarsi con una natura straordinaria, allora violata, oggi tutelata nella sua bellezza e nella sua serena forza rigeneratrice. Come dice l’architetto Libeskind in riferimento alla prigione di Maze, costruire uno spazio comune per poter raccontare e riflettere sui racconti di singoli individui è un messaggio significativo e portatore di speranza.

Eppure, anche se in pochi dubitano che la memoria vada coltivata, forse non tutti comprendono davvero quanto sia difficile farlo senza fornirne un’interpretazione soggettiva. Arrivare a una visione condivisa è, alle volte, un compito impossibile. Diventa forse più facile a secoli di distanza, dopo che lo scorrere del tempo ha lasciato sedimentare i conflitti e le divisioni, anche quelle più sanguinose. Ecco, forse, perché in Trentino il dibattito è meno divisivo di quanto non lo sia altrove, dove politici e normali cittadini criticano veementemente la scelta di aprire al pubblico i monumenti storici. Troppo controversi, troppo divisivi per poterne fare luoghi turistici, lamentano molti politici nord-irlandesi in riferimento alla prigione di Maze.

Esiste inoltre un secondo problema, collegato all’idea di promuovere escursioni ciclistiche o mangerecce sulle tracce del primo conflitto mondiale. Qui ritorna il problema sollevato dal New York Times, quello del “turismo del terrore”. Contro chi sostiene che si tratta di occasioni per arricchire l’esperienza di stimoli nuovi, ambientali e culturali, oltre che, ovviamente, di un modo per attrarre e sensibilizzare un numero maggiore di persone, vi è anche chi critica l’opportunità di questa strategia di valorizzazione dei luoghi storici.

Si tratta, insomma, di un dibattito molto complesso nel quale molte ragioni diverse trovano legittimazione e spingono ad interrogarsi sulle forme migliori per mantenere viva e raccontare la memoria senza intenti provocatori e divisivi. Alla fine, tuttavia, la soluzione del dibattito potrebbe dipendere da ragioni di natura non strettamente filosofica. Terence Brannigan, il capo della Maze/Long Kesh Development Corporation ha spiegato che il Centro per la Pace e la Risoluzione dei Conflitti a Maze si farà: “per i nordirlandesi, in questi tempi così difficili, è un’opportunità (economica, ndr) che semplicemente non possiamo permetterci di ignorare”. Così anche l’idea di realizzare il Sentiero della Pace (per ora realizzato tra la Marmolada e il Passo Tonale) è stata concepita nel 1986 dalla Provincia Autonoma di Trento non solo per recuperare un immenso patrimonio storico che si stava rapidamente deteriorandosi, ma anche come occasione per offrire lavoro a manodopera momentaneamente espulsa dai processi produttivi. Spesso a decidere alla fine sono le ragioni della borsa, con buona pace degli storici e di tutti coloro che si interrogano sul senso e sulla trasmissione della memoria.

Da unimondo.org

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