Intervista esclusiva con Daniele Salamone

la-bibbia-non-e-un-mitoNotizie Cristiane annuncia oggi l’esclusiva intervista a Daniele Salamone: Biblista, nonché studioso di ebraico biblico, Scrittore, Ricercatore indipendente, Blogger e Saggista, che da quasi dieci anni ormai, attraverso la sua dedizione e passione per la Parola di Dio, sta dando sempre più innumerevoli e concrete risposte a quello che oggi è diventato un mondo confuso e sempre più alla ricerca della verità.

Daniele, innanzitutto ti ringraziamo per la tua disponibilità, siamo estremamente incuriositi dal conoscere più da vicino il tuo ultimo libro, questa tua passione per la Bibbia ed il suo studio in lingua originale. Raccontaci le sue origini:

Ciao Alessandro. Anzitutto ringrazio te e la redazione di Notizie Cristiane per avermi coinvolto in questa intervista.

Se qualcuno, circa 10 anni fa, mi avesse detto che sarei diventato ciò che sono oggi, non ci avrei creduto. I fattori per questa mia incredulità sono diversi, perché interessano il mio percorso di vita sia spirituale che intellettuale.

Il tutto ha avuto origine proprio ai tempi della scuola e, frequentando l’Istituto d’Arte di Catania, le uniche materie dove non avevo rivali erano quelle artistiche e la matematica. La storia, la letteratura e tutte le altre discipline umanistiche non mi attiravano, o meglio, non ricevevo da loro gli stessi stimoli che il disegno e la matematica sapevano darmi. Non saprei dire se la colpa era mia o dei professori. Eppure, in disegno e in matematica ero un vero asso.

Nel complesso, il mio percorso scolastico è stato un vero e proprio disastro, a parte qualche applauso per i miei disegni che di tanto in tanto alleviavano il mio essere l’ultimo della classe nel resto delle materie, le pagelle che conservo infatti lo possono testimoniare, e perciò mai avrei immaginato che un giorno mi sarei messo a studiare medicina, diventare uno scrittore e insegnante dilettante, per giunta un cultore autodidatta di storia e letteratura antica. Odiavo la letteratura moderna, figuriamoci se mi fossi mai interessato di quella antica.

Dopo aver sudato parecchio per ottenere il diploma di maturità, la mia vita da figlio di credenti procedeva nella normalità, frequentavo la chiesa evangelica regolarmente. Non nutrivo però particolari interessi per la Bibbia, anche perché mi soffermavo a leggere solo i brani che trovavo scritti nel calendarietto cristiano con i foglietti a strappo. Sono cresciuto però con sani principi morali ed etici, grazie all’educazione impartitami dai miei genitori, due eroi. Per me, leggere il calendarietto era ciò che poteva bastare per la mia concezione di cristianità. Posso dire che la mia famiglia, mi ha lasciato libero nelle scelte sotto tutti i punti di vista, sebbene i consigli da parte loro non sono mai mancati. Stava a me farne tesoro oppure no. A volte, non averli ascoltati, mi ha portato l’acqua alla gola.

Un giorno, non so perché, iniziai a essere ostile nei confronti di quei versetti che leggevo nel calendario, perché promettevano tanto, ma non vi vedevo alcun adempimento. Non avevo ancora ben capito come funzionassero le “tempistiche” di Dio. Perciò iniziai a dubitare di tutto quello che mi era stato raccontato sulla Bibbia, che fosse un testo divinamente ispirato; a enfatizzare questo mio rifiuto sono stati anche degli spiacevoli eventi che mi sono piombati addosso anni fa, quando vidi la mia vita letteralmente distrutta. Non sto qui a soffermarmi sui particolari di quel periodo, ma posso dire che ho vissuto momenti angosciosi che mi fecero cadere in depressione. Solo diverso tempo dopo capii che quel male non venne per nuocermi. Questa “sciagura” mi ha fatto diventare il Daniele Salamone che sono oggi.

Ero arrabbiato con Dio e stupidamente decisi di sfidarlo. Volevo smontare quel libro di nome Bibbia, per me pieno di menzogne, contraddizioni, atrocità, sangue, stermini e promesse mai mantenute. Almeno io vedevo questo, solo perché ostile nei suoi confronti. Non mi bastava leggere la Bibbia in italiano, ma volevo arrivare direttamente alla radice: le lingue bibliche, perché per far crollare un edificio occorre abbattere i pilastri portanti.

Intenzionato a distruggere Dio con la consapevolezza di avere una sorta di “disturbo dell’apprendimento”, decisi comunque di tuffarmi in quegli studi che da soli è quasi impossibile affrontare. Ero letteralmente un asino e, nonostante provassi un forte rifiuto per la conoscenza e l’istruzione, sentivo una spinta e impulso che non riuscivo a controllare, come se fosse qualcuno o qualcosa a farmi tuffare nei libri.

Man mano che studiavo, notavo che non c’erano difficoltà nell’apprendere quelle materie così difficili per un pluri ripetente come me. Cogliendo al balzo questa sensazione che oserei definire “magica”, ne approfittai per apprendere quanto più possibile, studiando addirittura le lingue bibliche: ebraico e aramaico in modo particolare. Con il tempo, una volta stretta amicizia con questi strumenti, cominciai la mia campagna di distruzione della Bibbia, andando a cercare tutte le possibili discrepanze e contraddizioni possibili. Dalle mie letture sono emerse centinaia di contraddizioni. Vedevo che la mia missione stava funzionando alla perfezione e, sinceramente, la cosa mi intimoriva un po’, perché mai ero riuscito in una impresa così ardua e mai avrei immaginato una crescita così veloce in termini di sapienza e conoscenza. Mi sentivo come se l’interruttore del mio quoziente intellettivo (bassissimo) si fosse acceso all’improvviso. Inoltre, in poco tempo, avevo imparato tutto ciò che nei miei anni di scuola mai avevo appreso.

Mentre i miei studi proseguivano (che mi impegnavano tutto il giorno essendo disoccupato, quindi non avevo altro da fare), cominciai ad avere dei seri dubbi sulle conclusioni che riscontravo tramite le mie scoperte. Gli stessi strumenti e capacità acquisiti durante quegli anni di studio con le intenzioni di distruggere la Bibbia, si rivoltarono contro di me: quando trovavo una contraddizione, mi ritrovavo in quelle condizioni di trovarne immediatamente la soluzione con una semplicità disarmante, il che mi spiazzava! Riuscii a trovare da solo oltre 200 contraddizioni che, puntualmente, svanivano nel nulla. Non riuscivo a darmi pace, perché volevo distruggere la Bibbia, eppure avveniva il contrario. Era la Bibbia a prendersi gioco di me.

Ciò che mi ha sempre distinto è l’onestà intellettuale, il che mi ha permesso di mettere in pratica l’autocritica e l’autocorrezione. Non volevo avere per forza ragione io, volevo vederci chiaro e ricercare la verità. Se riuscivo a trovare la soluzione a una presunta contraddizione, non mi ostinavo ad inventare scuse, ma riconoscevo il mio errore. Il fatto è che fra le centinaia di contraddizioni che avevo trovato, nessuna di esse era legittima, perciò dovetti letteralmente inginocchiarmi d’innanzi alla mia pseudo intelligenza, riconoscendo che quel libro risultava essere “intoccabile”. Mi sentivo sconfitto, per l’ennesima volta. Prima dalle delusioni ricevute dalla vita, poi da un libro, e questa seconda delusione mi frustava perché si trattava semplicemente di un “libro”, almeno così credevo.

Constatai che leggere la Bibbia solo alla lettera non faceva che farmi del male, sicuramente perché mi lasciavo trascinare dalle parole di alcuni ricercatori alternativi che con le loro teorie altrettanto alternative illudevano e influenzavano il mio modo di approcciarmi allo studio e lettura della Bibbia. Ma per evitare di credere ciecamente a ciò che dicevano gli “esperti”, approfondire gli studi con la mia testa mi è giovato per scoprire che stavo dirigendomi nella direzione sbagliata.

Per quanto riguarda le lingue bibliche, ho capito che servono per determinati tipi di approfondimenti, mentre, per capire la Bibbia nel suo messaggio in sé è sufficiente leggerla con predisposizione mentale e di cuore, al di là della propria preparazione culturale.

Le lingue bibliche non sono la chiave del sapere, ma sono una marcia in più rispetto a quanti approcciano lo studio sistematico delle Scritture senza avvalersi dei testi originali. Insomma, con l’ebraico si capiscono più cose, ma ciò non vuol dire che si capisce ogni cosa. Anche con la conoscenza delle lingue bibliche molte cose rimangono oscure persino agli stessi ebrei.

Poi capii il perché di tanto impeto nel dover studiare: inizialmente non volevo farlo, anzi, mi sentivo obbligato da una forza esterna a cui non ero capace di oppormi. Poi il desiderio è nato trasformandosi in curiosità di approfondire di più, finché quella curiosità diventata passione non si è trasformata in vera e propria necessità. Dovevo studiare, e guai a me se non lo facevo.

Da allora abbandonai ogni hobby e passatempo (disegno, fotografia, etc.), smisi di inviare curriculum per trovare lavoro, perché per studiare le cose di cui mi occupo adesso è indispensabile farlo a tempo pieno, senza distrazioni. Abbandonai ogni cosa alle mie spalle, delusioni comprese, e iniziai a mettere per iscritto queste mie scoperte bibliche, fino ad arrivare alla pubblicazione di dieci libri dal 2013 a oggi, per aiutare quanti come me hanno attraversato momenti di confusione.

Le mie intenzioni di distruggere la Bibbia si erano rivoltate contro di me, ma in senso positivo. Più cercavo di distruggere, più cadevo in ginocchio, più cadevo in ginocchio, più mi rendevo conto di compiere una missione impossibile: distruggere Dio. Perciò mi arresi e decisi di cambiare bandiera.

Da questa mia esperienza, solo diversi anni dopo capii che c’era un disegno meraviglioso per la mia vita. Da nemico della Bibbia qual ero, divenni un suo alleato. Le armi che usavo contro di lei, oggi sono uno scudo di protezione. Non lo faccio per gioco, non lo faccio per soldi, e non lo faccio per farmi notare. Lo faccio per me prima, e per aiutare gli altro dopo. Ho vissuto e continuo a vivere un’esperienza formidabile, in quanto il Trascendente mi ha educato, mi ha dato discernimento ed è sempre stato presente anche quando mi sentivo abbandonato persino da me stesso. Quando studiavo e capivo quelle cose impossibili, era Lui a darmi intendimento, non ho altre alternative da pensare.

Decisi così di aiutare il prossimo, rappresentato da coloro che andavano dietro a certi “maestri” ciarlatani. Ma ho potuto constatare che questa missione che mi ero imposto non era volontà del “disegno”, anzi, questa volontà voleva che mi occupassi di coloro la cui fede vacillava a causa di questi seduttori delle menti.

Quotidianamente, sempre più credenti mi contattavano (e mi contattano ancora oggi) tramite i miei canali (Blog, Youtube, Facebook) per ricevere consulenza e aiuto riguardo le tematiche bibliche più complesse e delicate, e noto che molti credenti vacillano nella fede perché sedotti e bersagliati dai cosiddetti “liberi pensatori”, che incatenano le genti nella menzogna spacciandola per verità e mascherandola con le seguenti frasi: «Le mie sono solo ipotesi […] io faccio solo finta che voglia significare quella cosa lì, ma ognuno è libero di credere in ciò che vuole». Insomma, un falso buonismo da cui bisogna stare vigili.

I tuoi studi dimostrano che la Bibbia è un testo sacro vero che però va meditato, studiato e capito. Quando hai avuto la piena certezza di tutto ciò?

Questa certezza iniziai ad averla in quel periodo in cui le mie ginocchia cominciavano a piegarsi e ad arrendersi d’innanzi a quell’ostinatezza di voler distruggere l’indistruttibile.  Insieme alla certezza ci fu anche la consapevolezza di essere nel torto. C’era un piano in tutto questo. Dio voleva istruirmi rendendomi un suo “annunciatore” e “divulgatore”, secondo la lingua e intendimento intellettuale del mondo. Inevitabilmente iniziai questo percorso da nemico, faceva parte del “disegno”, fino a diventare un suo alleato. Il Suo piano prevedeva proprio questo e oggi ne sono sempre più convinto.

Come ogni soldato, bisogna affrontare un duro addestramento, fino al punto di perdere le forze e, nonostante l’addestramento sia stato snervante, posso dire di aver superato i momenti più duri a testa alta.

Meditare la Bibbia significa cercare di capire la volontà divina per la propria vita. Meditare un brano biblico, rimuginarci sopra tutto il giorno, ti induce ad immergerti in esami di coscienza interiore davvero significativi.

Non basta leggere per sentirsi apposto, ma occorre realizzare e fare tue quelle parole, perché sebbene la Bibbia sia indirizzata a tutti gli uomini, ogni parte è scritta come se fosse dedicata a un singolo individuo, me e te che stai leggendo.

Quanto è importante studiare i testi sacri nelle loro lingue originali?

L’importanza delle lingue originali è strettamente legata all’aspetto culturale che concerne la redazione della Bibbia. Chi ha scritto la Bibbia non era certamente occidentale e, dunque, la cultura di quel redattore è intrinsecamente riflessa nel proprio scritto.

In base all’epoca, l’autore biblico si esprimeva in un dato modo, sebbene il linguaggio letterario sia sempre lo stesso per tutti gli autori biblici.

Studiare le lingue bibliche non è solo imparare una lingua e basta, ma occorre capirne i modi espressivi mistico-religiosi, senza tuttavia confonderli con il linguaggio moderno-materialista. Mi spiego, se leggiamo la Bibbia alla luce delle attuali conoscenze, la intendiamo secondo la mentalità moderna. Se leggiamo la Bibbia alla luce del pensiero antico, la intendiamo secondo la mentalità più vicina a quella dell’autore.

Se mi trasferissi a Londra per lavoro, non mi basterebbe imparare la lingua per integrarmi al 100% con questo paese. Devo assimilare necessariamente i suoi usi e costumi per capire cosa significa essere “british”.

La stessa cosa vale con l’ebraico, che sia quello moderno o quello antico non cambia.

Imparare l’ebraico biblico e i relativi stili espressivi, è importante perché se ne possono cogliere concetti a noi distanti se non del tutto inesistenti. Di conseguenza, bisogna trovare delle parole italiane (o occidentali in generale) per poter tradurre fedelmente un termine che magari in italiano non ha un idioma corrispondente, mentre in inglese si. Faccio un esempio: il termine merachefet viene generalmente tradotto in italiano con “aleggiava”, e lo troviamo in Genesi 1 quando lo Spirito di Dio aleggiava sulla superficie delle acque. La parola “aleggiare” è generica e non proprio esatta come traduzione, mentre l’inglese “hovering” si avvicina molto al senso originale. Adesso, potrei dare un’ampia spiegazione, ma per riassumere, il termine inglese indica il gironzolare, o il volare in modo circolare, come fa un’aquila quando sorvola il proprio nido senza sbattere le ali. Hovering ricorda anche il volo dell’elicottero sospeso a mezz’aria.

Dunque, questo piccolo esempio è solo uno dei tantissimi che a noi occidentali sono sconosciuti, quindi non ne cogliamo il pieno significato leggendo “aleggiare”, anzi immaginiamo il volo di un uccello e basta.

Io consiglio sempre a tutti di frequentare un corso di ebraico, perché oltre ad essere un percorso bellissimo, è anche un’avventura carica di sorprese e continue scoperte.

Il tuo metodo di traduzione è quello del “parola per parola”. Aiutaci a capire meglio questa tecnica ed i suoi benefici.

La traduzione parola per parola non è così semplice per come può sembrare. Per dirla breve, può capirla solo un addetto ai lavori. Anzi, spesso persino un addetto ai lavori trova difficoltà a tradurre. A volte ho pure impiegato intere giornate per tradurre un singolo termine, cercando di trovare il lemma italiano che più gli si avvicina. Molto spesso è una vera e propria impresa, perché purtroppo molte parole ebraiche bibliche sono assenti in italiano.

Ogni termine, in particolar modo i sostantivi, può assumere significati differenti a seconda del contesto in cui esso si trova. Al contrario il greco, che ha un termine specifico per ogni singolo concetto. Di conseguenza, non si può tradurre alla lettera una parola se prima non la si decifra fra i vari significati che può avere (per quanto riguarda l’ebraico). Una parola è sempre legata alla precedente e a quella successiva, solo in questo modo si può costruire una traduzione “contestualizzata”, tuttavia senza interpretare o aggiungervi strani significati che non appartengono alla radice ebraica di quella singola parola.

Ad esempio, la parola ruach può significare vento, spirito, soffio, alito, vita, odore e tutto ciò che riguarda la sfera dell’intelletto. La radice del suo significato indica il senso di “aria in movimento”. Poi, a seconda del contesto narrativo, ruach assume uno di questi significati pur mantenendo il concetto di base di “aria in movimento”. Sta al bravo traduttore saper decifrare il significato corretto – o quello più vicino all’originale – di questa parola a seconda di cosa si sta parlando in quel dato brano. Gli stessi ebrei affermano che l’ebraico è una lingua intraducibile, perché in tutto il mondo non esiste una sola lingua che possiede tutti i concetti espressi nell’ebraico biblico.

I suoi benefici, comunque, sono molteplici, perché oltre che scoprire concetti nuovi stupefacenti che ti aiutano ad avvicinarti ancor di più a Dio, scopri anche che molte dottrine interne al mondo cristiano sono del tutto assenti o letteralmente inventate secondo un desiderio carnale. Starei a parlare per ore ed ore su questo interessante aspetto, ma mi riservo di parlarne volentieri in un’altra occasione. Purtroppo, il cristianesimo odierno è macchiato di platonismo e credo che, di giorno in giorno, l’ebraicità delle Scritture, in particolar modo del Nuovo Testamento, verrà sempre più a scomparire. “Noi” cristiani a volte disprezziamo il mondo ebraico, dimenticando che proprio Gesù era un ebreo DOC, che ha vissuto da ebreo ed è morto da ebreo. E credo proprio che sia anche risorto da ebreo!

Raccontaci una “chicca” scoperta nella Bibbia che, purtroppo, le traduzioni odierne non sono riuscite a far emergere.

Ogni pagina della Bibbia contiene una “chicca” ed è sempre una continua emozione trovarne sempre delle nuove una dopo l’altra. Non saprei da dove cominciare. Personalmente nutro la convinzione che la Bibbia non sia stata semplicemente ispirata, ma dettata lettera per lettera. Ogni lettera, infatti, si trova al suo posto per un dato motivo, e ciò che ne consegue non può che farmi accrescere tale convinzione: la Bibbia è perfetta.

Una delle tante “chicche” non l’ho scovata in una vera e propria traduzione, ma nella decifrazione di una sorta di “rebus” contenuto all’interno delle parole ebraiche.

La prima parola della Bibbia ebraica è bereshit, che la troviamo in Genesi 1:1 e significa “in principio”. Solo per analizzare questa parola si potrebbero dedicare 10 volumi da 1000 pagine ciascuno. Ho scoperto che in questa parola è contenuto l’intero piano di salvezza del Messia.

Mi spiego: ogni singola lettera ebraica ha un significato e, mettendo insieme i significati delle lettere di bereshit come si farebbe con i comuni rebus della settimana enigmistica – sei consonanti in totale( dalla parola ebraica)   – emerge una frase di senso compito che non può essere casuale o mera coincidenza: il capo della casa che è il figlio della divinità ha distrutto la schiavitù con la croce. Se dovessi tradurre in termini più leggibili questa frase, scriverei: il Capo della Chiesa che è il Figlio di Dio, ha distrutto la schiavitù con la Croce. Credo che non si può essere più chiari di così! La Genesi, nelle sue prime sei consonanti ebraiche, racchiude in sé tutto il piano salvifico.

Potrei anche spiegare in dettaglio tutto il funzionamento di questo “rebus”, ma anche questa volta mi riservo di farlo in un’altra occasione, perché un po’ lungo e complesso da spiegare. Occorrerebbero delle diapositive esplicative.

Chi è l’Elohim della Bibbia?

Anzitutto, la parola elohìm può essere usata sia per gli esseri umani (giudici, sacerdoti, legislatori), sia per le creature celesti (angeli), sia per le divinità pagane (Molok, Astarte, Dagon, Baal, etc.) che, naturalmente, per Dio. Persino Adamo ed Eva vengono definiti da Dio stesso come elohìm.

Se dobbiamo parlare di Elohìm con la E maiuscola, naturalmente parliamo di Yahwéh Elohìm, l’Iddio d’Israele, nonché il Creatore.

Anche questo termine gioca un ruolo molto importante nella Scrittura, in quanto essendo un termine plurale, molto spesso appare in contesti che ne evidenziano la sua singolarità. Il più classico fra essi è Genesi 1:1, dove leggiamo che Elohìm (plurale) creò (singolare) i cieli e la terra. Essendo Elohìm un termine plurale, dovremmo tradurre con “Dei” o “Iddii”, ma essendo il verbo barà (creare) al singolare, allora Elohìm dipende dal verbo che è al singolare e quindi in questa forma numerale va inteso. È interessante notare che nell’ebraico non esiste il plurale maiestatis.

Gli studiosi “alternativi” e sedicenti esperti che amano marciare contro la Bibbia, sostengono che questa parola è sempre riferita a una pluralità di individui. Quindi, la Bibbia parlerebbe degli elohìm, simili a Yahweh. Questi elohìm sarebbero degli individui in carne ed ossa meglio conosciuti come “antichi astronauti”, che nella notte dei tempi avrebbero colonizzato il nostro pianeta dando un colpo di acceleratore evolutivo all’ominide che vi trovarono, l’Homo Herectus, facendolo diventare Homo Sapiens. Queste e tante altre sono le teorie che ruotano intorno al termine Elohìm, tutte teorie che abbracciano la filosofia new-age e il movimento raeliano.

Dunque, secondo gli “esperti”, le divinità mesopotamiche come Molok, Astarte, Baal e il resto della ciurma, non erano idoli di pietra, ma individui in carne ed ossa dotati di lunga vita tanto da apparire immortali per le varie generazioni umane, ma che prima o poi sarebbero caduti come gli esseri umani.

Cosa hanno in comune la scienza e Dio?

Dio e la scienza hanno in comune più di quanto si possa credere. Non vedo fra le due cose alcuna inimicizia, anzi. Posso dire che grazie alla fede, la scienza ha fatto molti progressi; e grazie alla scienza, la fede ha ricevuto ulteriori conferme nonostante, per definizione, sia «certezza di cose che si sperano e realtà di cose che non si vedono». Il primo libro che ho pubblicato nel 2013 l’ho intitolato proprio Dio è la Scienza, parlando di aspetti scientifici legati all’opera di Dio, in particolar modo nelle fasi della Creazione.

Bisogna vedere, comunque, cosa si intende per “scienza” e quali meriti gli si vogliono attribuire. La scienza ha fatto passi da gigante nella medicina, sia costruttivi che distruttivi, altrettanto nella fisica e nella chimica: la Bomba a fissione nucleare e l’iniezione letale dei condannati a morte sono solo un esempio.

Dio ci ha dotati di un’intelligenza; alcuni l’hanno sviluppata più di altri. Il punto non è tanto essere più intelligenti, più furbi o più perspicaci di altri, ma fare buon uso delle capacità di cui disponiamo.

Se Dio è il creatore di ogni cosa, allora è anche il creatore della scienza umana, perché è stata Lui a donarla in termini di “facoltà mentali”. Noi uomini siamo dotati di intelligenza e, se realmente siamo stati creati ad immagine Sua, questa intelligenza, anche se in minima parte, traspare molto chiaramente.

Nessun animale è in grado di fare le stesse cose degli esseri umani, e riscoprire la propria identità fatta a immagine di Dio – più precisamente come suoi rappresentanti – penso sia la più grande forma di presa di (co)scienza che l’uomo potesse raggiungere.

Arriviamo finalemente al tuo ultimo libro “La Bibbia non è un mito”: raccontaci di cosa si tratta

Vorrei fare una premessa. Ho scritto questo libro nell’arco di due mesi. Ero determinato a dare delle risposte chiare e concrete a molte affermazioni che avevo letto in un libro, uscito pochi mesi prima del mio, che screditava la Bibbia e il personaggio di Yahweh.

Uno studioso molto conosciuto in Italia, da diversi anni ha iniziato a rispolverare la famosa teoria di Erich Von Däniken e poi di Zecharia Sitchin dei cosiddetti “antichi astronauti”. Inoltre, lo studioso di cui mi sono occupato in questo libro, ha iniziato a proporsi al pubblico come traduttore dei testi originali della Bibbia, fino a diventare, ultimamente, un “tuttologo” che inizia a parlare sempre meno di traduzioni (il suo campo di competenza, almeno così sostiene). Un traduttore che si occupa di tutto tranne che di traduzioni, non so se si possa definire traduttore.

Questo mio testo  è stato definito da alcuni lettori della vecchia edizione non come libro da leggere ma da consultare, una sorta di mini enciclopedia in grado di confutare le speculazioni intellettuali che ruotano intorno alla Bibbia.

Affermare come titolo di un libro che La Bibbia non parla di Dio, è davvero una grande provocazione, e perciò dopo la lettura di questo libro ho sentito la spinta di dare una risposta in poco meno di 400 pagine.

Per scrivere questo libro mi sono avvalso di validissimi strumenti, testi e citazioni di vari esperti. L’ampia bibliografia può testimoniare quanta ricerca ci sia stata in questo mio lavoro. In realtà, sebbene quest’ultimo libro sia stato scritto in soli due mesi, dedicandoci non meno di 15 ore al giorno, ero già in possesso di una serie di appunti che mi è bastato mettere insieme e impaginare. Leggendo il libro La Bibbia non parla di Dio, il cui autore è Mauro Biglino, mi sono ritrovato ad avere già del materiale messo da parte, pronto a smentire ogni singola pagina di questo lavoro.

Il mio libro, edito dalla Casa editrice La Pietra Angolare del best-seller Marco Distort, uscirà ufficialmente questo 30 settembre in occasione di un convegno che si terrà a Chianciano Terme. sara’ disponile presso i punti vendita CLC Italia e Svizzera e potrà essere ordinato sia online che direttamente il libreria CLC inoltre sarà disponibile anche su Amazon

I temi trattati nel libro sono suddivisi in 13 capitoli: nel primo capitolo faccio notare al lettore quanto sia fallace il famoso metodo del «facciamo finta che»; nel secondo mi occupo delle origini del termine “Dio” attraverso un’ampia panoramica semantica e filologica; nel terzo capitolo, argomento il concetto del Sacro, dimostrando che tale concetto esiste nel pensiero ebraico e che, di conseguenza, la Bibbia è un libro sacro; nel quarto capitolo parlo del concetto di creatore e creazione ben presenti nel testo biblico; nel quinto e sesto capitolo provo a discutere la materia scientifica dei Quanti e provo a dimostrare che deve necessariamente esserci stato un creatore all’inizio di ogni cosa e che tutto l’universo non può essere il frutto del “caso”; nel capitolo sette, il più corposo e tema centrale del libro, faccio notare le differenze fra mitologia e Bibbia; nell’ottavo provo a esaminare la “carta di identità” di Dio, il suo carattere, le sue azioni, etc.; nel nono parlo dei cibi offerti alle divinità e in modo semplice riesco a dimostrare che il Dio biblico, Yahweh, non aveva bisogno di nutrirsi per sopravvivere come facciamo noi uomini; il decimo capitolo è uno dei più delicati, dove parlo dei sacrifici umani e di quanto Yahweh detestasse quest’abominevole rituale pagano; l’undicesimo è interamente dedicato alle strane interpretazioni sul giardino dell’Eden, ritenuto essere una sorta di laboratorio sperimentale di ingegneria genetica, debitamente recintato e protetto; nel dodicesimo capitolo provo a dimostrare che la Bibbia parla di una sola creazione, a differenza di quanto sostengono gli speculatori, ovvero che la Bibbia parlerebbe di due creazioni avvenute fra Genesi 1 e Genesi 2; infine, nel tredicesimo capitolo, riesco a confutare una volta per tutte la famosa teoria della ruach/oggetto volante meccanico, mettendo in evidenza la malafede dell’autore oggetto delle mie analisi.

Daniele, il tuo ultimo libro potrebbe proprio sembrare un attacco diretto contro Mauro Biglino  ma sappiamo  benissimo che è invece una risposta chiara a delle teorie che lasciano i lettori molto perplesso  Hai mai approcciato questo personaggio  Hai mai provato provato  a cercare ed ottenere  un confronto con lui?

Ci tengo a precisare che ho nulla “contro” Mauro Biglino. Non posso andare “contro” una persona che non conosco personalmente. Stimo e rispetto la sua persona. Svolgendo il suo stesso lavoro (sebbene con anni di esperienza in meno), so benissimo cosa significa ricercare, studiare, leggere, dedicare 10 e più ore al giorno a tutto questo. Sebbene egli sia diventato ormai un personaggio noto grazie al suo zelante, meritevole e invidiabile impegno che lo tiene occupato da circa 30 anni e più nella traduzione dei codici ebraici dell’Antico Testamento, applicando la sua stessa metodologia del «facciamo finta che quando nella Bibbia leggiamo una cosa voglia significare quella cosa lì», riscontro delle incongruenze che fanno crollare subito il suo stesso metodo e approccio di analisi. Se dovessimo davvero «fare finta che tutto quello che leggiamo nella Bibbia voglia significare quella cosa lì», allora il buon 99% delle sue affermazioni crollerebbe nell’immediato, quindi, per una ricerca prettamente valida e scientifica non ci si dovrebbe avvalere della facoltà di «fare finta» solo su alcune cose, ma su tutto. Le cose a cui mi “oppongo” sono la maggior parte di quelle “sue” teorie (“sue” solo in parte perché prese in prestito da altri ricercatori che hanno detto le stesse cose prima di lui) che per certi versi, come già detto, sembrano campate per aria: egli, da una parte sostiene che il suo metodo di lavoro si basa principalmente sulla traduzione “letterale”, mentre da un’altra parte si serve della personale interpretazione quando gli è più consono farlo, quindi svanisce subito il suo approccio “ad litteram”. Inoltre, non condivido il suo evidente approccio al “metodo dei dizionari rotanti”, che consiste nel servirsi di svariati dizionari scegliendo tra essi le definizioni che più si avvicinano al proprio pensiero. Come conseguenza, da questo metodo ne scaturisce lo “slittamento semantico” dove, in maniera arbitraria, è lui a decidere quando assegnare un determinato significato ad un determinato termine ebraico dell’Antico Testamento. Almeno, questo è ciò che emerge visibilmente dalla lettura dei suoi testi, dalla visione delle sue conferenze e dal confronto con i dizionari che egli stesso utilizza.

In sostanza, “contro” la persona di Mauro Biglino non ho nulla, ma mi oppongo alle teorie che oltre tutto non sono nemmeno “sue” perché prima di lui altri personaggi dicevano 20 anni prima quello che lui dice pubblicamente da circa 6/7 anni a oggi. Nulla di nuovo, solo “aria fritta” e “roba vecchia” rispolverata da cui trarne una cospicua fonte di reddito.

Non l’ho mai contattato direttamente per chiedergli un confronto. Anzi, quando capita che commento sul suo profilo Facebook, inizialmente tenta di ignorarmi, poi, non potendo evitare, stringe i denti e mi risponde. Il colloquio dura poco, in quanto arriva ad offendersi facilmente se solo gli si pongono delle domande scomode alle quali non osa rispondere. Il confronto l’ho cercato direttamente dove tutti potessero leggere: ovvero in quel gruppo Facebook ufficiale dove puntualmente, purtroppo, sono stato escluso per aver posto solo delle domande. Non riuscendo ad intrattenere una conversazione serena con gli utenti del gruppo che mi avevano letteralmente accerchiato e soppresso, gli amministratori di quest’ultimo decisero di cacciarmi fuori senza alcun preavviso. Appartiene a loro il “vizio”, per così dire, di tappare la bocca a quanti cercano di dire la propria nei confronti delle teorie divulgate da Mauro Biglino, difendendolo a rotta di collo come un messia. Ovviamente, gli elementi scomodi non possono far parte di quel gruppo. O accetti supinamente quello che dicono, pensi come loro, ragioni come loro, parli come loro, oppure sei fuori dal gruppo. Tutto ciò fa di questo gruppo una vera e propria setta. Perché, dunque, cercare un confronto con una persona che fugge?

Il tuo sogno nel cassetto?

Sogni nel cassetto ne ho più di uno, ma mi limiterò a dirne solo due: il primo è quello di realizzare una traduzione interlineare della Bibbia con annesso commentario, dove intendo spiegare i significati delle parole più particolari, i concetti ebraici che, purtroppo, tramite le nostre traduzioni non si comprendono. Inoltre, vorrei spiegare anche la letteratura biblica, i modi di dire, gli stili letterari e i linguaggi adoperati dai redattori biblici. Un duro lavoro, ma sono convinto di farcela.

Il secondo sogno nel cassetto è poter girare l’Europa per tenere dei seminari con lo scopo di diffondere tutte le mie scoperte su ampia scala.

Ci hai detto ad inizio intervista che avresti svelato solo alla fine, una sorpresa speciale per i lettori di Notizie Cristiane, Bhe siamo ai saluti!

Proprio cosi Alessandro;  le prime 10 persone che mi contatteranno nei miei canali Media, riceveranno in maniera gratuita il mio ultimo libro “La Bibbia non è un mito“  è un omaggio  alla meravigliosa famiglia di Notizie Cristiane alla quale mando un affettuoso saluto,   buona lettura!

Si ringrazia per la gentile intervista Daniele Salamone

Seguono i canali Media per ottenere in omaggio una copia de “La Bibbia non è un mito“:

Blog:                         www.danielesalamone.altervista.org

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Alessandro Russo | Notiziecristiane.com

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